2018-12-07
Affida la casa al Comune di Bologna e se la trova occupata dai romeni
Operaio costretto a dormire in garage. Nel frattempo il suo appartamento è stato devastato: mobili distrutti, pavimento divelto ed elettrodomestici rubati. Ma gli stranieri hanno più diritti di lui: sono poveri, vanno aiutati.Affida la casa al Comune perché la metta a disposizione degli immigrati e se la trova occupata abusivamente da una famiglia di romeni che nessuno, per adesso, è riuscito a cacciare. Protagonista della brutta avventura è Juri Malini, operaio quarantunenne di Zola Predosa, nel Bolognese, costretto a dormire in garage perché a casa sua ci vivono altre persone completamente senza titolo. Sa già per certo che l'appartamento che aveva ceduto in affitto ammobiliato e ben tenuto è stato devastato: i mobili distrutti, il pavimento divelto e gli elettrodomestici scomparsi. Quello che ancora non sa è quando potrà rientrarvi. Per il momento vive in un garage, in attesa che la situazione si sblocchi, ma le cose, come ogni volta che si parla di sfratti, sembrano destinate ad andare per le lunghe.L'odissea di Juri comincia nel 2008, quando, dopo aver acquistato casa, deve trasferirsi all'estero per lavoro. Per evitare di locare l'appartamento a sconosciuti, rischiando magari di non vedersi pagato l'affitto con cui deve coprire le rate del mutuo, decide di aderire a un progetto del Comune di Bologna che, anticipando le prassi di quella che poi sarà Agenzia casa, dà la possibilità ai privati di cedere l'alloggio all'ente pubblico che lo utilizza a sua volta per i bisognosi. L'idea è quella di garantire ai proprietari un affitto sicuro e contemporaneamente soddisfare le esigenze abitative di chi non può dare garanzie. Le cose, però, non sempre vanno per il verso giusto. Il Comune, in questo caso, affitta l'appartamento a una famiglia romena, che dopo aver versato qualche mensilità smette di pagare. «I miei problemi sono iniziati da lì», spiega Malini in una intervista rilasciata al Resto del Carlino di Bologna. «La famiglia non solo non solo ha pagato, ma ha anche ridotto l'appartamento in condizioni pietose», tanto che «il preventivo per sistemarlo supera i 36000 euro», perché «quello che non è stato rovinato è stato rubato». Com'è andata a finire? A pagare per gli occupanti morosi, in tutto questo tempo, ci ha pensato il Comune di Bologna, utilizzando i sodi dei contribuenti, fino a quando l'estate scorsa, alla fine di una lunga trafila per completare la procedura di sfratto, la situazione sembrava destinata a sbloccarsi. «La consegna ufficiale delle chiavi era già fissata il 12 luglio», ha raccontato ancora Malini, ma qualche giorno prima dello sgombero accade il peggio. Un'altra famiglia, che «porta lo stesso cognome della prima», forza le inferriate, sostituisce le serrature e occupa l'appartamento, questa volta in modo completamente abusivo. Ma poiché per la burocrazia si tratta di un nuovo caso, lo sfratto precedente non ha più valore e tutto l'iter deve ricominciare da capo. Il Comune si rivolge alla Procura, che avvia le pratiche per ordinare la liberazione dell'immobile e intanto continua a versare il canone a Malini che, a sua volta, però, lo utilizza per coprire il mutuo, e dunque non può permettersi un altro appartamento in locazione. E il peggio è che al momento nessuno sa quando il legittimo proprietario potrà rientrare nel suo appartamento.«Chi ha scassinato l'ingresso e occupato la mia casa ha più diritti di me», denuncia Malini «io dormo in un garage e loro in casa mia». In Italia, Malini non è il solo in attesa di rientrare in casa. Ad Avezzano in provincia di L'Aquila, per esempio, da oltre due anni va in scena una tragedia simile. I proprietari di una casa che è stata occupata abusivamente da una coppia rom non sono riusciti ancora ad avere giustizia. La storia risale al settembre del 2016, finì anche alla ribalta nazionale, ma in tutto questo tempo nulla è cambiato nonostante le manifestazioni di protesta organizzate da Casa Pound e Forza nuova. Nel caso di Avezzano l'inghippo pare essere di natura tecnica: le utenze dell'appartamento risultano attive e questo, a quanto risulta, rende immuni gli abitanti da uno sgombero coatto.Anche a Roma le situazioni simili non sono nuove, soprattutto negli appartamenti popolari gestiti e assegnati da Ater. L'ultimo caso in ordine di tempo è quello di Paola Barzotti, una quarantaseienne dipendente comunale con tre figli che da anni vive in una casa popolare, pagando regolarmente l'affitto, in zona Laurentina. Lo scorso 8 ottobre la donna, impiegata in Comune e madre di tre figli di cui due minori, si assenta per un paio di giorni per motivi di salute e quando rientra trova al suo posto una famiglia che, entrata nell'abitazione forzando la porta, ha cambiato la serratura e si è appropriata dei locali. Paola ha un malore e viene accompagnata all'ospedale e quando rientra, per estrema beffa trova tutti i suoi effetti personali accatastati in un angolo del cortile condominiale. Risultato? Da due mesi la donna dorme in macchina di fronte al garage, sperando che qualcuno la aiuti a rientrare nell'appartamento che le spetta.
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