2020-11-12
Affari opachi con gli affidi minorili. Stretta del Csm sui giudici onorari
Il Consiglio superiore cambia le modalità di nomina dei tecnici che affiancano i togati nei processi: vietati i rapporti di collaborazione con comunità e case famiglia. Cancellate pure le chiamate dirette.Norme più stringenti contro i conflitti d'interesse. A stragrande maggioranza, il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha approvato ieri una circolare che stabilisce nuove regole per la nomina dei futuri giudici onorari nei 29 Tribunali per i minori italiani. È un passo importante, che dovrebbe porre un freno a decisioni dettate da motivi diversi dalla tutela di bambini e adolescenti. La nuova circolare è frutto di una proposta presentata in gennaio dal consigliere laico del Csm Stefano Cavanna, avvocato civilista genovese e vicino alla Lega, ma ieri ha trovato ampio consenso.Una legge del 1934 stabilisce che nei tribunali minorili, accanto ai magistrati di professione, debbano operare i «giudici onorari», cioè tecnici di altre materie: psicologi, avvocati, psichiatri, esperti di pedagogia, biologia e sociologia o antropologia criminale. Nominati dal Csm in base a 29 graduatorie, una per tribunale, i giudici onorari minorili durano in carica per un triennio, rinnovabile, e hanno un ruolo cruciale per due motivi: perché in totale sono oltre mille contro circa 200 magistrati di professione e perché nelle camere di consiglio che decidono sulla sorte dei minori hanno lo stesso peso dei colleghi togati. I giudici onorari, insomma, incidono profondamente su ordinanze e sentenze, perché in ogni tribunale per i minori le corti si compongono di due giudici togati e due onorari, mentre nelle corti d'appello sono formate da tre togati e due onorari. È almeno dal 2015, però, che la giustizia minorile è attraversato da forti polemiche, confermate nell'estate 2019 con l'emersione dello scandalo sui presunti allontanamenti illeciti dei bambini di Bibbiano. Cinque anni fa, davanti alle frequenti segnalazioni di genitori, l'associazione «Finalmente liberi», una onlus guidata dall'avvocato veronese Cristina Franceschini, aveva scoperto che oltre un quinto dei giudici onorari minorili italiani si trovava in palese conflitto d'interessi: 220 di loro collaboravano con una comunità o lavoravano alle dipendenze di una casa-famiglia; ma in certi casi l'avevano addirittura fondata, oppure ne erano soci. Insomma, a decidere sugli allontanamenti dei bambini, e sull'affido a una struttura dell'accoglienza, era troppo spesso un giudice che poteva trarne un vantaggio, diretto o indiretto. Nel 2015 il Csm aveva già varato una circolare che proibiva quei conflitti d'interessi, ma la norma è rimasta in gran parte inapplicata: da allora, infatti, molti aspiranti giudici onorari si sono limitati a cancellare dal curriculum ogni legame con le case-famiglia; altri si sono formalmente liberati da ogni tipo di collegamenti prima di partecipare al concorso, per poi riannodarli dopo aver ottenuto la nomina in un tribunale minorile. Il fenomeno è diffuso. Ancora un mese fa, per esempio, la commissione d'inchiesta istituita dalla Regione Piemonte ha scoperto che, su 36 giudici onorari attivi nel tribunale dei minori di Torino, 12 si troverebbero in conflitto d'interessi. Nel pieno dello scandalo di Bibbiano, nell'agosto 2019, il giudice onorario Elena Buccoliero è stata indotta a dimettersi dal tribunale dei minori di Bologna perché le è stato rimproverato un possibile conflitto d'interessi in quanto si trovava contemporaneamente alla guida della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reato, oltre che dal fatto che le intercettazioni disposte dalla Procura di Reggio Emilia avevano fatto emergere l'esistenza di rapporti con alcuni degli indagati. La circolare approvata ieri dal Csm, finalmente, chiude il cerchio e soprattutto stringe molte viti. Stabilisce che «i requisiti per la nomina a giudice onorario minorile devono permanere per tutto il periodo di svolgimento dell'incarico» e obbliga il giudice onorario a comunicare «immediatamente» al presidente del tribunale «ogni situazione che possa incidere sulla permanenza dei requisiti per la nomina». Spetta comunque allo stesso presidente «vigilare sul rispetto della normativa in materia di incompatibilità dei giudici onorari» e l'adozione di «tutte le misure necessarie a evitare situazioni di potenziale conflitto di interessi». La responsabilità dei 29 presidenti dei tribunali minorili ieri è stata decisamente rafforzata dal Csm, che ha approvato due emendamenti proposti entrambi da magistrati: il primo, firmato dal consigliere togato Giovanni Zaccaro di Area (la corrente di sinistra), impedisce che il compito di vigilanza possa essere delegato a un altro magistrato; il secondo, presentato da Ilaria Pepe, un'altra togata eletta per Autonomia & indipendenza (la corrente fondata da Camillo Davigo), stabilisce che il puntuale adempimento di questo compito debba concorrere ai criteri di valutazione per la carriera del magistrato-presidente e per la sua conferma nel ruolo di dirigente. La nuova circolare ha cancellato anche il diritto di scegliere candidati in deroga alle graduatorie, che prima era concesso al presidente del tribunale dei minori: nel caso di una carenza di aspiranti giudici onorari appartenenti a una determinata categoria (per esempio gli psicologi), il presidente poteva scegliere altri candidati, attingendo a suo piacimento dalle graduatorie. «Era un sistema discutibile», dice Cavanna alla Verità, «che minava la credibilità del concorso». Sarà invece la commissione valutatrice, in via preliminare, a stabilire le «figure affini» cui fare ricorso nel caso in cui dagli elenchi dei candidati idonei manchino certe qualifiche professionali. Ogni arbitrio dovrebbe cessare.