2024-06-10
Adieu Macron, Europa a destra
Giorgia Meloni e Marine Le Pen (Ansa)
In Italia la maggioranza cresce ma il Pd tiene, mentre in tutto il Vecchio continente la sinistra esce a pezzi dal voto. Gli elettori chiedono a gran voce l’abbandono delle follie verdi, una stretta contro l’immigrazione selvaggia e più crescita.La sinistra è battuta praticamente in tutta Europa. Dalla Francia all’Austria, dalla Germania alla Spagna, i partiti di centrodestra (...) avanzano, quelli socialdemocratici arretrano. I macroniani sono doppiati dal Rassemblement national di Marine Le Pen, tanto che il Napoleone in disarmo ha dovuto annunciare lo scioglimento delle Camere e un clamoroso voto a fine mese. L’Spd di Olaf Scholz è scavalcata dalla destra populista di Afd, che diventa la seconda formazione politica tedesca dopo la Cdu. In Belgio si è dimesso il governo, in Francia come detto indicono nuove elezioni parlamentari. Basterebbe questo per capire che in Europa c’è voglia di cambiamento, e che gli elettori vogliono misure serie contro l’immigrazione selvaggia, provvedimenti che garantiscano la sicurezza e politiche che favoriscano la crescita del Vecchio continente e non decisioni che distruggano l’industria automobilistica e svalutino la proprietà immobiliare.Ma poi, se si guarda meglio in casa nostra, osservando i risultati per ora disponibili grazie alle proiezioni, si capisce che mesi di polemiche attorno al fascismo di ritorno e all’antifascismo di andata interessavano soltanto i Roberto Saviano e gli Antonio Scurati, cioè scrittori in cerca di un appiglio per vendere i loro libri. Giorgia Meloni esce rafforzata dalla sfida elettorale e insieme a lei ritroviamo in buona salute anche i partiti della coalizione, almeno secondo i primi numeri scrutinati. Addirittura qualche punto in più delle precedenti elezioni politiche per il presidente del Consiglio, risultato pressoché identico per Matteo Salvini e in crescita per Antonio Tajani. Chi pronosticava la cannibalizzazione fra esponenti del centrodestra si dovrà ricredere. L’asticella che il Corriere della Sera aveva fissato attorno al 44 per cento, soglia sotto la quale sarebbe scattata la caccia alla volpe, cioè a Giorgia Meloni, sarebbe dunque rinviata, perché le stime della notte danno la coalizione ben sopra questa soglia. Forza Italia, data per spacciata dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, tallona il M5s e tiene pure la Lega, in uno scenario che sembra escludere la tanto pronosticata resa dei conti che possa far fuori Salvini.Ma se a destra sorridono (chi più chi meno), a sinistra piangono. Non tanto Elly Schlein, che chi l’ha aiutata a diventare segretario (i Prodi e i Franceschini) avrebbe voluto cacciare e invece con queste cifre è blindata contro qualsiasi sgambetto, ma la nomenclatura del partito, che già aveva pronto Paolo Gentiloni come «nuovo» leader. I burocrati del Nazareno, con un successo che ha fatto guadagnare al Pd una percentuale che non vedeva da anni, rischiano anzi di finire loro stessi in pellicceria: altro che caccia alla (seconda) volpe per insediare alla guida dei compagni un ex commissario di ritorno da Bruxelles. Il risultato con la Schlein in campo accelererà il ricambio della classe dirigente, con l’uscita di scena dei cosiddetti grandi vecchi e soprattutto dei vecchi democristiani. Il Pd con la sua segretaria si sposta a sinistra e per i centristi tendenza rossa non c’è più posto: da Calenda a Renzi è la fine delle ambiguità, tanto più che il superamento dello sbarramento del 4% pare per loro ad alto rischio. Ho lasciato per ultimo però il vero grande sconfitto della partita elettorale. Giuseppe Conte sognava di conquistare la leadership del centrosinistra per candidarsi alla guida del Paese alle prossime elezioni. Invece è finito doppiato dalla Schlein e sente il fiato sul collo di Tajani e soci. Il parolaio giallorosso, con il suo linguaggio involuto, le promesse di redditi universali per ovviare al fallimento di quelli locali, il Superbonus e le supercazzole, è stato mollato dagli elettori e adesso, nel Movimento 5 stelle, c’è aria da resa dei conti. L’ex premier che sgomitava per tornare a Palazzo Chigi rischia di ritornare a fare quello che faceva prima di aver vinto alla lotteria nel 2018: il professore di diritto. Del resto, come non si nega un posto in Parlamento, anche una cattedra non si nega neppure al principe dei trasformisti.
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