2022-11-12
Adesso è Macron a essere rimasto da solo
Manfred Weber e Giorgia Meloni (Ansa)
Spagna, Lussemburgo e Olanda rispondono picche all’invito francese a isolare l’Italia: «Non sospenderemo i ricollocamenti». Anche la Germania non prende ordini: il presidente del Ppe, Manfred Weber, vede Giorgia Meloni e appoggia la sua idea di una soluzione europea.Napoleone ai giardinetti. La reazione di fastidio con cui l’Europa ha accolto l’ultima sparata di Emmanuel Macron contro l’Italia impone un giudizio psicanalitico (più che politico) sull’uscita del presidente francese, assimilabile a quei curiosi personaggi con i guanti senza dita che al Bois de Boulogne pontificano e arronzano, qualche volta minacciano, l’ignaro viandante. «Un comportamento inaccettabile», aveva tuonato l’Eliseo riguardo all’irremovibilità del governo a non far attraccare la Ocean Viking di Sos Méditerranée in un porto italiano. E aveva aggiunto: «Inviteremo tutti gli altri partecipanti al meccanismo di ricollocamento europeo, in particolare la Germania, a sospendere l’accoglienza dei profughi attualmente in Italia».Risultato, una Waterloo. L’inquilino dell’Eliseo è stato travolto da critiche che trasformano il temporale in un boomerang diplomatico. La Germania ha altro a cui pensare. Ieri Manfred Weber, in visita a Palazzo Chigi, ha respinto al mittente la richiesta di boicottaggio: «L’Italia non deve essere lasciata da sola, serve una solidarietà europea». Il presidente del Ppe ha aggiunto: «Quello di cui abbiamo bisogno è una soluzione europea che preveda maggiore controllo dei confini. Tutti devono assumersi le proprie responsabilità e occorre essere solidali».Gli altri seguono a ruota. Josè Manuel Albares, ministro degli Esteri spagnolo: «La tradizione vuole che i migranti siano sbarcati nei porti sicuri più vicini ma i ricollocamenti devono avvenire rapidamente. Noi ci siamo». L’Olanda conferma dal ministero della Giustizia di «non voler uscire dal patto di solidarietà», quindi non sospenderà gli accordi con l’Italia. Per il Lussemburgo parla il portavoce del ministero degli Esteri, Dejvid Adrovic: «Speriamo che Roma e Parigi risolvano la disputa, per quel che ci riguarda non intendiamo sospendere la redistribuzione comunitaria». Quanto all’Europa, l’idea di isolare Roma non rientra nei piani di Bruxelles. «Abbiamo bisogno di cooperazione fra Stati europei, serve avanzare sul patto sulla migrazione: siamo qui per aiutare, non vogliamo addossare la colpa a uno Stato o all’altro», ha spiegato un portavoce della Commissione. Così è Parigi a rimanere isolata. Macron è in mezzo al guado con la sua gastrite permanente e la minaccia di «non ricollocare i 3.500 rifugiati al momento in Italia». Un’intimidazione surreale visto che finora i porti francesi non hanno mai visto una nave Ong e, di quei disperati, ne hanno presi in carico 38. Questa è l’idea macroniana di solidarietà improntata al marketing, è un numero che inchioda la Francia alle sue responsabilità e smentisce le parole del ministro dell’Interno Gérald Darmanin perché non è certo l’Italia a non essersi «comportata da Stato europeo responsabile». A ciascuno il suo, scriveva Leonardo Sciascia. Quindi è doveroso ricordare a Parigi i disperati rimandati indietro nel gelo a Bardonecchia sui treni notturni, i soldati appostati con i visori e i fucili carichi sulle piste dei passatori sui Pirenei, le autoblindo a fare muro oltre Ventimiglia.La reazione isterica trova conferma nell’elenco delle pene accessorie: il rafforzamento dei controlli alle frontiere (500 poliziotti a Mentone e Modane), la minaccia di mettere in discussione i finanziamenti europei (come se fosse Parigi a deciderli per tutti) e «la procedura di allontanamento senza indugi di tutti i migranti che non hanno diritto al soggiorno o all’asilo sul nostro territorio», come ha spiegato il gendarme Darmanin. È bastato vedere in rada a Tolone la prima (loro) Ong per far adottare all’amministrazione francese politiche per le quali la sinistra italiana - macroniana fino al midollo - accusa il Viminale di «disumanità». Questo dimostra che ciascuno è sovranista a casa propria e che l’Eliseo sta trasformando i disperati in carne da cannone per non rischiare di pagare un conto elettorale a Marine Le Pen. La compassione e il diritto del mare sono alibi per turisti del pensiero. L’ira di Macron è tutt’altro che fredda. È un misto di frustrazione per essere stato smascherato nella sua doppia morale e di fastidio davanti a Giorgia Meloni, una donna di carattere in grado di tenergli testa. Dopo aver avuto a che fare con leoni da scendiletto come Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, con provinciali felici di essere invitati a corte come Giuseppe Conte e con compagnoni da Wef di Davos come Mario Draghi, ha subìto i no meloniani come altrettanti attestati di lesa maestà. Il suo atteggiamento malmostoso è anche un modo per saggiare il nuovo governo italiano, per niente simpatico a un campione ultraeuropeista e tecnocratico. Con Roma dovrà comunque andare d’accordo se vorrà portare avanti le collaborazioni industriali nel capo della Difesa, arginare le richieste tedesche sul ripristino del patto di stabilità e quelle del patto Visegrad su valori continentali meno volatili e californiani.Ecco perché, al di là delle voci di una volontà dei falchi di ritirare l’ambasciatore (pratica abusata come le patatine fritte sui croque monsieur), sarà Parigi isolata a dover scendere a patti. La crisi non è paragonabile a quella del 2019 sui gilet gialli, questa volta non dovrebbe essere necessaria un’intervista sdraiata di Fabio Fazio per risolverla. È possibile che Macron si rivolga ancora una volta a Sergio Mattarella, che ascolta volentieri i suoi capricci, per riallacciare le relazioni bilaterali. Di sicuro dovrà abituarsi a veder comparire sull’orizzonte della Costa Azzurra qualche nave arrugginita, non solo charter di lusso.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)