2021-09-18
Mentre al G20 si parla, scatta l’assalto all’aceto balsamico
A Firenze tanta retorica e poca difesa della diversità alimentare. Intanto gli sloveni vogliono scippare la specialità emiliana.Siamo al «parliamo d'altro». Da questo G20 agricolo che doveva segnare un ritrovato protagonismo dell'Italia - quello che ci eravamo conquistati con l'Expo del 2015 - uscirà una carta di Firenze che sarà uno scartino sul tavolo mondiale dell'agroalimentare. Qui dove è nato il Rinascimento, dove ha sede l'Accademia dei Georgofili, la più antica e prestigiosa istituzione scientifica che si occupa di agricoltura, l'Italia poteva e doveva tessere le alleanze necessarie per arginare l'offensiva che le multinazionali della nutrizione hanno scatenato contro i nostri prodotti. Tra una settimana a New York se ne avrà la prova. L'Onu ha convocato il mondo a parlare di emergenza cibo e l'Oms - organismo che è molto al di sotto delle parti, come ha dimostrato la gestione della pandemia da virus cinese - ha già pronto l'elogio del Nutri score, la famosa etichetta a semaforo secondo cui l'olio d'oliva extravergine è veleno e la Coca Light un toccasana, il latte di vacca con i formaggi sono un attentato alla salute, ma i beveroni a base di fagioli e di almeno un'altra decina d'ingredienti della Nestlé sono l'ambrosia della salute. Dovevamo arginare il cibo Frankenstein esaltando la biodiversità, ci ritroviamo a sperare che un cinese - che però ha capito che l'agricoltura di tradizione farebbe del bene anche al suo enorme Paese - il direttore generale della Fao Qu Dongyu, ci dia una mano. Di sicuro non ce la dà l'Europa. Il commissario all'agricoltura il polacco Janusz Wojciechowski se ne è uscito in pieno G20 «italiano» dicendo a chiare lettere: «La Commissione europea ha svolto molte analisi giuridiche dalle quali è emerso che non ci sono motivi per rifiutare la richiesta croata, perché il Prosecco e il Prosek sono stati riconosciuti come prodotti differenti». Quasi nelle stesse ore da Bruxelles un altro siluro: obbiettivo l'aceto balsamico tradizionale di Modena e Reggio. La Slovenia vuole anche lei il suo balsamico e Bruxelles ha detto: prego, fate pure. Che la Corte di giustizia europea abbia già sancito che non è legale evidentemente non conta e il fatto che il Prosek sia stato preso sul serio segnala che la volontà di penalizzazione dell'Italia è ben presente in Europa. È talmente vero che un europeista convinto come il presidente dell' Emilia Romagna Stefano Bonaccini è andato su tutte le furie contro Bruxelles: «Giù le mani dal nostro aceto balsamico. E più in generale dalle nostre produzioni Dop e Igp. Quelle dell'Emilia-Romagna, quelle italiane e tutte quelle che, grazie ai regolamenti dell'Unione europea, hanno dimostrato di possedere qualità uniche». La ragione profonda di questi atteggiamenti sta nei numeri. Come ha ricordato Luigi Scordamaglia - consigliere delegato di Filiera Italia - lanciando un'offensiva di amicizia e collaborazione con i Paesi africani che sono il vero orizzonte per un'agricoltura equa, sostenibile e necessaria per contrastare la fame che attanaglia 800 milioni di persone, «l'Italia con una superficie agricola di soli 13 milioni di ettari ha il record assoluto del valore aggiunto agricolo prodotto con oltre 32 miliardi di euro che diventano 60 considerando tutta la filiera». L'Italia è anche il Paese che fattura nell'agroalimentare 150 miliardi e ne esporta per oltre 50; integrando agroalimentare, meccanica di servizio, turismo muove con i suoi campi un valore vicino ai 500 miliardi. È un modello, ma è anche un concorrente. Mentre avviene tutto questo il nostro ministro agricolo, il pentastellato Stefano Patuanelli, che invero ha ribadito il no dell'Italia al Prosek, si è dato alla diplomazia agricola. Nel suo discorso di ieri ha ribadito che «l'Italia opererà per l'obbiettivo fame zero entro il 2030 accelerando su sistemi alimentari più equi e sostenibili. Lavoriamo», ha detto il ministro, «con l'Onu per potenziare il multilateralismo e rafforzare lo spirito cooperativo». Con l'immancabile afflato ecologista: «Il pianeta però non aspetta, dobbiamo mettere in campo azioni concrete e decise sulla sostenibilità. La tecnologia e l'innovazione ci offrono gli strumenti per farlo». Patuanelli ha ricordato l'accordo con la Fao - il vicedirettore generale è l'ex ministro agricolo Pd Maurizio Martina - «la food coalition è un nostro impegno, va potenziata e lo sa bene Qu Dongyu». Forse c'era da rivendicare la difesa della biodiversità, delle colture e delle produzioni mediterranee contro la globalizzazione, la protezione della dieta mediterranea patrimonio dell'Unesco che però l'Onu vuole smontare. Se ne riparlerà, si spera. Intanto le organizzazioni agricole si fanno sentire. La Coldiretti ha fatto campagna sullo spreco alimentare, rivendica le nostre colture ambientalmente corrette, centra l'attenzione sul furto delle terre in tutto il mondo e l'emergenza prezzi che penalizzano i consumatori, non sostengono gli agricoltori, ma ingrassano gli speculatori. La Cia rilancia la necessità di sostenere il reddito degli agricoltori e di preservarne il ruolo di custodi dell'ambiente, chiede ai ministri del G20 di ridare centralità al settore primario; l'Alleanza delle cooperative promuove il modello italiano di cooperazione agricola come risposta alle emergenze sia climatiche che alimentari. Forse di questo si doveva parlare al G20. Oggi ci sarà la carta di Firenze, ma pare più un esercizio da cartomanti che una proposta concreta.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)