2023-04-21
A furia di obblighi crolla la fiducia nei vaccini
Secondo l’Unicef, dopo la pandemia la gente è diventata più diffidente verso le iniezioni ai bambini. E mentre si rifilavano fiale anti Sars-Cov-2 di dubbia utilità a tutti i minori, per i lockdown è calata la fornitura di dosi utili contro malattie gravi, tipo la polio-In uno studio con una scienziata di Gimbe, ridimensionato l’ex ceppo «pericolosissimo»-Lo speciale contiene due articoliil miracolo delle vaccinazioni Covid: non è bastato che gli fosse imposta, attraverso il ricatto politico, la discriminazione giuridica e lo stigma sociale, l’iniezione salvifica. Adesso, si scopre che, durante la pandemia, i nostri connazionali hanno iniziato a credere sempre meno nelle glorie dei farmaci immunizzanti. Secondo l’ultimo rapporto dell’Unicef, la fiducia nei vaccini ai bimbi è crollata di 6,8 punti percentuali fino a fine 2022, con un calo più consistente tra gli under 35 e le donne. È questo ciò che resta degli sforzi sovrumani delle virostar in tv?Non prendiamoci in giro: chi rimane di stucco dinanzi a certi risultati, o è molto ingenuo o è molto ipocrita. Per un anno e mezzo, la gente è stata martellata dalla propaganda per l’iniezione contro il coronavirus. A un certo punto, il governo Draghi, con un regolamento del Miur retto da Patrizio Bianchi, ha minacciato di spedire in Dad, in caso di focolaio in classe, non solo gli studenti non inoculati, ma persino quelli non in regola con la terza dose. Trattati da fuorilegge; considerati, sul piano medico, alla stregua di pazienti fragili. Autorità pubbliche ed esperti, nel frattempo, minimizzavano i potenziali effetti avversi di quei medicinali sui giovani: i cardiologi erano arrivati a sostenere che le miocarditi indotte dai sieri a mRna fossero «lievi e autolimitanti». Alla fine, è giunto il contrordine definitivo: uno studio condotto dal Karolinska institutet, delle università di Berna, Oslo e Linköping, ha confermato che i piccini sono resi immuni al Covid attraverso il contatto con la famiglia degli altri coronavirus che provocano i raffreddori comuni. Altro che vaccino; bastava uno starnuto. Ormai, neppure l’Oms raccomanda più le punture ai fanciulli, che fino a pochi mesi fa erano indicate come un’urgenza improcrastinabile. In Paesi diversi il bombardamento è stato meno intenso, ma l’imperativo, nella sostanza, era analogo: inseguire tutti con la siringa, senza distinzione d’età, stato di salute, esposizione al rischio. E dinanzi a questo delirio, guarda un po’, la popolazione, qui e all’estero, ha reagito con la diffidenza. Non è più convinta che sia vantaggioso offrire il braccio dei ragazzi per l’anti Covid. Il che è comprensibile. Il punto è che essa ha finito per gettare, letteralmente, il bambino con l’acqua sporca. Snobbando anche i vaccini utili.I dati dell’Unicef parlano da soli. A livello globale, nel 2022, rispetto al 2021, il numero di piccoli paralizzati dalla poliomielite è cresciuto del 16%. E se come termine di riferimento si prende il periodo 2019-2021, l’incremento è addirittura di otto volte. Intanto, circa sette ragazze su otto non risultano schermate dal papillomavirus, un agente patogeno che può provocare il tumore della cervice uterina. In definitiva, ci sono solo tre Paesi al mondo nei quali la percezione dell’importanza della vaccinazione pediatrica è rimasta inalterata o è addirittura cresciuta: Cina, India e Messico. Ora, dal momento che la tendenza alla sfiducia nelle immunizzazioni è un fenomeno pressoché planetario, essa non sarà ovunque dovuta al modo in cui è stata gestita la compagna di inoculazioni per il Covid. Ma è lecito sospettare che il ricorso alla coercizione, i risultati non proprio entusiasmanti dei preparati a Rna messaggero su categorie anagrafiche di per sé poco soggette alle conseguenze gravi della malattia, nonché la sottovalutazione delle reazioni avverse, abbiano contribuito ad alimentare un’ondata di diffidenza che, ahinoi, si è estesa pure ai trattamenti davvero necessari per i più piccoli. Nel frattempo, si è verificato un paradosso macroscopico: divieti e serrate hanno complicato gli approvvigionamenti di medicinali nelle aree disagiate, privando dell’accesso ai vaccini una marea di bimbi. Nel complesso, in 67 milioni sono rimasti totalmente o parzialmente privi di sieri salvavita, per colpa dell’interruzione delle somministrazioni legata alla pandemia. Ovvero, alle limitazioni dei sistemi sanitari e alle restrizioni. Il risultato? «Più di un decennio di progressi nell’immunizzazione infantile di routine è stato compromesso», afferma l’agenzia delle Nazioni Unite. Un autentico capolavoro: mentre spingevamo ossessivamente i bimbi a sottoporsi a un vaccino che, nella migliore delle ipotesi, era inutile e, nella peggiore, più rischioso che benefico, ci siamo persi per strada due lustri di lavoro per difendere anzitutto i piccoli del Terzo mondo dalla minaccia di malattie prevenibili. Infine, per chi desiderasse la ciliegina sulla torta, c’è il rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile. Nel documento, l’istituto fotografa, per l’anno 2022, l’aumento del disagio mentale, specialmente tra le ragazze, sia nella fascia d’età 14-19 anni sia in quella 20-24. Siamo ancora qui a pagare il conto di due anni di serrate, lezioni a distanza, criminalizzazione degli spritz in piazza. E meno male che doveva andare tutto bene... <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/a-furia-di-obblighi-crolla-la-fiducia-nei-vaccini-2659888592.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="burioni-sparse-il-panico-su-omicron-adesso-scrive-che-e-un-raffreddore" data-post-id="2659888592" data-published-at="1682016365" data-use-pagination="False"> Burioni sparse il panico su Omicron. Adesso scrive che è un raffreddore Nel florilegio di «consigli per gli acquisti» graziosamente offerti in pandemia dal professor Roberto Burioni, è difficile reperire un’affermazione che non sia stata da lui contraddetta, poco dopo, da un’altra di segno completamente opposto. Uno degli esempi più eclatanti di questa dissociazione infodemica si è avuto proprio pochi giorni fa, in coincidenza con l’uscita, sulla rivista Journal of translational medicine, dello studio del virologo dell’Ospedale San Raffaele su «Sars-Cov-2 prima e dopo Omicron». La ricerca è stata elaborata da Burioni insieme con Renata Gili, giovane specialista in sanità pubblica presso Gimbe, fondazione del gastroenterologo Nino Cartabellotta che, in linea col nostro, continua a dispensare pressanti inviti alla vaccinazione anti Covid come unica soluzione per «convivere con il virus». Lo studio parla chiaro: «Il Covid-19, una volta apparsa la variante Omicron, si è trasformato in una malattia diversa da quella causata dalle varianti precedenti. Clinicamente, Omicron causa una malattia meno grave rispetto alle sue varianti precedenti». Diversi scienziati lo avevano detto e ribadito già poche settimane dopo che Omicron aveva fatto capolino nel nostro Paese e in Europa, se non altro per scongiurare il rischio di infliggere il punitivo e inutile green pass a un’ampia fascia di cittadini. Quali caratteristiche ha Omicron, secondo Burioni edizione 2023? La malattia ha come sintomo più frequente «l’insorgenza del mal di gola e della voce rauca», scrive. «Ci troviamo di fronte a una variante che presenta una minore efficacia di replicazione nel tratto respiratorio inferiore (il polmone, ndr) con un coinvolgimento sistemico inferiore», scrivono i due esperti. Traduzione: Omicron colpisce le vie respiratorie alte, naso e gola, risparmiando il polmone. Insomma: è quello che da sempre chiamiamo «raffreddore», definito dallo stesso Istituto superiore di sanità come «infezione virale delle prime vie respiratorie, in particolare del naso e della gola, causata da oltre 200 differenti virus di cui i più comuni sono i rinovirus, i virus influenzali e parainfluenzali, gli adenovirus, il virus respiratorio sinciziale e i coronavirus». Guai, però, a dirlo a Burioni edizione 2022. In una memorabile puntata di Che tempo che fa dedicata proprio a Omicron, a marzo dell’anno scorso, il virologo del San Raffaele, sollecitato da Fabio Fazio che gli chiede se Omicron è davvero «un raffreddore», sostiene con decisione che «chiamarlo così è veramente una grande forzatura. Il Covid, pur nella sua variante Omicron, rimane un virus contagiosissimo e pericolosissimo». Burioni edizione 2022 ne era profondamente convinto: ancora a fine aprile dello scorso anno, quando ormai era evidente che i sintomi della malattia, già blandi nella fascia 0-19 anni, lo erano ancor di più con Omicron, il virologo scrive sul suo sito Medical facts che «dire che solo i bambini che hanno altre malattie sviluppano forme gravi è falso […]. Nell’87% dei casi, i bambini ricoverati durante l’ondata omicron non erano vaccinati». Davvero? Eppure, Burioni edizione 2023 scrive che «una delle caratteristiche principali della variante Omicron è la sua marcata (marcata) capacità di eludere la risposta immunitaria, sia negli individui precedentemente infettati da Sars-Cov-2 che nei soggetti vaccinati». Come dimenticare, in effetti, il Gran Contagio di Natale 2021, che ha reso empiricamente evidente a tutta la popolazione che il vaccino non bloccava il contagio e mandava in ospedale i vaccinati? E come dimenticare che lo stesso Burioni, l’8 ottobre 2022, si collega da casa con Fazio dichiarando di essersi ammalato di Covid, con tanto di voce incrinata da tosse e raffredddore, subito dopo aver fatto la quarta dose? L’unica raccomandazione rimasta immutata nel Burioni edizione 2022 rispetto al Burioni edizione 2023 è l’invito, incessante, alla vaccinazione anti Covid, nonostante tutte le evidenze. Prevedibile anche la volontà di riposizionarsi scientificamente per poter dire, tra qualche anno: «Omicron era un raffreddore, io l’ho sempre detto».