2025-10-18
Dopo aver imposto il terrore linguistico ora le «cortigiane» giustificano Landini
Elly Schlein e Laura Boldrini (Ansa)
Boldrini e Schlein difendono il sindacalista: «Un equivoco». Ma sono state loro a fare barricate su asterischi e desinenze.Tenete a mente la data di ieri, 17 ottobre 2025, segnatela sul calendario perché ha notevole importanza. Dovrebbe essere ricordata come la giornata in cui il politicamente corretto all’italiana è morto, la fabbrica delle balle progressiste è esplosa, l’intero castello di scempiaggini buoniste edificato dalla sinistra italiana è miseramente franato. E sale è stato sparso sulle rovine. Tutto grazie a Maurizio Landini, segretario della Cgil, ma soprattutto alle pasionarie di area che hanno dovuto difenderlo e sono perciò precipitate nel buco nero. Come noto, l’altra sera, nello studio di Giovanni Floris, Landini ha pronunciato la frase fatidica: «Meloni si è limitata a fare la cortigiana di Trump e non ha mosso un dito». Con tutta evidenza, egli ignorava il significato della parola cortigiana, che indica sì una donna di corte, ma anche e soprattutto una prostituta, come ha prontamente precisato Giorgia Meloni esibendo relativa voce del dizionario. Cortigiana è una donna che vende il proprio corpo, il che inserisce la frase di Landini nel tristo perimetro del discorso sessista. Il presidente del Consiglio ha posizionato la trappola politica perfetta, e i suoi avversari vi sono caduti dentro come lemming da un dirupo. Meloni ha usato le armi della sinistra meglio di quanto le usi la sinistra stessa: gioco, partita, incontro. Landini ha tentato pietosamente di correre ai ripari spiegando di essere stato male interpretato: «Ho immediatamente chiarito cosa intendevo dire per evitare qualsiasi fraintendimento o strumentalizzazione». Nessun sessismo, ha detto, bensì un «un giudizio politico». La toppa è peggio del buco: la zoccola politica era una categoria ancora inedita, che di sicuro riscuoterà successo nei salotti. E ovviamente manco mezza parola di scusa. Peggio di lui hanno fatto soltanto le donne di sinistra. Elly Schlein, interpellata dai cronisti al Senato dopo un convegno intitolato Donne, diritti e violenza maschile (di meglio non poteva capitare) ha accuratamente evitato di deprecare le affermazioni di Landini, esibendo la consueta sicumera nei riguardi dell’avversaria di governo. L’ingrato compito di giustificare l’ingiustificabile è toccato a Laura Boldrini, che purtroppo per lei non se l’è cavata benissimo. «Ascoltando per intero l’intervento di Landini è chiaro che il segretario volesse dire che Meloni fa parte della corte di Donald Trump, come se stesse usando quel termine al maschile e non al femminile», ha detto l’ex presidente della Camera. «Bisogna ascoltare il discorso per intero, altrimenti si rischia di farne un uso strumentale. Non penso ci sia stato un intento di offendere in modo sessista la presidente Meloni, ma di fare una considerazione politica, intendendo che Meloni è politicamente subalterna a Trump. Mi sembra una forzatura, escludo che Landini volesse far riferimento al significato di prostituta. Ha usato la parola sbagliata». Conclusione del ragionamento: «Direi alla maggioranza di non strumentalizzare le parole di Landini, per nascondere altro, perché è evidente che c’è stato un equivoco. Non bisogna fare vittimismo». Ora, vediamo di essere seri fino in fondo. In un altro mondo, le frasi di Landini si potrebbero perfino scusare. Cioè si potrebbe accettare che egli - ignorando l’italiano - abbia usato una parola per un’altra. Ma questo, appunto, in un altro mondo. Un mondo in cui i progressisti non hanno passato l’ultima decade a impostare tutta la loro azione politica globale sull’uso delle parole. In questi anni, ogni discorso che uscisse anche solo vagamente dal sentiero tracciato dalla ortodossia sinistrorsa è stato bollato come linguaggio di odio. La stessa Boldrini volle con tutte le forze una commissione intitolata a Jo Cox proprio per osteggiare la (presunta) violenza linguistica. Registi, attori, scrittori e giornalisti sono stati sottoposti a una feroce censura, massacrati per un virgola fuori posto. Dall’ultimo consigliere provinciale al ministro più rilevante, nessuno è stato risparmiato dal linciaggio. Il libro di Roberto Vannacci è stato dragato per una estate intera, di Charlie Kirk si è suggerito che in fondo meritasse la morte violenta per via delle frasi «cariche di odio» (e pazienza se erano frasi inventate o estrapolate a casaccio dai suoi discorsi). Oggi si invoca la grazia per Landini sostenendo che il suo ragionamento sia stato un po’ grossolano, che egli abbia in effetti confuso le parole. Ma non è accettabile come scusa. Proprio perché per un tempo infinito i progressisti si sono aggrappati agli aggettivi, ai pronomi, persino ai segni di interpunzione. La banda che ha imposto asterischi ovunque e che ci ha fracassato l’anima con lo schwa non può nemmeno azzardarsi a chiedere meno severità e puntiglio. Giusto pochi giorni fa i principali quotidiani e una masnada di politici hanno crocifisso Eugenia Roccella fingendo di non comprendere una sua riflessione sull’antisemitismo. Come possono ora sostenere che Landini si sia semplicemente confuso? Costoro hanno creato una tagliola chiamata sessismo per annientare i nemici ideologici e per imporre intollerabili forme di controllo linguistico. Ma ora in quella tagliola ci hanno infilato il piede e adesso piangono disperati chiedendo che qualcuno li aiuti a cavarsi dai guai. Avrebbero un solo modo per uscirne: chiedere scusa. Non alla Meloni, ma a tutta Italia, chiedendo perdono per le insopportabili manfrine linguistiche che ci anno costretto a sopportare. Dovrebbero presentarsi alla nazione e ammettere: sì, tutta la storia del linguaggio di odio era una truffa politica. Anzi, che era una... cosa da cortigiane. Ma ovviamente nessuno si scusa né si scuserà mai. E allora tocca trarne le dovute somme: dal 17 ottobre 2025, tutte le stupidaggini politicamente corrette sono morte, uccise dall’ipocrisia della sinistra che le ha create. Motivo per cui ora, nei limiti della decenza, tutto si può dire. Si può dire persino - perché è un «giudizio politico» - che in questa grottesca vicenda le donne di sinistra a partire dalla Schlein si sono comportate da cortigiane di Maurizio Landini. Cioè il segretario generale della Confederazione generale italiana del lavoro più antico del mondo.