2025-06-05
A che gioco giocano Zuppi e i suoi vescovi
Matteo Zuppi (Getty images)
Il vicepresidente Francesco Savino prega gli italiani di recarsi ai seggi. Un invito che vuole apparire neutrale, ma che è una benedizione per la causa di Landini e Schlein. E che arriva dopo l’arringa del capo dei vescovi contro il governo, con la scusa dell’8 per mille.Le chiese si svuotano e i seminari chiudono, ma la Conferenza episcopale italiana è più preoccupata che non si riempiano le urne del referendum. A pochi giorni dal voto, il vicepresidente della Cei ha infatti rivolto una preghiera agli italiani, sollecitandoli a recarsi ai seggi. In vista dell’appuntamento di domenica e lunedì, monsignor Francesco Savino ha spiegato che «la partecipazione è sempre utile, perché siamo interpellati come cittadini, ma anche, per chi vive la fede, come custodi del bene comune e responsabili della speranza che ci è affidata». Il proselitismo per un voto giusto e responsabile è dunque proseguito facendo presente che «la partecipazione consapevole al voto non è mai un gesto neutro, ma espressione di civiltà matura, atto di fedeltà, forma alta e concreta di quella carità sociale che si fa impegno per tutti». Insomma, il vescovo non ha detto se mettere la crocetta sul sì o sul no per l’abrogazione delle norme sul lavoro e per la concessione della cittadinanza ai migranti. Ma in pratica è come se avesse detto di votare a favore dei quesiti referendari perché, siccome il fronte del No punta le sue carte sul mancato raggiungimento del quorum, sostenere che mettere la scheda nell’urna è utile e rappresenta un gesto di maturità cristiana e sociale equivale a schierarsi dalla parte del Pd e della Cgil, che dei cinque plebisciti sono i promotori.Certo, la predica del monsignore contrasta un po’ con gli insegnamenti della stessa Cei, che nel passato, quando era guidata dal cardinale Camillo Ruini, fece campagna referendaria contro la procreazione assistita proprio invitando i cattolici a non votare. All’epoca astenersi dal referendum era una benedizione, non un gesto negativo, di scarsa consapevolezza dei propri doveri di cittadino. Anzi, esercitare il diritto di non votare era ritenuta una forma alta di partecipazione e conoscenza dei temi etici in gioco. Un esempio di maturità politica e sociale, che non si faceva affatto condizionare dalle posizioni della stampa mainstream. Cos’è cambiato da allora? Molte cose, al punto che gli interventi della Cei, più che dalla Conferenza episcopale sembrano usciti dalla bocca di Luca Casarini, il no global convertito sulla scia degli extracomunitari.L’appello pro referendum (plebiscito che, come abbiamo già scritto, non serve a trovare lavoro a chi non ce l’ha, ma solo a evitare che Elly Schlein e Maurizio Landini perdano il loro) fa seguito all’intemerata del presidente della Cei contro il governo, a proposito dell’8 per mille. Al momento di compilare la dichiarazione dei redditi, i contribuenti possono scegliere di donare una piccola parte delle proprie tasse, ovvero otto millesimi del dovuto, a una religione, oppure in favore di opere sociali a cura dello Stato. Nel 2019 il governo Conte a guida 5 stelle e Pd decise che gli italiani potessero sostenere con le loro imposte gli aiuti contro la fame nel mondo, la ristrutturazione delle scuole, la tutela dei beni culturali, la difesa dalle calamità naturali oppure l’accoglienza dei profughi. Il governo Meloni di recente ha ampliato i campi e stabilito che con l’8 per mille lo Stato possa finanziare anche la lotta alle dipendenze da stupefacenti. Beh, che c’è di male? A monsignor Matteo Zuppi, cardinale di Bologna che abbiamo rischiato di veder eletto Papa, la cosa non è andata giù. Non si sa perché, dato che alla Chiesa non è stato tolto un centesimo. E dato che quell’8 per mille non è sostenuto dalle offerte dei fedeli, ma dalle tasse degli italiani. Il cardinale si è scagliato con veemenza (seguito con altrettanta veemenza da Matteo Renzi), tirando in ballo perfino il Concordato. Cosa c’entra l’intesa fra la Repubblica italiana e il Vaticano non è dato sapere, ma dietro la protesta dell’alto prelato si intravede la preoccupazione che i soldi degli italiani invece di aiutare i migranti (e magari anche le tante associazioni che sui profughi hanno costruito un business) finiscano per combattere il consumo di droga. In pratica, meno soldi a cooperative e Caritas, più fondi per aiutare giovani e meno giovani a liberarsi dalle dipendenze. Ora non sappiamo se alla Cei, dopo la mala parata dei finanziamenti a Casarini, temano un giro di vite nel sistema di sostegno all’accoglienza e dunque si agitino come per il referendum. Tuttavia, certe volte più che la Conferenza dei vescovi, sembra un’assemblea di compagni.
Jose Mourinho (Getty Images)