2025-05-04
La minaccia sibillina di Zelensky. «Sicurezza non garantita a Mosca»
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Il leader di Kiev getta un’ombra sulla parata del 9 maggio nella capitale russa. E respinge la proposta di tregua del Cremlino: «Non è una cosa seria». Drone marittimo ucraino abbatte un caccia di Vladimir Putin.Il presidente gialloblù ha avvertito i parlamentari, guai a chi bloccherà la ratifica dell’accordo sulle terre rare. «Gli Stati Uniti li puniscano negando loro il visto».Lo speciale contiene due articoliLa pace tra Russia e Ucraina appare ancora lontana, anche perché gli attacchi da entrambi i fronti non cessano. La giornata di ieri si è aperta con la notizia di un attacco ucraino con droni su Rostov respinto dai sistemi di difesa aerea russi; il governatore ad interim della regione, Yuri Slyusa, ha affermato che non ci sono state vittime. Ha provocato invece quattro feriti (due adulti e due bambini) il massiccio attacco sferrato dalle forze ucraine a Novorossiysk, principale porto russo sul Mar Nero. Veniamin Kondratyev, il governatore del Krasnodar, ha reso noto che tre condomini sono stati danneggiati. Secondo l’agenzia Tass, pezzi di droni o di missili hanno provocato danni alla città, vicino al ponte di Kerch, che collega il territorio metropolitano russo con la Crimea: sono stati danneggiati tre serbatoi in un terminal di grano e frammenti di ordigni sono caduti anche nel villaggio di Taman nel distretto di Temryuk e fuori Anapa, nei villaggi di Tsianobalka e Yurovka. Il sindaco di Novorossiysk, Andrei Kravchenko, ha riferito che nell’azione sono stati usati droni ad ala fissa, barche drone e missili teleguidati. «Non è stato possibile evitare danni e feriti», ha spiegato, «ma l’attacco è stato respinto». Il ministero della difesa russo, citato dalla Tass, ha affermato che in totale, nella sola notte tra venerdì e sabato, sono stati distrutti 170 droni ucraini su varie regioni russe, oltre a 11 missili (8 Shadow Storm e tre missili da crociera antinave Neptune-Md di fabbricazione ucraina) e 14 droni marittimi sul Mar Nero. È arrivata invece dalla Direzione centrale dell’intelligence (Gur) del ministero della Difesa ucraino la notizia che un drone navale ucraino Magura V5, equipaggiato di missili, ha abbattuto un caccia russo SU-30 sul Mar Nero. «Si tratta della prima volta che un drone navale colpisce e distrugge un velivolo da combattimento», hanno fatto sapere dal Gur. L’attacco è stato effettuato da soldati dell’unità speciale della Gur, Gruppo 13, come ha riferito l’agenzia Rbc-Ucraina dopo che i canali Telegram russi avevano segnalato per primi la distruzione del jet, riferendo che il caccia russo era stato abbattuto nella notte tra venerdì e sabato a 50 km a ovest di Novorossiysk. I russi a loro volta hanno attaccato durante la notte la città di Kharkiv, nel Nordest dell’Ucraina, ferendo almeno 51 persone. Mosca ha fatto uso di bombe termobariche, che creano un’onda d’urto ad altissima temperatura, come denunciato ieri mattina dall’ufficio del procuratore regionale di Kharkiv, citato da media ucraini. Sono state almeno sette le esplosioni in varie parti della città, dove sono scoppiati numerosi incendi: i russi, secondo i media ucraini, avrebbero usato almeno 15 droni.Anche sul fronte diplomatico le notizie non sono buone. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato di non voler «scherzare» sul cessate il fuoco di 72 ore proposto dal suo omologo russo Vladimir Putin dall’8 al 10 maggio, a cavallo del giorno in cui in Russia si celebrerà la «giornata della Vittoria» per commemorare la resa della Germania nazista che ha posto fine alla seconda Guerra Mondiale. A dispetto dell’Alta rappresentante per la politica estera Ue Kaja Kallas che ha invitato a «boicottarla», Mosca si prepara a celebrare la festa del 9 maggio - momento di orgoglio nazionale per i russi soprattutto quest’anno che ricorre l’ottantesimo anniversario - con parate imponenti, fuochi d’artificio e manifestazioni in tutto il Paese. Alle celebrazioni sono attesi diversi leader stranieri tra cui il presidente cinese Xi Jinping, mentre non risulta una visita del Segretario di Stato americano Marco Rubio a Mosca per i festeggiamenti: «Non ho queste informazioni», ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitriy Peskov. E a proposito delle celebrazioni, Zelensky ha avvisato: «Non possiamo assumerci la responsabilità di ciò che accadrà in Russia; saranno loro (i russi, ndr) a garantire la vostra sicurezza», ha detto, lasciando intendere che visitare la Russia in questo momento potrebbe non essere sicuro né politicamente opportuno. Per il presidente ucraino, la tregua proposta da Putin è troppo breve per tenere colloqui seri: «È impossibile concordare qualsiasi cosa in tre, cinque o sette giorni. È impossibile elaborare un piano per stabilire i prossimi passi per porre fine alla guerra. Non mi sembra una cosa seria», ha detto il presidente ucraino venerdì sera in conferenza stampa, chiedendo una tregua incondizionata di 30 giorni. Il leader ucraino ha invece dichiarato di credere in un cambiamento di Donald Trump sulla guerra: «Sono fiducioso che dopo il nostro incontro in Vaticano, il presidente Trump abbia iniziato a vedere le cose in modo un po' diverso».«Il presidente ucraino Zelensky ha detto che respinge la proposta di tregua del presidente russo Putin e non può garantire la sicurezza dei leader mondiali a Mosca», ha replicato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, qualificando le dichiarazioni di Zelensky «una provocazione verbale». Secondo Medvedev, Zelensky «capisce che nel caso di una vera provocazione nel giorno della Vittoria, nessuno potrà garantire che Kiev arrivi al 10 maggio». Stoccata dell’ex presidente anche a Washington: Medvedev ha criticato le parole del presidente Usa Donald Trump riguardo l’ultimo conflitto mondiale. «Che gli Stati Uniti abbiano fatto più di ogni altro Paese per porre fine alla seconda guerra mondiale è una stupidaggine senza senso», ha scritto il capo del Consiglio di sicurezza russo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/zelensky-parata-9-maggio-mosca-2671889325.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nel-mirino-anche-i-suoi-deputati" data-post-id="2671889325" data-published-at="1746346357" data-use-pagination="False"> Nel mirino anche i suoi deputati Volodymyr Zelensky avverte i deputati contrari all’accordo sui minerali con Washington: chi si oppone potrebbe vedersi revocato il visto per entrare negli Stati Uniti. Non è la prima volta che il presidente dell’Ucraina pone la sicurezza al centro della propria agenda sollevando, d’altra parte, dubbi sulla tenuta democratica del Paese. Secondo Zelensky, alcuni membri della Verkhovna Rada, il parlamento monocamerale ucraino, «non possono fare il doppio gioco», votando contro la ratifica dell’accordo. Si tratta di politici, ha denunciato ad alcuni giornalisti lo scorso venerdì sera, che «vanno negli Stati Uniti ogni mese, raccontano quanto sia grave la situazione in Ucraina e di come dobbiamo porre fine alla guerra rapidamente». Parte così il ricatto: «Per chi non vota per decisioni importanti per il Paese, vale la pena introdurre restrizioni sui visti di ingresso negli Stati Uniti». Lo sfruttamento congiunto delle risorse naturali con gli Stati Uniti è dunque ritenuto una decisione importante per il Paese, più precisamente una condizione necessaria per la sicurezza e il rilancio dell’economia. E il dissenso non può essere tollerato. Anche perché Zelensky è il primo a non aspettarsi nessuna difficoltà nel processo di ratifica dell’accordo con gli Usa. Da un punto di vista formale, ha anzi rivendicato il rispetto della prassi internazionale spiegando come il governo sia già pronto ad attuare l’accordo. È proprio sul corretto svolgimento delle procedure diplomatiche e democratiche che si concentrano i dubbi, soprattutto alla luce di precedenti controversi. Ad esempio, nel marzo del 2022, dopo circa un mese dall’avvio del conflitto contro la Russia, ha fatto discutere la decisione di sospendere le attività di undici partiti, con legami diretti e indiretti con Mosca. Tra questi figurava anche la Piattaforma di Opposizione - Per la Vita (Opzzh), il principale partito di opposizione che alle elezioni del 2019 ha ottenuto il 13% dei consensi e 43 seggi parlamentari su 450. Così Opzzh ha pagato le sue posizioni filorusse e antieuropeiste, pur avendo preso le distanze da Mosca, e invitato i suoi membri a difendere il proprio Paese. Un anno dopo, nel marzo del 2023, Zelensky ha poi firmato un decreto per unire tutti i canali televisivi nazionali in un’unica piattaforma, ufficialmente contro la disinformazione, ma a discapito del pluralismo. Nel novembre dello stesso anno è stata la volta dell’arresto del deputato Oleksandr Dubinsky, ex membro di Servitore del popolo, il partito fondato dallo stesso Zelensky. Dubinsky è stato espulso dopo aver diffuso informazioni diffamanti su Joe Biden e suo figlio Hunter durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2020. Poi è stato accusato di alto tradimento, disinformazione e trasferimento illegale di persone oltre il confine con la Russia, presumibilmente in collaborazione l’intelligence di Mosca. Tutto questo è avvenuto giustificandosi con la legge marziale e sventolando gli ideali di unità e sicurezza nazionale. L’apice, in tal senso, si è toccato di recente, quando diversi politici europei hanno protestato dopo che Donald Trump ha definito Zelensky un «dittatore», accusandolo di non voler indire nuove elezioni. Ma anche per Dmytro Razumkov, ex consigliere di Zelensky, in Ucraina sussiste un «deficit democratico», spiegando nei mesi scorsi che «alcune regole e libertà possono essere limitate dalla legge marziale che, a sua volta, può anche essere usata come meccanismo per consolidare il potere». In definitiva, sorprende vedere Kiev proclamare di lottare per i valori dell’Occidente, sospendendo la democrazia.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
Continua a leggereRiduci