2021-07-14
Speriamo che Zan faccia la stessa fine di Ferrara
Alessandro Zan e Giuliano Ferrara (Ansa)
Molti anni fa cercai di convincere Giuliano Ferrara a non presentarsi alle elezioni con una lista che avesse come unico programma l'abolizione della legge sull'aborto. Ricordo che a spingermi a chiedere all'allora direttore del Foglio di rinunciare alla sua battaglia fu, tra gli altri, don Gianni Baget Bozzo il quale, pur essendo favorevole a una revisione della 194, riteneva che una discesa in campo con quell'unico proposito fosse un suicidio.Con Giuliano andammo a pranzo da Checco er carrettiere, un ristorante a due passi dalla redazione, e con una lunga chiacchierata mi parve di aver convinto il collega a rinunciare al progetto, tanto che chiamai don Gianni, che oltre a essere un collaboratore dei giornali che avevo diretto era un amico, e gli comunicai di aver compiuto la missione che mi aveva affidato. La mattina dopo, tuttavia, Ferrara mi chiamò per dirmi che la notte aveva avuto una visione e aveva cambiato idea, dunque si sarebbe candidato con una lista anti aborto e così fece. Il risultato fu imbarazzante, tale da seppellire per sempre qualsiasi intenzione di rivedere la legge: lo 0,4 per cento infatti chiuse la partita, togliendo definitivamente ogni spazio per le modifiche alla 194. Un errore che ha azzerato qualsiasi discussione.Vi chiedete perché io rinvanghi una storia di 13 anni fa? Rispondo subito: la storia di Ferrara mi ricorda molto quella di Alessandro Zan. Costui non è noto quanto l'ex direttore del Foglio, tuttavia mi pare testardo e votato al suicidio quanto Giuliano. Da settimane insiste per mettere in votazione un disegno di legge contro l'omofobia e a favore dell'educazione sessuale pro gender a scuola. Matteo Renzi, con la consueta disinvoltura, ha spiegato che in aula non ci sono i numeri per approvare tale misura, suggerendo qualche modifica che rendesse la norma digeribile anche per il centrodestra. Ma Zan e il suo partito, il Pd, non paiono disposti a ripensarci, decisi a obbligare il Senato a esprimersi e probabilmente così sarà. Ieri è cominciata la discussione e le conclusioni le vedremo in seguito, quando, tra una riforma della giustizia e mille altri problemi in lista d'attesa per essere esaminati dal Parlamento, si troverà il tempo. Per Zan e per Enrico Letta che lo spalleggia, la faccenda dell'omofobia è una specie di emergenza nazionale e, guarda caso, si moltiplicano all'improvviso le denunce di giovani omosessuali aggrediti mentre si scambiano in pubblico qualche affettuosità. I media hanno contribuito a pompare anche la storia di una ragazza lesbica che la famiglia (immigrata) ha cacciato di casa, vicenda triste che ha commosso un certo numero di persone che si sono affrettate a donarle dei soldi perché si rifaccia una vita lontano dai genitori omofobi. Non fosse stato per il dettaglio che la ragazza il denaro lo ha speso per comprarsi un'auto di marca e un cane di razza, la faccenda sarebbe stata perfetta per sostenere l'esigenza di una legge contro le discriminazioni sessuali, ma, come è noto, non tutte le ciambelle riescono con il buco.Il ddl Zan ha diverse possibilità di finire con un buco nell'acqua, perché la legge rischia di essere affossata e, come per l'aborto 13 anni fa, c'è la prospettiva concreta che dopo la bocciatura l'argomento sparisca dall'agenda politica, rinviato ad altra legislatura, ammesso e non concesso che delle Camere rinnovate lo vogliano riprendere in considerazione. Renzi ha detto senza mezzi termini che non ci sono i numeri per approvarlo, suggerendo di togliere di mezzo la questione gender dal testo predisposto da Alessandro Zan. Mentre altri propongono di cancellare la giornata contro l'omofobia e anche la propaganda che si vorrebbe fare a scuola, con le associazioni Lgbt chiamate a tenere lezione a bambini e adolescenti. Ma l'onorevole del Pd, e pure molti suoi colleghi, non ci sentono. Secondo loro non è sufficiente prevedere che qualsiasi discriminazione in base al colore della pelle o del sesso, qualsiasi aggressione contro chi professa una religione o qualsiasi atteggiamento contro la libertà sessuale, debba essere punito: ci vuole proprio l'aggravante del gender, quasi che insultare una donna sia censurabile, ma insultare un transessuale sia peggio. Sì, per Zan e compagni ci vuole l'educazione sessuale a scuola, che poi sarebbe l'educazione omosessuale, transessuale, bisessuale e forse anche trisessuale. Bisogna celebrare la giornata contro l'omosessualità così come si celebra la giornata della Memoria, per ricordare lo sterminio degli ebrei, o quella in nome delle vittime delle foibe. Perché il movimento Lgbtqia si sente vittima ed è anche deciso a salire in cattedra, per spiegare ai ragazzi l'ideologia gender, la libertà di sentirsi fluidi, a prescindere dal sesso fornito da madre natura, dell'identità di padre e madre, trasformati dal sistema politicamente corretto in genitore uno e due, con il papà e la mamma spazzati via dalla nuova realtà di una famiglia che sostituisce quella tradizionale, con l'utero in affitto e gli spermatozoi e gli ovuli in provetta a sostituire la coppia composta da un maschio e una femmina. Lo so, vi parrò retrogrado, magari qualcuno sosterrà anche che sono omofobo, invece sono per il rispetto delle persone e contro ogni genere di discriminazione e aggressione, a prescindere dal sesso, dagli orientamenti sessuali o da quelli culturali. Tuttavia, se la testardaggine di Zan, di Letta e dei loro compagni nel portare avanti una legge senza cambiarla si risolvesse in un clamoroso disastro come quello delle modifiche alla 194 non mi dispiacerebbe affatto. Anzi, lo considererei un successo. Del resto, credo che se domani Zan si presentasse alle elezioni con il proposito di rivedere la legge Mancino (che già punisce le discriminazioni) per introdurvi un reato specifico legato al gender, bisserebbe il risultato di Ferrara: 0,4 per cento.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)