2025-11-10
Il Pd vuole accogliere più stranieri ma pensa di non curare i meridionali
Michele De Pascale (Ansa)
Il governatore dell’Emilia Romagna denuncia: «Enorme pressione sul nostro sistema sanitario da chi viene dalle altre regioni». Ma sempre lui lanciò l’idea, per i migranti, del permesso di soggiorno per merito.Un nuovo slogan si addice al Partito democratico: «Prima gli emiliano-romagnoli». Magari già un po’ sentito, come no, ma pur sempre efficace. Il fatto è che i dem della regione rossa da qualche giorno si sono collocati su una linea condivisibile ma curiosa: sostengono che il loro grande problema arrivi da fuori confine. No, non si tratta dei migranti, ma di un altro tipo di stranieri: quelli che arrivano dalle altre regioni d’Italia.Michele De Pascale, pragmatico governatore democratico, ha dichiarato a Radio24: «In questo momento il problema principale dell’Emilia-Romagna è il nostro storico motivo di orgoglio e cioè l’enorme pressione di persone da fuori regione che si vengono a curare qui. Non ce la facciamo più, non riusciamo più a soddisfare i nostri cittadini e l’enorme pressione delle altre regioni che si vengono a curare in Emilia-Romagna e ci stanno intasando il sistema e lo dico con rispetto».Non si tratta di una uscita peregrina del governatore, perché a quanto risulta sono in tanti nel Pd a pensarla come lui. Ad esempio il presidente della commissione salute regionale Giancarlo Muzzarelli, secondo cui bisogna prendere di petto il tema «non per bloccare ma per accogliere con qualità e rimborsi corretti». E poi la consigliera comunale Roberta Toschi che dice a Repubblica: «La vocazione universalistica garantita anche dalla Costituzione va mantenuta, ma non si può scaricare su chi è più votato a farlo». A dar ragione a De Pascale, in maniera nemmeno troppo sorprendente, è arrivato pure Alan Fabbri, sindaco di Ferrara in quota Lega: «Non posso che dargli ragione, perché lo dico da tempo: l’Emilia-Romagna non può farsi carico di tutti», ha dichiarato. «Non possiamo pensare che le regioni più organizzate diventino l’ospedale d’Italia, mentre altre continuano a non garantire standard minimi di efficienza e qualità. Ecco perché il tema del federalismo deve tornare ad essere centrale: le Regioni devono poter essere più autonome». Non si può negare che il tema esista, e da un certo punto di vista De Pascale ha fatto bene a rilanciarlo. Che qualche problema con la sanità emiliana ci sia e fuori di dubbio, se non altro perché i costi a carico dei comuni cittadini sono decisamente aumentati negli ultimi tempi, dato che sono cresciute le imposte e pure i ticket.Tuttavia in bocca agli esponenti del Pd le critiche al cosiddetto turismo sanitario suonano, come dire, leggermente stonate. Quando infuriava la discussione sull’autonomia differenziata, tanto per fare un esempio, i dem apparivano molto preoccupati proprio per le potenziali ricadute sulla «vocazione universalistica» del sistema sanitario. Ma anche a prescindere dal dibattito sull’autonomia regionale, rimane curioso che il Pd e persino gli alleati di Avs se la prendano con gli emigranti sanitari. Soprattutto perché da fin troppo tempo insistono per accogliere migranti da ogni angolo del mondo. Al Meeting di Rimini, non troppo tempo fa, lo stesso De Pascale lanciò l’idea del permesso di soggiorno per merito. «Una persona che si trova in Italia, che impara la lingua italiana, che si inserisce in un percorso di formazione professionale, che trova un lavoro, che vuole essere parte della nostra comunità deve avere un permesso di soggiorno per poter essere parte di questa comunità», disse il governatore. Belle e nobili parole, ma giova ricordare che gli stranieri sono un bel costo per il welfare regionale. Ai profughi ucraini è stata prorogata l’esenzione dal ticket, e passi perché si tratta di gente che fugge da una guerra. Ma tutti gli altri? Nel luglio scorso, la giunta regionale emiliana ha approvato il «Programma assistenziale per prestazioni sanitarie di alta specialità a favore di cittadini stranieri provenienti da Paesi extra Ue», mettendo 800.000 euro «a disposizione delle Aziende Usl del territorio, che per conseguire gli obiettivi possono aggiungere risorse proprie». Come informava il comunicato ufficiale, «sono oltre 2.200, dal 2001, le persone curate in Emilia-Romagna grazie a questo Programma, delle quali più di 1.600 under 14». Quindi si possono stanziare 800.000 euro per garantire servizi altamente specialistici a stranieri ma ci si lamenta perché costa troppo curare italiani da altre regioni? Chiudere i confini potrebbe persino essere una buona soluzione per la difesa del welfare interno. Ma andrebbero chiusi a tutti, non soltanto agli italiani.
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