2025-07-11
Jannik schianta Nole e vola in finale. Ora altra puntata di Sinner-Alcaraz
Jannik Sinner e Novak Djokovic (Ansa)
Sul centrale di Wimbledon, lo spagnolo ha sconfitto in quattro set una buona versione di Taylor Fritz (Usa). Poi l’altoatesino ha liquidato Djokovic in meno di due ore. Così domani può prendersi la rivincita di Parigi.Sarà rivincita. La partita che tutti aspettano. Domani sul campo centrale dell’All England club di Wimbledon Jannik Sinner e Carlos Alcaraz si troveranno nuovamente di fronte dopo la sfida epica vinta dallo spagnolo a Parigi poco più di un mese fa. «Sarà difficile fare meglio che al Roland Garros», ammette il campione italiano sollecitato al termine del match vinto contro un Novak Djokovic orgoglioso e commovente allo stesso tempo. Onore a lui, il giocatore più vincente della storia del tennis. Un grande. «Non so che cosa succederà domenica. È un grande onore trovarmi di fronte a Carlos. Cerchiamo di spingerci l’un l’altro sempre al limite. Spero che sarà una bella partita per noi, ma anche per voi», ha detto Jannik dopo aver menzionato i suoi familiari: «Qui ci sono mio padre e mio fratello ed è ancora più bello raggiungere questo risultato davanti a loro».Dopo quella dei Big three, con la seconda finale consecutiva tra loro siamo ufficialmente entrati nell’era dei Big two. Jannik e Carlos, la Volpe rossa e il Lupo nero. È questo l’esito dei due match di ieri in cui Alcaraz ha regolato l’americano Taylor Fritz (6-4, 5-7, 6-3, 7-6) e il numero 1 del mondo ha sconfitto il campione serbo con il punteggio di 6-3, 6-3, 6-4. Una partita praticamente senza storia, se si eccettua un breve momento d’incertezza all’inizio del terzo set. Per Sinner sarà la prima finale a Wimbledon, per Carlos la terza consecutiva e la disputerà da campione in carica. Con questo risultato Jannik s’iscrive alla ristretta cerchia di giocatori che nell’era open hanno raggiunto la finale in tutti gli slam (Rod Laver, Ken Rosewall, Ivan Lendl, Stefan Edberg, Jim Courier, Andre Agassi, Roger Federer, Rafa Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray).Dopo il ghiotto antipasto tra il numero 2 e il numero 5 del ranking che hanno espresso un ottimo tennis, con pochi tatticismi, grande prevalenza dei servizi e una qualità maggiore dello spagnolo nel gioco a rete e di tocco, c’era enorme attesa per la sfida tra la Volpe rossa e il Diavolo nero del tennis mondiale. Due giocatori di uguale forza mentale, due agonisti formidabili. Entrambi sono reduci da incidenti causati da due scivolate sull’erba. Un infortunio al gomito che consiglia ancora all’altoatesino la protezione di una manica elastica, un fastidio all’inguine per il serbo che lo farà chiamare il fisioterapista all’inizio del terzo set. Ma dopo un’ora e 55 minuti di gioco, con 12 ace e 36 vincenti, la superiorità di un Sinner vicino alla perfezione si è dimostrata schiacciante in tutte le zone del campo. Una macchina. La Volpe rossa ne trarrà grande fiducia in vista della finale di domani e per il proseguimento della stagione. Il Diavolo nero dovrà riflettere e forse riconoscere che questi regimi cominciano a essergli estranei.Non era per nulla scontato. Sì, è vero, nel bilancio dei precedenti, 5 a 4 in favore dell’altoatesino, gli ultimi quattro match li aveva vinti lui. Ma nessuno si era disputato sull’erba dove entrambe le volte il Djoker aveva prevalso. Nei quarti di finale del 2022, rimontando sotto due set a zero. E l’anno dopo, quando aveva regolato Jannik in semifinale in tre set. Dopo quel match, Sinner aveva detto che il divario si era assottigliato. Ci aveva visto giusto. La svolta avvenne pochi mesi dopo, nella semifinale di Coppa Davis disputata a Malaga, novembre 2023. Un set pari, sul 5 a 4 del terzo, servizio Sinner, Djokovic ha tre match point consecutivi che possono decretare l’eliminazione dell’Italia spianando la strada alla Serbia verso l’agognata insalatiera. Invece, Sinner si ribella, ribalta la situazione e vince 7 a 5. Da lì, tutto è cambiato. Ma qui, come detto, siamo sull’erba che ha visto trionfare sette volte il campione serbo. Quando due atleti giocano lo stesso tipo di tennis, di solito vince il più giovane e prestante, quello che tira più forte. Tuttavia, tre variabili non andavano trascurate. La prima: quanto avrebbe influito la superficie di Wimbledon? La seconda: quanto avrebbero contato l’esperienza e il temperamento indomito del diabolico Nole? Infine, la terza componente, la motivazione: quanto avrebbe influito sul rendimento del trentottenne probabilmente al passaggio dell’ultimo treno per aggiudicarsi lo slam numero 25 e uguagliare gli otto successi sull’erba di Roger Federer?L’inizio del match è fondamentale e il nostro campione appare subito concentratissimo. L’idea è tenere alto il ritmo, per non offrire appigli all’avversario. Al terzo gioco è già break in favore dell’altoatesino. È una battaglia di ace. L’italiano è meno falloso, più concreto e autorevole. Nei suoi turni di battuta quasi non si gioca. Nel nono game il serbo annulla due set point e gli viene in aiuto il servizio, ma al terzo deve soccombere e Sinner incamera il 6-3. Anche all’inizio del secondo l’italiano conquista subito il break e quando serve concede pochissimi punti all’avversario (due nel primo set e quattro nel secondo). Novak non sa cosa inventarsi per arginare l’onda. Prova con il serve and volley e qualcosa incassa. Il pubblico lo incoraggia nella speranza di veder allungare la partita. Ma dopo 69 minuti di gioco, Sinner è avanti due a zero. Dopo aver chiamato il fisioterapista, al secondo gioco del terzo set Djokovic ottiene il break poi tiene il suo turno di servizio e sale tre giochi a zero. È il colpo di coda del Diavolo. Mentre Jannik accusa un calo e smarrisce la prima di servizio. Nel quarto gioco Nole ha la palla per il doppio break, ma non la sfrutta e in un attimo si ritrova tre pari. Adesso affiora la stanchezza del vecchio campione e la difficoltà a reggere ritmi troppo elevati. Sinner si rinfranca e chiude senza incertezze. Appuntamento a domenica.
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