2025-10-23
Askatasuna evolve in lazzaretto: «C’è un focolaio di tubercolosi»
La sede del centro sociale Askatasuna a Torino (Ansa)
Nella scuola Neruda di Torino, occupata da attivisti del centro sociale, sono ormai una decina i casi di infezione alle vie respiratorie. Fdi: «Con la copertura della sinistra creata emergenza per la salute».Centro storico di Modena in balia di risse, rapine e violenze sessuali. La vecchia giunta dem puntava sulla sicurezza, il nuovo sindaco giustifica i balordi: «Provano rabbia».Lo speciale contiene due articoli. Tubercolosi a Torino. Sarebbero tra sei e otto i casi conclamati di tbc, due minorenni, all’interno della ex scuola Neruda, edificio da tempo occupato da circa 200 persone non censite, famiglie in difficoltà, extracomunitari, attivisti e antagonisti, tutti vicini al centro sociale Askatasuna di corso Regina Margherita. Pare che il primo caso sia in estate ma soltanto nei giorni scorsi si sarebbe sviluppato un focolaio, tanto che alcuni occupanti si sarebbero rivolti all’Asl chiedendo aiuto. E benché l’azienda sanitaria parli di «situazione sotto controllo», ieri ha depositato presso la Procura di Torino un esposto per epidemia colposa. Per il momento il Comune nega di aver ricevuto comunicazioni: «Non è arrivato alcuna informazione ufficiale dall’Asl».La tubercolosi è una malattia contagiosa potenzialmente grave, provocata da un batterio che attacca i polmoni e - nonostante i progressi della medicina - resta una delle principali cause di morte a livello globale, soprattutto nelle aree sottosviluppate di Africa e Asia. Ogni anno colpisce circa 2 milioni di persone e, secondo l’Oms, un terzo della popolazione mondiale risulta infettato dal batterio della tbc. In Italia l’incidenza è bassa, (meno di 10 casi ogni 100.000 abitanti) e viene costantemente monitorata dalle autorità sanitarie.Il centro sociale Askatasuna di Torino da tempo è al centro di polemiche, soprattutto perché oggetto di richieste di sgombero, con la Lega che ne chiede l’immediato sequestro e il Comune che sta valutando un piano. Lo scorso febbraio il sindaco Stefano Lo Russo aveva dichiarato di avere un piano progressivo per riportare legalità, precisando comunque che la situazione non è paragonabile al Leoncavallo di Milano. La metamorfosi da centro sociale a «bene comune», come ipotizzato dalla giunta, è stata messa in dubbio dalle opposizioni di Fi e Fdi dopo gli episodi di violenza nei cortei pro Pal delle scorse settimane. Senza dimenticare le recenti e passate scorribande antagoniste No Tav contro i cantieri in Val Susa ma anche nel capoluogo, che hanno provocato danni - materiali e patrimoniali - per 6,8 milioni di euro: è il risarcimento chiesto dalla presidenza del Consiglio e dai ministeri di Interno e Difesa, costituiti parte civile, agli esponenti del centro sociale processati con l’accusa di associazione per delinquere. E sempre all’inizio del 2025, un’indagine di Quarta Repubblica portò alla luce atti di violenza senza precedenti all’interno del centro sociale. Per le botte prese, una donna che in quel momento era incinta abortì. Secondo gli inquirenti le proteste a favore dei diritti dei migranti, «sarebbero totalmente smentite dalla radicata indole razzista dei militanti di Askatasuna». L’inchiesta di Nicola Porro ha portato a processo 26 membri del centro sociale, di cui 16 anche per associazione a delinquere.Attacca l’opposizione. Duro l’assessore regionale alle politiche sociali Maurizio Marrone di Fdi: «Se davvero nella clandestinità abusiva del Neruda occupato si è sviluppato un focolaio di tubercolosi, evidentemente la copertura politica del centrosinistra alla guida del Comune verso le occupazioni antagoniste è diventata ormai un’emergenza di salute pubblica, esponendo al contagio anche cittadini e per giunta bambini che non c’entrano niente. L’amministrazione comunale proprietaria dell’immobile è responsabile di cosa succede là dentro, a partire dalla diffusione di un’epidemia che andrebbe avanti da mesi senza alcun controllo. Prima che sia troppo tardi intervenga il sindaco Lo Russo perché non è giusto che siano i torinesi a pagare con la propria incolumità la tenuta della sua maggioranza e la recente radicalizzazione del Pd». Sulla stessa linea Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega in Piemonte, che ha annunciato interrogazioni alla giunta regionale e al Comune: «Per anni quello stabile ha ospitato abusivi dei centri sociali, Askatasuna in testa. Adesso la misura è colma: non possiamo permettere che dall’illegalità, ormai dilagante a Torino complice una sinistra che strizza l’occhio ai centri sociali, nascano persino potenziali epidemie. Mi aspetto una risposta tempestiva dal sindaco Lo Russo».Non manca la risposta dello Spazio Popolare Neruda: «Ci teniamo a precisare che la situazione dal punto di vista sanitario e del rischio contagio è sotto controllo. Quello che ci sembra invece fuori controllo sono le strumentalizzazioni politiche da parte della destra regionale. La tutela della salute pubblica non passa dallo sgombero di un’occupazione, ma dall’accesso libero e gratuito alla prevenzione».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/askatasuna-tubercolosi-focolaio-2674224371.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="modena-rossa-e-preda-dei-maranza" data-post-id="2674224371" data-published-at="1761171115" data-use-pagination="False"> Modena rossa è preda dei maranza Sono ormai lontani i tempi del sindaco «sceriffo», Giancarlo Muzzarelli che, sia pure inveendo da buon democratico ogni giorno contro il governo, aveva fisso il pallino della sicurezza. Oggi, Modena, se la passa davvero male: un anno e poco più del nuovo sindaco Pd, Massimo Mezzetti, già assessore regionale alla Cultura e alla Legalità, e la città ha scalato la classifica di Welcome to Favelas (la pagina Facebook che pubblica il meglio in materia di degrado e criminalità). E lui? Tra soluzioni inefficaci e zone rosse chilometriche «giustifica» i maranza, spesso protagonisti delle aggressioni e delle violenze, parlando di «rabbia repressa» che cresce «nelle diseguaglianze sociali del benessere». L’occasione che ha portato la città di Pavarotti alla ribalta mediatica, grazie ad un video diventato virale, è stata una mega rissa scoppiata pochi giorni fa in una delle vie più tranquille del centro storico, quando due bande di giovani, piombate all’improvviso tra i tavolini della movida autunnale, si sono presi a sediate, cinghiate e bottigliate fino all’arrivo della polizia. Ma gli episodi, gravi, che fanno capire quanto la situazione sia sfuggita di mano al buonismo del Pd di area cattolica che governa la città dalle amministrative del giugno 2024, sono altri. Ecco un breve elenco. Il due ottobre scorso tre minorenni sono stati beccati mentre in pieno giorno alla fermata del bus pestavano a sangue un coetaneo. Sei giorni dopo una donna è stata aggredita, in pieno giorno, in un viale dello shopping da un trentunenne tunisino che l’ha afferrata per i capelli, spinta a terra e picchiata senza motivo. Lo stesso giorno un nigeriano di 35 anni ha aggredito a morsi un agente della Polfer, che gli aveva chiesto il biglietto. Il giorno 16 un ragazzino di 14 anni è stato massacrato di botte a scuola da una banda di coetanei. Alla fine di settembre i residenti di un quartiere erano stati ostaggio, per settimane, di una banda di giovanissimi che dopo aver sfondato i tetti dei garage, bruciato le siepi del parchetto e dato fuoco ai giochi dei bambini erano arrivati a fermare gli automobilisti di passaggio buttandosi in mezzo alla strada con urla e parolacce. A settembre, in soli 10 giorni, tre autisti di autobus erano stati aggrediti senza motivo e così così via, fino alla donna aggredita e violentata a fine agosto sulla ciclabile da un giovane straniero in pieno giorno. Soluzioni? Poche e inefficaci. Per contenere gli effetti nocivi della movida, per esempio, il sindaco ha deciso di prendersela con gli esercenti e ha emanato una ordinanza che li obbliga a spegnere la musica alle 23, dà la caccia ai dehors abusivi (quelli che mettono i tavolini fuori dagli spazi di pertinenza) e minaccia di chiudere i locali a mezzanotte se la situazione sicurezza non migliorerà in fretta. Nei giorni scorsi, chiamato a partecipare al Comitato ordine e sicurezza, sempre Mezzetti ha convenuto sull’opportunità di istituire una zona rossa, in città, per aumentare i controlli e allontanare le persone pericolose. Peccato che, proprio a causa della vastità del fenomeno, a furia di aggiungere aree e strade ad alto rischio, la zona rossa sia diventata un’area vastissima, che comprende diversi quartieri ed estesa per oltre otto chilometri. Con buona pace per la sua efficacia. Ma a cosa deve tanta violenza una città dove la qualità della vita fino a poco tempo fa era garantita? Non sarà che le correnti interne al Pd, con l’ansia di costruire un governo «in discontinuità» con quello del predecessore Muzzarelli, abbiano portato all’estremo opposto? Guardando le premesse sembrerebbe di sì: secondo il sindaco Mezzetti, infatti, all’origine di questa situazione non c’è l’incapacità di gestire l’aumento della violenza da parte della sua amministrazione, bensì, come ha dichiarato lo scorso maggio al Festival della Legalità, l’incapacità della società moderna di ascoltare «il sordo rumore della rabbia che cresce in strati della popolazione giovanile per l’aumento delle diseguaglianze e della forbice sociale».
La Guerra in Ucraina, il disarmo di Hamas e le persone che scompaiono durante i conflitti.