2022-07-14
Vogliono rimettere il bavaglio agli alunni
Il ministero della Salute sabota l’installazione dei purificatori d’aria a scuola. Le linee guida, fornite al Miur con tre mesi di ritardo, specificano che la ventilazione non sostituirà l’uso delle mascherine. E, di nuovo, oneri e responsabilità sono scaricati sui presidi.L’obbligo di mascherina in classe, formalmente, l’hanno eliminato. Però lavorano per reintrodurlo il prossimo anno scolastico. Solo «per una popolazione tardo adolescenziale, per gli studenti delle superiori», farneticava ieri Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, mentre il suo collega, Andrea Costa, da giorni vagheggia l’abolizione definitiva. I contagi tra i giovanissimi, come ha riconosciuto il chirurgo di fede dimaiana, non sono un problema: loro non si ammalano gravemente e vivono in famiglie di adulti e nonni vaccinatissimi. Ma se, ignorando la realtà, il governo ancora insegue la chimera del Covid (quasi) zero, una soluzione esiste: gli impianti d’aerazione in aula. E a che punto siamo? Ahinoi, all’anno (quasi) zero.I tecnici del ministero della Salute hanno finalmente trasmesso a quelli dell’Istruzione un plico con le linee guida sui sanificatori. Eppure, qualcosa non va.Primo: Roberto Speranza è in clamoroso ritardo. Una norma pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 18 febbraio scorso prevedeva che, entro 30 giorni, fossero definite le specifiche tecniche dei dispositivi mobili di purificazione dell’aria e degli impianti fissi di ventilazione. Di giorni ne sono passati quasi 120. E siamo ancora all’interlocuzione tra dicasteri. Secondo: come ha lamentato il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, l’orientamento di lungotevere Ripa è di scaricare la patata bollente sui presidi. «Abbiamo dovuto attendere quasi quattro mesi per la consegna delle linee guida», ha denunciato il leghista, per ricevere «un documento caratterizzato da molteplici criticità e da una sostanziale volontà di delegare ad altri oneri e responsabilità. Di fatto, si scarica ancora una volta sui dirigenti scolastici, già fiaccati da una mole di lavoro straordinaria a causa della pandemia, il peso dell’intera operazione, anche per quanto riguarda aspetti prettamente sanitari». Un difetto che hanno notato persino i boiardi di Patrizio Bianchi, i quali, rispondendo al team di Speranza, hanno evidenziato che chiedere ai presidi di mettersi a monitorare e selezionare i dispositivi significherebbe costringerli a svolgere un compito lungo, sfiancante e forse al di là delle loro competenze. Non a caso, da viale Trastevere è partita la richiesta di individuare figure di ambito sanitario per supportarli. In più, l’intoppo burocratico è in agguato. Gli edifici scolastici sono di proprietà di province e, più spesso, Comuni. Se, per sgravare i dirigenti, si volessero organizzare gare pubbliche sui sanificatori, bisognerebbe affidarsi a un reticolo di enti locali, con lo spettro di plateali disparità tra territori. D’altronde, quando certe procedure si gestivano a livello centrale, con l’ora dismessa struttura commissariale, le energie venivano dissipate per procurare gli inutili e costosi banchi a rotelle. In ogni caso, i tempi sarebbero biblici: bisognava mettere in moto l’ingranaggio il 18 marzo, come previsto dalla norma. Non a metà luglio. È il terzo punto, comunque, quello più inquietante. Nella bozza delle linee guida che La Verità ha visionato, infatti, il dicastero di Speranza ribadisce più volte che la depurazione dell’aria aiuta, ma non si possono abbandonare le altre misure di contenimento del virus. Leggiamo a pagina 2: «È importante sottolineare che l’utilizzo di apparecchi di sanificazione, igienizzazione e purificazione dell’aria e delle superfici […] deve essere finalizzato a integrare, e non sostituire, le principale misure anticontagio». Ancora, a pagina 6: «Come riportato sopra né la ventilazione naturale né quella meccanica possono da sole prevenire l’infezione e sono da utilizzare in combinazione con altre misure di protezione». Perché, con Omicron 5 che si trasmette quasi ai ritmi del morbillo, le Ffp2 sarebbero infallibili? Nelle polverose stanze del ministero, qualcuno ha letto gli studi comparati che dimostrano l’impatto quasi nullo delle coperture facciali sui contagi a scuola? Dove vadano a parare Speranza & c. lo si capisce bene a pagina 8 del testo: «Per il contrasto alla pandemia Covid-19», c’è scritto, «l’utilizzo dei purificatori d’aria/sanificatori/igienizzatori non può sostituire i ricambi dell’aria esterna/ventilazione, l’uso della mascherina, il distanziamento fisico e le altre misure di barriera». Se in autunno, com’è probabile, tornassero a infrangersi ondate d’infezioni, rimetteranno il bavaglio ai nostri ragazzi. Benché pure qui si stia sfiorando il pasticcio: dal Miur sottolineano che, essendo stata abrogata l’imposizione della Ffp2, senza un nuovo decreto, a settembre, si tornerebbe in classe a volto scoperto. Ha propositi differenti? Allora, l’ex assessore potentino abbia il coraggio di mostrare subito le sue carte.Certo, Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani, dieci giorni fa, al Corriere, garantiva che «un buon sistema di ventilazione meccanica è tre volte più efficace della mascherina». Ci si metta poi che il contagio, tra i giovani, è una falsa emergenza e si capisce che quello delle Ffp2, ormai, è soltanto un feticcio. Ne deriva un appello urgente: tirate fuori i nostri figli dalla campana di vetro, prima che restino soffocati.
Antonio Tajani (Ansa)
Alla Triennale di Milano, Azione Contro la Fame ha presentato la Mappa delle emergenze alimentari del mondo, un report che fotografa le crisi più gravi del pianeta. Il ministro Tajani: «Italia in prima linea per garantire il diritto al cibo».
Durante le Giornate Contro la Fame, promosse da Azione Contro la Fame e inaugurate questa mattina alla Triennale di Milano, è stato presentato il report Mappa delle 10 (+3) principali emergenze alimentari globali, un documento che fotografa la drammatica realtà di milioni di persone colpite da fame e malnutrizione in tutto il mondo.
All’evento è intervenuto, con un messaggio, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha espresso «gratitudine per il lavoro prezioso svolto da Azione Contro la Fame nelle aree più colpite dalle emergenze alimentari». Il ministro ha ricordato come l’Italia sia «in prima linea nell’assistenza umanitaria», citando gli interventi a Gaza, dove dall’inizio del conflitto sono state inviate 2400 tonnellate di aiuti e trasferiti in Italia duecento bambini per ricevere cure mediche.
Tajani ha definito il messaggio «Fermare la fame è possibile» un obiettivo cruciale, sottolineando che l’insicurezza alimentare «ha raggiunto livelli senza precedenti a causa delle guerre, degli eventi meteorologici estremi, della desertificazione e dell’erosione del suolo». Ha inoltre ricordato che l’Italia è il primo Paese europeo ad aver avviato ricerche per creare piante più resistenti alla siccità e a sostenere progetti di rigenerazione agricola nei Paesi desertici. «Nessuna esitazione nello sforzo per costruire un futuro in cui il diritto al cibo sia garantito a tutti», ha concluso.
Il report elaborato da Azione Contro la Fame, che integra i dati dei rapporti SOFI 2025 e GRFC 2025, individua i dieci Paesi con il maggior numero di persone in condizione di insicurezza alimentare acuta: Nigeria, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Etiopia, Yemen, Afghanistan, Pakistan, Myanmar e Siria. In questi Paesi si concentra oltre il 65% della fame acuta globale, pari a 196 milioni di persone. A questi si aggiungono tre contesti considerati a rischio carestia – Gaza, Sud Sudan e Haiti – dove la situazione raggiunge i livelli massimi di gravità.
Dal documento emergono alcuni elementi comuni: la fame si concentra in un numero limitato di Paesi ma cresce in intensità; le cause principali restano i conflitti armati, le crisi climatiche, gli shock economici e la fragilità istituzionale. A complicare il quadro contribuiscono le difficoltà di accesso umanitario e gli attacchi agli operatori, che ostacolano la distribuzione di aiuti salvavita. Nei tredici contesti analizzati, quasi 30 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta, di cui 8,5 milioni in forma grave.
«Non è il momento di tagliare i finanziamenti: servono risorse e accesso umanitario per non interrompere gli interventi salvavita», ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione Contro la Fame Italia.
Il report raccoglie anche storie dal campo, come quella di Zuwaira Shehu, madre nigeriana che ha perso cinque figli per mancanza di cibo e cure, o la testimonianza di un residente sfollato nel nord di Gaza, che racconta la perdita della propria casa e dei propri cari.
Nel mese di novembre 2025, alla Camera dei Deputati, sarà presentato l’Atlante della Fame in Italia, realizzato con Percorsi di Secondo Welfare e Istat, che analizzerà l’insicurezza alimentare nel nostro Paese: oltre 1,5 milioni di persone hanno vissuto momenti di scarsità di risorse e quasi 5 milioni non hanno accesso a un’alimentazione adeguata.
Dal 16 ottobre al 31 dicembre partirà infine una campagna nazionale con testimonial come Miriam Candurro, Germano Lanzoni e Giorgio Pasotti, diffusa sui principali media, per sensibilizzare l’opinione pubblica e sostenere la mobilitazione di aziende, fondazioni e cittadini contro la fame nel mondo.
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)