2023-11-18
«Se vogliamo davvero salvare il Pil facciamo convivere riciclo e riuso»
Valter Caiumi (Getty Images)
Valter Caiumi (Confindustria Emilia): «La nostra filiera vale 7 miliardi di fatturato».Lo scorso mese la commissione Ambiente dell’Ue ha approvato la proposta di regolamento sugli imballaggi. Una norma che punta al riuso dei materiali, piuttosto che al loro riciclo. Il problema è che per l’Italia questo rappresenterebbe un vero passo indietro che spingerebbe interi distretti d’eccellenza, come quello della packaging valley emiliana, a dover ripartire da zero. Senza considerare che il concetto del riuso dei materiali, prima o poi, deve sempre e comunque passare dal riciclo. «In Europa stiamo facendo dei regolamenti, come quello del riuso, che vanno più incontro ad una necessità di un Paese che non ha sviluppato un processo di riciclo e questo secondo me è il vero problema», spiega alla Verità Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia. «Del resto», spiega, «il riciclo da solo vive, il riuso senza riciclo non vive perché il riuso dopo un po’ va riciclato. Insomma, chi oggi fa il riuso, dopo un certo punto deve riciclarlo. Chi invece oggi fa riciclo, può vivere senza riuso. Quindi noi diciamo che riciclo e riuso possono convivere per ridurre o migliorare la produzione dei rifiuti. Ma che uno vada o possa primeggiare sull’altro è impossibile perché logicamente il riuso prima o poi deve essere riciclato».Secondo Caiumi la norma voluta dall’Ue è insomma sbagliata a livello concettuale e potrebbe mettere a dura prova un Paese come l’Italia che è una vera eccellenza nel mondo del riciclo. «Il primo effetto particolarmente negativo», di questa legge, «è che i best in class che fanno riciclaggio come l’Italia dovranno ripartire da zero o quasi. Ci sono invece molti Paesi che fanno pochissimo riciclaggio e magari fanno solo riuso che avranno maggiore facilità nel raggiungere gli obiettivi previsti dall’Europa», spiega. «È come dire che abbiamo fatto tutte le scuole fino al dottorato e ora dobbiamo tornare alla scuola media. Siamo aperti al riuso, ma non può essere che questo viva senza il riciclo». Noi, «chiediamo che nel regolamento» le istituzioni europee, «non siano così categoriche, perché ci sembra più un principio di necessità di alcuni Paesi che non hanno sviluppato una vera cultura del riciclo, ma solo del riuso. Come filiera facciamo sette miliardi di fatturato ed è sicuramente un asset importante. Però è chiaro che se noi facessimo sette miliardi di fatturato e tutta questa tecnologia fosse indirizzata per prodotti che comunque fanno male al nostro pianeta non potremmo dirci contenti. Francia e Germania stanno tornando sulle nostre posizioni. Chi potrebbe beneficiarne sono i Paesi un pochino più piccoli, dove probabilmente non c’è cultura del riciclo», dice. L’idea di questa legge, «più che preoccupare la packaging emiliana, preoccupa i principi che abbiamo introdotto nel corso di tutti questi anni. E non solo nella packaging valley emiliana, ma direi per tutto il modello del riciclo che in Italia abbiamo sviluppato meglio di altri in Europa», ricorda il numero di Confindustria Emilia. «La packaging valley è un distretto di eccellenza che si è sviluppato a seguito delle richieste del mercato che però andavano nella direzione del riciclo, con grande attenzione a come produrre prodotti confezionati al meglio con bassa quantità di materia prima, in modo che si potesse riciclare con facilità. Quindi quello degli imballaggi è per noi un settore importante perché persegue un obiettivo importante per la comunità», evidenzia. «Il riciclo è il primo asset culturale che una società deve sviluppare. Poi il riuso è una possibile evoluzione per riciclare ancora un po’ meno. Ma lo spazio che c’è prima del riuso e fare del packaging che sia altamente riciclabile, recuperabile. Ed è quello che è stato fatto nei nostri territori in Italia, dove abbiamo sviluppato una cultura nel fare sempre di più con poco materiale e con materiali altamente riciclabili», conclude.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco