2024-12-05
Crimi: «Magheggi sul voto? Volevo una cartuccera di 5.000 Whatsapp»
L’uomo di Conte cerca di sminuire i messaggi mandati ai non iscritti in vista della consultazione sul ruolo di Grillo: «Lavoro al sistema da tempo. Perché usarlo ora? È un momento decisivo. L’obiettivo è 100.000 invii».Gli italiani lo ricordano seduto al fianco di Beppe Grillo mentre, nel 2013, umiliano in streaming il povero Pier Luigi Bersani costretto a passare attraverso le forche caudine grilline per espiare in diretta mondiale i peccati della politica politicante. Lui è Vito Crimi, cinquantaduenne palermitano, ex cancelliere di Tribunale promosso capogruppo del Movimento 5 stelle in Parlamento e poi tante altre cose sino alla nomina a capo politico ad interim tra il 2020 e il 2021, l’apice della sua carriera.Adesso è il regista della votazione che, per dirla con le sue parole, è uno spartiacque tra vecchio e nuovo Movimento. Da oggi all’8 dicembre gli iscritti a 5 stelle dovranno confermare l’espulsione di Grillo dalla creatura che ha fondato.Ieri abbiamo raccontato l’urgenza di Giuseppe Conte & C. di introdurre un nuovo modo di votare attraverso Whatsapp. Paura di perdere? Di non raggiungere il quorum dopo l’invito di Grillo all’astensione? Nelle scorse ore Crimi aveva chiesto un «aiuto urgente» ad alcuni suoi stretti collaboratori per consentire lo sviluppo di una «funzione che consente di inviare anche tramite Whatsapp la scheda di voto in caso di difficoltà con la mail». E aveva precisato: «Come tutti i servizi per poterlo usare su scale grandi occorre crescere nell’attendibilità. Quindi vi chiedo, con urgenza, chi può, stamattina entro ora di pranzo inviarmi privatamente almeno 5 numeri di telefono a testa. Dovete solo avvisarli che potrebbero ricevere messaggio da Skyvote e devono solo accettarlo (cliccando su ok o continua e non bloccarlo o segnalarlo)». Quindi aveva aggiunto: «Non devono essere per forza iscritti possono anche essere i vostri familiari a qualche amico anche non iscritto».Una sottolineatura che ha causato qualche mal di pancia all’interno dello stesso Movimento. E, così, dopo aver ricevuto l’equivoco messaggio ne abbiamo scritto. Crimi non ha gradito e ha definito l’articolo «abbastanza tendenzioso e con molte inesattezze, oltre che con illazioni davvero curiose», Abbiamo ribattuto che quelle presunte illazioni provenivano proprio dai suoi colleghi di partito e che più di uno aveva letto l’iniziativa come una mossa della disperazione.Crimi, di fronte a queste nostre contestazioni, non si è scomposto e ha cercato di spiegare l’obiettivo di quel messaggio. Confermando di fatto che era frutto di un timore. Al telefono ci dice che ha in testa questo progetto da mesi. Ribattiamo che, però, il test urgente di attendibilità per poter utilizzare Whatsapp è partito solo dopo la votazione del 23-24 novembre. Crimi deve ammettere che è così: «Chiaramente qualcuno dirà: perché lo stai facendo ora? Lo ammetto: è una votazione importante, sa bene quanto vale in termini mediatici, quanto vale in termini di futuro. Abbiamo due strade davanti. Per noi è un momento fondamentale. Quindi consentire la massima partecipazione è fondamentale. Consentire e non obbligare, non incentivare, per chiarirci. Il mio lavoro è quello di consentire, io sono tecnico in questa fase, non rilascio dichiarazioni, non dico nulla sulla questione politica, su Grillo-Conte e tutto il resto, non è il mio compito, specialmente in questo momento».La missione Whatsapp è scattata a causa di un’affluenza alle urne digitali che non ha soddisfatto i vertici del Movimento: «Perché non avevamo raggiunto i livelli che servivano e allora siamo partiti con questo».La «confessione» continua: «Visto che abbiamo avuto una marea di richieste di persone che volevano votare e non ci sono riuscite ci siamo detti, ma perché non cerchiamo di mandare anche i messaggi di Whatsapp? Se avessimo avuto degli strumenti più innovativi forse saremmo riusciti a gestirla meglio, a raggiungere più persone». Dunque a far paura è l’astensionismo. Anche se Crimi fa professione di fede: «Per me il quorum sarà ampiamente superato e il problema non saranno le percentuali, perché quando il “no” si schiera per non andare a votare, il “sì” vola al 99%». Però adesso è il garante-fondatore che predica l’astensione, un po’ di preoccupazione ci sarà… «Per la verità no. La preoccupazione è di chi sta promuovendo il non voto e pensa che non vada a buon fine e quindi usa ogni carta per screditare». Crimi ci spiega che dal 21 novembre sta lavorando con un team di tre persone per consentire a tutti gli iscritti di votare. Negli ultimi giorni 7.000 persone avrebbero chiesto supporto e loro sarebbero riusciti a rispondere a 4.800-5000. Il test di attendibilità puntava a raggiungerne 10.000, ma la missione è fallita. Inizialmente Crimi canta vittoria: «Questa cosa ha funzionato, adesso abbiamo la possibilità di inviarne fino a 10.000, se dovesse essere necessario. Se vediamo delle mail che non arrivano a destinazione e ci tornano indietro, a quelle persone potremo dire: siamo in grado di inoltrarvi il link per votare via Whatsapp. Se volete eccolo, se no volete, pace, fate quello che volete».Ma durante la conversazione il quadro cambia: «Speravamo di avere almeno una cartuccera di 5.000 Whatsapp da poter utilizzare all’occorrenza. Ma siamo a 500». Anche perché le persone raggiunte dal test urgente sarebbero state solo 200. «L’ambizione è di poter raggiungere 100.000 persone in pochi minuti, ma non oggi ovviamente» rilancia Crimi. Per ora il sogno è l’invio di 1.000 messaggi Whatsapp a chi non ha aperto la mail. Un’altra domanda che sorge spontanea è perché non sia stato utilizzato solo l’elenco degli iscritti per fare questo esperimento. Si punta a far votare i non iscritti? Crimi respinge la congettura e spiega: «Non abbiamo utilizzato il database degli iscritti, ma un insieme ristretto di conoscenti e amici per assicurarci che i messaggi andassero a buon fine e per avere feedback immediati. Ad esempio qualcuno in tempo reale ci ha comunicato che il messaggio non era arrivato». Alla fine riusciamo a ottenere dal «tecnico» Crimi qualche riflessione più politica, soprattutto quando gli ricordiamo che lui era un fedelissimo della prima ora di Grillo e di Gianroberto Casaleggio, era al famoso tavolo con Bersani. Sarà un po’ combattuto in questa fase? «Non lo sono affatto, per la mia storia conosco tante di quelle cose che non sono note ai più. Verrà il giorno in cui potrò raccontare tutto». Rivendica di non avere mai sgomitato per ricoprire certi ruoli, ma di essere stato scelto proprio da Grillo e da Casaleggio che lo hanno inserito più volte «nella quota nomine dall’alto». «Quindi diciamo che ho una visione abbastanza chiara» commenta sornione. Perciò non è vero che prima il Movimento era duro e puro e adesso è compromesso con la politica? Crimi ha un sussulto: «Tutte le volte che abbiamo cercato, in tutti i modi, di ostacolare le attività del governo Draghi, volte a indebolire le nostre battaglie, c’era sempre qualcuno che ci richiamava al senso di responsabilità e al Draghi grillino». Il riferimento al fondatore non è per nulla velato. Sta dicendo che Grillo non è puro come ama dipingersi? «Ha spinto su certe cose, per esempio sulle nomine, non si è mai tirato indietro dal dare le sue indicazioni quando c’era da fare governi, spingere alcune persone. Quindi su questo, diciamo che chi è senza peccato scagli la prima pietra». Crimi ricorda l’incontro con Bersani: «I giornalisti oggi mi chiedono se mi sia pentito di come abbiamo trattato un uomo che stimavo e stimo. Io rispondo se si ricordano chi fosse seduto al suo fianco, quando venne a fare l’agnello sacrificale. C’era Enrico Letta che aveva già in tasca l’accordo con Forza Italia per fare lui il presidente del Consiglio. Quindi sono venuti a fare questa pantomima che sapevano già come sarebbe andata e che gli avrebbe permesso di dare la colpa a noi del mancato accordo di governo. Quella vicenda mi ha aiutato a capire e quando Letta è tornato a fare il segretario del Pd non ha lavorato per un fronte unito». A giudizio dell’intervistato Conte è «moralmente irreprensibile, esigente soprattutto con se stesso». Un uomo che ha fatto scrivere i quesiti in modo chiaro, «non alla Casaleggio o alla Di Maio», domande in cui non si giocava sulle parole riguardo alle alleanze e all’«eliminazione» del garante. E Crimi si riconosce nel termine progressista? «Sì e secondo me lo siamo sempre stati».