2023-02-23
Visco indagato, la Procura conferma
Ignazio Visco (Imagoeconomica)
Bankitalia nicchia dopo il nostro scoop, poi Brescia toglie ogni dubbio: l’inchiesta è in corso e il pm ha ottenuto una proroga. Che di solito viene notificata agli iscritti...Si è passati nel giro di poche ore dalla «necessità di valutare la veridicità delle informazioni riportate dall’articolo» all’ammissione che quelle stesse informazioni erano vere. E così mentre ieri mattina fonti vicine alla Banca d’Italia evidenziavano che «al Governatore non è stato notificato alcun atto», al pomeriggio fonti giudiziarie ammettevano, come riportato appunto nell’articolo pubblicato mercoledì da La Verità, che Ignazio Visco risulta tra gli iscritti nel registro degli indagati della Procura di Brescia, con l’ipotesi di false comunicazioni sociali, in seguito ad una denuncia del 2021 di Giuseppe Bivona, rappresentante legale di Bluebell partners limited, socia di minoranza di Mps.Il fascicolo riguarda presunte omissioni da parte degli organi di vigilanza, tra cui Bankitalia e Consob, relative alla gestione dei bilanci dell’istituto senese quando era guidato da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, tra il 2012 e il 2015, ed è arrivato a Brescia perché a Brescia si giudicano i pm milanesi che sono accusati di abuso d’ufficio nella gestione dell’inchiesta sul Monte dei Paschi. La posizione di tre toghe, Stefano Civardi, Mauro Clerici e Giordano Baggio, è stata archiviata e il 12 aprile a Brescia si deciderà anche sull’ex procuratore di Milano, Francesco Greco. Se anche la posizione di Greco dovesse essere archiviata, le indagini su banchieri, ex funzionari Consob e Bankitalia e lo stesso Visco potrebbero spostarsi a Milano.Dopo l’ammissione dell’iscrizione nel registro del numero uno di via Nazionale, le stesse fonti giudiziarie evidenziano che si tratta di un «atto dovuto». Sennonché tutti gli atti compiuti dai magistrati, in un ordinamento che prevede l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale, rientrano nella categoria degli atti dovuti sicché la precisazione non appare aggiungere nulla. La Verità è comunque in grado di dare qualche dettaglio in più che può aiutare a far luce sul procedimento bresciano che è nelle mani del sostituto procuratore Erica Battaglia. Nella richiesta di proroga dei termini per le indagini preliminari si legge che l’iscrizione di Visco è avvenuta il 19 novembre 2021 - quindi il governatore è indagato a Brescia quasi da un anno e mezzo - e che l’ipotesi di reato va ricercata nell’articolo 2621 del codice civile, false comunicazioni sociali. Viene poi messo nero su bianco che i fatti o le omissioni sarebbero state compiute nel periodo che va dal 2013 al 2015. Visco è governatore di Bankitalia dal 2011 e nei due anni in questione ai vertici del Monte dei Paschi c’erano Alessandro Profumo e Fabrizio Viola che poi verranno condannati in primo grado a sei anni di reclusione per la vicenda dei due derivati, Alexandria e Santorini, contabilizzati come titoli di Stato. Il sostituto procuratore bresciano ha chiesto al gip altro tempo per portare avanti le sue indagini e ai sensi all’articolo 406 del codice di procedura penale le richieste di proroga delle indagini devono essere comunicate agli stessi indagati. Quindi dovrebbero essere state comunicate anche a Visco. Non solo. Perché secondo quanto risulta alla Verità, dopo la querela di Bivona nei confronti di Visco e altri, la Procura di Milano aveva iscritto il governatore nel registro degli indagati a modello 45 che a Brescia è diventato modello 21. Cosa vuol dire? Semplificando: arrivata a Milano la denuncia di Bivona è stata iscritta nel registro in cui vengono riportate segnalazioni o notizie che non vengono considerate reato (il modello 45 appunto), mentre a Brescia è passata nel «registro delle notizie di reato a carico di persone note» (il 21).
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
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