
Daniela Santanchè, senatrice di Fdi, collezionista dell'icona di Hermès: «Le critiche al sindaco perché sfoggia un accessorio costoso nascono dall'odio verso la ricchezza. Renda vivibile la capitale, poi si vesta pure come le pare...».Onorevole Santanchè, ha visto la guerra della Kelly contro Virginia Raggi? «Sì, a prima vista mi era sembrata una Bicolor». Una che? «Una due colori, un pezzo pregiato della collezione». E invece? «Poi ho guardato con più attenzione e ho visto che è una monocolore in pelle nera. Sempre bellissima, ovviamente». Lei è una estimatrice e collezionista. E sa che il costo di quel pezzo si aggira tra i 7.500 euro e i 15.000 euro. «Possibile... ma giudicare da una foto è difficile. Il valore di una Hermès può variare a seconda del modello, della serie, delle dimensioni o del fatto che sia nuova o usata». Nel dubbio è scoppiata la polemica in rete contro il sindaco di Roma.«Un delirio. Attaccare la Raggi per la borsa mi sembra non solo ridicolo, ma anche molto stupido». Eppure lei è una fiera avversaria del M5s, soprattutto a Roma. «Appunto. Una polemica di questo tipo la trovo una cosa che non si può vedere né sentire. Pura e semplice volgarità». Ha letto i commenti e le critiche ferocissime? «Non sono d'accordo anche e soprattutto se riguarda una mia avversaria».A Daniela Santanchè, politica con la vocazione per la battaglia della polemica, parlamentare che fece la sua prima campagna elettorale «nelle stalle con i tacchi a spillo», l'idea di difendere una grillina sul piano della solidarietà femminile piace. Ma - credo - la diverte anche l'idea di spiazzare tutti, attaccandola sul piano politico un minuto dopo. Tra una frecciata è un gesto galante, le memorie di una collezionista di Kelly che è legata a queste borse da un dettaglio della sua biografia. Quindi non si può criticare una donna per come veste perché è una donna? «Direi il contrario. In generale i politici si giudicano per quello che fanno, non per quello che hanno addosso. Però trovo fastidioso che noi donne dobbiamo subire continue campagne di diffamazione per le cinture, per le scarpe, per come portiamo i capelli». Dice?«Oh si! Lei mi chiama per commentare la Raggi, ma non mi è mai accaduto di essere consultata sulle stranezze di abbigliamento di un uomo». Ma se si è scritto di Conte persino quando si è tolto la pochette nel discorso alla Camera! «Ma che c'entra? Non era mica per dileggiarlo! Se si tratta del modo di vestire di un uomo si fa sociologia. Se a esibire qualche accessorio particolare è una donna, si arriva al pubblico linciaggio». La sua è una solidarietà para femminista? «Zero femminismo, si figuri. Difendo la Raggi sulla borsa perché è una sciocchezza aggredirla. Ma anche perché voglio conservare il diritto di poter dire - sull'unico terreno che considero veramente importante, la politica - che critico la Raggi perché la considero una amministratrice incapace». Avere una Kelly è come girare in città con una Ferrari. È un simbolo. «Su questo terreno non la seguo. Anzi, dentro questa polemica, dietro i leoni da tastiera che si esercitano sulla rete contro la sindaca, vedo un atteggiamento che conosco: l'odio contro la ricchezza». Non pensa che ci sia differenza - come scrive qualcuno -tra i gusti e le abitudini di un privato cittadino e quelli di chi rappresenta quattro milioni di cittadini? (Risata) «No. Mi pare una paranoia. Vedo una cosa sola: la criminalizzazione della ricchezza. E per me la criminalizzazione della ricchezza è un sentimento inaccettabile. Ho paura di una società dove si usa il pretesto di una borsa per sfogare su un bersaglio rabbia e invidia sociale». Molti hanno scritto: un sindaco guadagna 4.000 euro. Come può permettersi una spesa come questa?«E loro cosa ne sanno di quanto e come ha guadagnato la Raggi? Forse ha risparmiato, forse è un regalo della madre, forse ha rinunciato a una Panda perché si sentiva meglio con la borsa. Lei mi farebbe questa intervista se l'avessero fotografata con una Panda usata che vale più o meno 6.000 euro?». Che c'entra? «Sia sincero, la risposta è no». Se sei il sindaco quello che indossi è sotto gli occhi di tutti, però. «Si deve nascondere solo quello che si ruba. Io nella vita faccio l'imprenditore. Non vivo con i soldi della politica né mantenuta da un uomo. E con i miei soldi faccio e compro quello che voglio. Posso comprare dei giornali che altrimenti avrebbero chiuso, e salvare posti di lavoro. Posso farmi un regalo che è anche un investimento». Qualche giornalista è arrabbiato con lei in entrambi i casi.«Se i giornalisti sono arrabbiato con me sbagliano. Non ho mai licenziato chi guadagna 50.000 euro l'anno. Qualche superpagato fuori mercato sì». Quindi solidarietà con Virginia. «Se la borsa fosse vera sì. Mi sentirei male se l'avesse comprata dai marocchini».Cosa rappresenta la Kelly? «Nella storia del costume ha legato il suo nome a quello di Grace, l'americana bellissima che se vuole sa essere elegante anche con i pantaloni». Potrebbe essere un regalo. «Questo no. Un politico non può accettare un dono così, sarebbe un conflitto di interessi. Ci sono ministri che si sono dimessi per molto meno». Ha rifiutato regali così? «Molti. Non è che tutti possono farmi dei regali. Anche fare un regalo è un lusso». E quando ha letto la notizia cosa ha pensato? «Le pare che con i problemi che hanno i romani - io vivo da 18 anni tra Roma e Milano- si può discutere di questo? È una città che è diventata africana. Mi interessa non aver paura alla stazione Termini e che gli autobus non vadano a fuoco. La Raggi risolva questo e vesta come vuole». Una politica di destra può usarla e una di sinistra - a favore della decrescita felice - no? «Forse. Ma si cavilla. Io sono entrata in parlamento quando il modello era Rosi Bindi e ora vedo che in Transatlantico ci sono troppe imitazioni della Santanchè». La sua prima Kelly? «Mio padre mi ha regalato questa borsa quando avevo 18 anni. Era figlio di contadini che non avevano da mangiare, e per lui era un traguardo. Per me quella borsa è la storia di Grace Kelly e di mio padre, e sono entrambe belle storie». Ne ha tante vero? «Ne ho un tot». Più di dieci e meno di 100? Quanto valgono? «Non è un interessante quanto valgono. È importante sapere perché si hanno». Ne regalerà una alla Raggi? (Ride) «Nooo! Prima faccia bene il sindaco di Roma».
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
L’infettivologo Matteo Bassetti «premiato» dal governo che lui aveva contestato dopo la cancellazione delle multe ai non vaccinati. Presiederà un gruppo che gestirà i bandi sui finanziamenti alla ricerca, supportando il ministro Anna Maria Bernini. Sarà aperto al confronto?
L’avversione per chi non si vaccinava contro il Covid ha dato i suoi frutti. L’infettivologo Matteo Bassetti è stato nominato presidente del nuovo gruppo di lavoro istituito presso il ministero dell’Università e della Ricerca, con la funzione di offrire un supporto nella «individuazione ed elaborazione di procedure di gestione e valutazione dei bandi pubblici di ricerca competitivi».





