2022-12-24
I Vip denunciano gli effetti avversi. Via libera all’indagine della Florida
La Corte suprema dello Stato autorizza il gran giurì voluto da Ron DeSantis: farà chiarezza sulle morti improvvise dopo le dosi. Intanto, dagli Stati Uniti a Canberra, volti tv e politici rivelano: «Siamo vittime delle iniezioni».È un terremoto, quello che ha scatenato Ron DeSantis, probabile candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti nel 2024 (al netto del destino giudiziario di Donald Trump): il governatore della Florida ha chiesto, e ottenuto, di istituire un grand jury che «indaghi su crimini e illeciti legati ai vaccini anti Covid», «sui produttori dei vaccini mRna» (Pfizer e Moderna), «sui tanti dati che continuano a non essere pubblici» (in Europa, ad esempio, Ursula von der Leyen continua a non esibire i contratti con Pfizer), sulle linee guida dell’amministrazione di Joe Biden e, soprattutto, «sui decessi improvvisi legati ai vaccini, sulla base dei risultati delle autopsie». La Corte suprema della Florida ha dato il via libera al jury due giorni fa, e DeSantis ha promesso che i dati del Sunshine State sulle morti improvvise da vaccino saranno incrociati con quelli di altri Paesi. È un’iniziativa eclatante, quella intrapresa da DeSantis, perché apre la strada a feroci polemiche con l’amministrazione Biden, che ha gestito gran parte della pandemia e soprattutto la fase della campagna vaccinale. Ma offre una speranza di giustizia a tutti i cittadini danneggiati dai vaccini, a seguito di vaccinazioni di massa che hanno trascinato all’hub centinaia di milioni di persone che avrebbero forse potuto farne a meno. Cittadini di tutte le età, adulti sani ma anche giovani e bambini, silenziati da una farmacovigilanza passiva che ha scoraggiato, se non impedito, che gli eventi avversi fossero denunciati. Sono molte le testimonianze che arrivano ormai da due anni le quali, incrociate con gli eccessi di mortalità registrati in molti Paesi nel 2021 e nel 2022, potranno finalmente avere un riscontro. Quella di Ron DeSantis è una battaglia di principi ma anti ideologica. È sua la legge per impedire che venga «iniettata sessualità e ideologia di genere nel curriculum delle scuole elementari», per dire, ma è anche lui che ha infiammato il dibattito sulla gestione pandemica: a marzo esortava i bambini a togliersi la mascherina («Non c’è motivo che i giovani sani la portino, ma possono farlo, se vogliono: questo è uno Stato libero»), a luglio approvava il No patient left alone act, con cui revocava il divieto di visitare i propri cari in ospedale, mentre a ottobre ha comunicato che in Florida la vaccinazione mRna ai giovani maschi dai 18 ai 39 anni non sarebbe più stata raccomandata, «a causa dell’alta insorgenza di problemi cardiaci». «La Florida non nasconderà la verità», chiosò il suo ministro della salute, Joseph A. Ladapo, lasciando intendere che l’amministrazione di DeSantis sarebbe andata avanti. E così è stato.Il lavoro del grand jury istituito da DeSantis si dispiegherà soprattutto intorno alle morti improvvise: al meeting di metà dicembre dedicato al Comitato per l’integrità della salute pubblica, il governatore e gli esperti hanno cominciato ad analizzare i dati riguardanti gli eventi avversi gravi, a partire dai disturbi della coagulazione, le lesioni cardiache acute (miocarditi, pericarditi, infarti), la paralisi di Bell e l’encefalite. DeSantis indagherà anche sulle pressioni dell’amministrazione Biden e delle società farmaceutiche, che continuano a sollecitare una somministrazione diffusa di vaccini mRna alla popolazione sana, inclusi i bambini di 6 mesi, attraverso una propaganda incessante. Nel mondo cominciano a venire allo scoperto anche personaggi pubblici: Kerryn Phelps, ex deputata federale, già presidente dell’Australian medical association (Ama), che è la figura più importante in materia di salute pubblica in Australia, ha rotto il silenzio parlando della «esperienza devastante», di tipo neurologico, vissuta da lei e soprattutto da sua moglie a causa del vaccino anti Covid. «La diagnosi e la causalità sono state confermate da diversi specialisti che mi hanno detto di aver visto “molti pazienti” in una situazione simile»; secondo Phelps, che a inizio pandemia era stata una grande sostenitrice dell’obbligo di mascherina e dei vaccini, «il vero tasso di eventi avversi è molto più alto», ed è sottostimato per colpa delle «minacce da parte dei regolatori medici». Phelps ha anche accusato le autorità regolatorie di censurare il dibattito sulle lesioni da vaccino, sostenendo che molti medici «non parlano perché hanno troppa paura di essere radiati», mentre la gente comune teme di essere additata come no vax o compottista. Parlare di eventi avversi, o addirittura fatali, è un «tabù».A seguito di questa clamorosa denuncia, anche Eleni Roussos del network televisivo Abc ha dichiarato pubblicamente di aver subìto un grave evento avverso da vaccino anti Covid: «Dopo la pericardite post vaccino», ha detto la giornalista, «la mia vita è un inferno vivente. Le lesioni da vaccino sono reali e gravi e spero sinceramente che ne parlino più persone». In Germania ha suscitato clamore la denuncia delle più importanti assicurazioni tedesche, che registrano casi di «morte improvvisa» più che decuplicati nel 2021 e nel 2022. In Italia, ancora tutto tace. Fino a quando?
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)