2021-11-18
Il viaggio di Blinken in Africa
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Antony Blinken in Kenya (Ansa)
È una visita significativa quella di Antony Blinken nel continente africano. Il segretario di Stato americano avrà infatti modo di recarsi in Kenya, Nigeria e Senegal: una visita in cui, secondo quanto anticipato da Foggy Bottom, verranno affrontati dossier come «la pandemia del Covid-19 e il ritorno a un'economia globale più inclusiva». Ulteriori temi in agenda sono poi quelli della crisi climatica e della promozione della pace e della sicurezza. Tutto questo, senza tra l'altro trascurare che Blinken sia il primo alto funzionario dell'amministrazione Biden a effettuare un viaggio ufficiale in Africa. Giunto a Nairobi, il segretario di Stato americano ha avuto un lungo colloquio con il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta. In particolare, Blinken ha elogiato il ruolo del Paese africano nel cercare di smorzare il conflitto in Etiopia. «Continuiamo a vedere atrocità commesse, persone che soffrono e, indipendentemente da come lo chiamiamo, ciò deve finire e deve esserci responsabilità», ha detto il capo di Foggy Bottom ai giornalisti, aggiungendo che deciderà se definire la situazione un genocidio «una volta ottenute tutte le analisi necessarie per esaminare i fatti». La segretaria di gabinetto per gli Affari esteri del Kenya, Raychelle Omamo, ha dal canto suo affermato di credere «che un cessate il fuoco sia possibile», ma che «alla fine, queste soluzioni verranno dal (popolo etiope)». Ricordiamo che Kenyatta avesse incontrato domenica scorsa il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, esortandolo ad un cessate il fuoco dopo un anno di combattimenti.Ma quella etiope non è l'unica crisi che Blinken si troverà ad affrontare nel suo tour africano. Va infatti rammentato che gli Stati Uniti nutrano profonde preoccupazioni per l'instabilità politica del Sudan, dove si è verificato il mese scorso un golpe militare. In tal senso, nelle scorse ore, si sono registrate nuove proteste nel Paese, con la repressione che avrebbe fatto altre dieci vittime. Condanne internazionali del colpo di Stato erano rapidamente arrivate da varie parti del globo: in particolare, Washington aveva prontamente sospeso 700 milioni di dollari di aiuti al Sudan. Nel frattempo, il capo dei golpisti, Abdel-Fattah Burhan, si è riconfermato come capo del Paese la scorsa settimana. In tutto questo, la principale diplomatica statunitense per l'Africa, Molly Phee, ha avuto recenti incontri sia con Burhan che con il premier destituito, Abdalla Hamdok. Washington sembrerebbe quindi intenzionata a promuovere un dialogo interno: ma si tratta di una strada non facile da praticare e, per Blinken, questa si configurerà come una sfida ardua. Più in generale, al di là delle singole crisi, è possibile ritenere che, con questo viaggio, il segretario di Stato voglia contribuire a rendere l'Africa maggiormente centrale nella politica estera americana. Non va infatti trascurato che le ultime amministrazioni statunitensi non abbiano considerato il continente una priorità: un fattore, questo, che ha progressivamente avvantaggiato la Cina. Pechino gode infatti di una notevole influenza politica ed economica sull'Africa. Un'influenza che non le permette soltanto di accaparrarsi ingenti quantità di materie prime, ma anche di rafforzarsi in sede di Nazioni Unite. In quest'ottica, è chiaro che Blinken cercherà di rilanciare l'immagine degli Stati Uniti in Africa, anche in considerazione della sempre più serrata competizione con Pechino. È prevedibilmente sotto questo aspetto che il capo di Foggy Bottom si concentrerà sulla lotta al cambiamento climatico e soprattutto sulla diplomazia vaccinale. Come sottolineato di recente da Abc News, «Kenya, Nigeria e Senegal hanno vaccinato ciascuno meno del 6% della loro popolazione». Il tema vaccinale potrebbe quindi rappresentare uno strumento significativo per incrementare il soft power statunitense in loco.