2019-12-20
Vere le notizie sulla casa di Lady Inps. Ma Tridico si schiera con la dirigente
L'audit ha confermato i nostri scoop sulla ristrutturazione: lavori diretti senza autorizzazione e appalti affidati senza gara alla ditta che mise a nuovo l'abitazione di Gabriella Di Michele. Il presidente: tutto regolare.Nonostante le conclusioni confermino le rivelazioni della Verità sulla ristrutturazione della casa del direttore generale dell'Inps Gabriella Di Michele, l'organo di controllo interno dell'ente ha deciso di chiudere il caso a tarallucci e vino (il capo dell'audit, Gabriele Uselli, nel frattempo è stato promosso su indicazione della stessa Di Michele). Per fortuna però adesso qualcosa potrebbe muoversi all'Anac, l'Autorità nazionale anticorruzione. Interpellati sul caso da parte della Verità ci hanno risposto: «L'Anac ha facoltà di aprire istruttorie anche sulla base di notizie apprese da fonti aperte. Nel caso specifico è nostra intenzione chiedere all'ente vigilante e all'amministrazione in questione di essere informati sugli accertamenti posti in essere, al fine di valutare l'avvio di azioni inerenti i profili di propria competenza». Sull'argomento è tornato anche il presidente dell'Inps Pasquale Tridico, il quale ha scelto un look obamiano per il suo discorso al personale dell'Inps. A parte i messaggi non verbali che facevano a pugni con quelli verbali (ha parlato di porte aperte a tutti davanti a una porta chiusa) la parte per noi più interessante è stata quella proprio su Lady Inps: «Ho rinnovato la fiducia al direttore generale» dopo le «notizie che sono uscite sui media che si riferiscono a fatti vecchi sulle quali anche le vecchie gestioni hanno vigilato». Quindi ha aggiunto: «Ciò nonostante ho ritenuto utile far svolgere un ulteriore audit che è stato fatto secondo le norme usuali dell'istituto, una relazione molto dettagliata dalla quale non emerge nessuna irregolarità da parte del direttore generale». Amen. Premesso che «i fatti vecchi» a cui fa riferimento Tridico in gran parte non erano mai emersi sino ai recenti scoop della Verità, ricapitoliamo per i lettori la vicenda: nel 2012 la dg si autoconcede un mutuo da 150.000 euro per ristrutturare la sua bella casa romana e affida la Cila (comunicazione di inizio lavori asseverato) da presentare in municipio e la direzione dei lavori a un suo dipendente, l'architetto Achille Elia che avrebbe avuto bisogno di un'autorizzazione dell'istituto per esercitare questa attività. La ditta prescelta per la ristrutturazione è la Mizar, la quale dall'inizio del nuovo millennio ha ricevuto dalla direzione Inps del Lazio incarichi per un valore di 800.000 euro. Questo è quanto abbiamo scritto il 21 e il 22 novembre. Dopo quegli articoli Tridico, con due note del 25 e 26 novembre ha incaricato l'audit di verificare la regolarità dell'operato del dg e dell'architetto. Quest'ultimo nella sua memoria sul caso ha dichiarato di aver solo firmato la Cila, ma, rimarca l'audit «nulla dice in merito alla direzione dei lavori che secondo gli articoli di stampa avrebbe assunto in relazione ai lavori di ristrutturazione dell'appartamento in questione». Si perita, invece, di precisare che «la presentazione della Dia (il vecchio nome della Cila, ndr) non è stata determinante ai fini del perfezionamento della richiesta di mutuo». Peccato che sia stata la stessa Di Michele, durante una telefonata registrata, a dirci quanto segue: «Siccome io avevo collegato il mutuo ai lavori l'architetto Elia, che era il coordinatore regionale dell'Inps, ha sanato questa cosa, perfezionando l'iter del mio mutuo».Ma non è finita: sembra che Elia non avesse chiesto, né, di conseguenza ottenuto, alcun permesso per esercitare quell'incarico. Lui si è giustificato dicendo di aver lavorato gratis e di aver chiesto a voce l'autorizzazione all'allora vicaria della Di Michele, Loretta Angelini, e al coordinatore tecnico edilizio, l'architetto Francesco Di Maso. I quali hanno confermato. La direzione risorse umane guidata sino a pochi giorni fa da Giovanni Di Monde (spedito il 12 dicembre a dirigere l'ufficio regionale lombardo, scelta considerata punitiva dal diretto interessato), evidentemente non ritenendo sufficienti le giustificazioni, ha comunicato al presidente che necessitano di preventiva autorizzazione «anche gli incarichi di natura professionale, aventi tuttavia natura occasionale, temporanea e non, in conflitto d'interesse, anche potenziale con l'istituto». Di fronte a questo macigno, l'audit se la cava in modo pilatesco, «prendendo atto della differente interpretazione dell'architetto Elia in ordine alla portata del regolamento» rispetto all'ufficio delle risorse umane, mettendo così sullo stesso piano chi dovrebbe far applicare il regolamento con chi dovrebbe rispettarlo. L'audit, nella sua relazione, esamina anche l'iter con cui lo stesso Elia è stato promosso sottolineando che La Verità aveva scritto che la dottoressa Di Michele (a cui spettava il compito di formulare la proposta del candidato più idoneo) «si sarebbe astenuta adducendo motivi d'amicizia, senza specificare che il professionista aveva avuto parte attiva nella ristrutturazione della sua casa». Scava, scava che cosa ha scoperto l'organo di controllo? Che La Verità aveva ragione e che la Di Michele si astenne per «ragioni di opportunità», perché «un sincero rapporto di amicizia la legava a uno dei concorrenti».Veniamo ora al coinvolgimento della Mizar nelle indagini dell'audit. Noi avevamo scritto che la ditta, prima di fare i lavori a casa Di Michele, aveva ricevuto, tra il 2003 e il 2012, appalti senza gara dalla direzione regionale dell'Inps per un importo complessivo di 800.000 euro. L'audit conferma la cifra, ma ci corregge su un punto: il periodo in cui quei contratti sono arrivati va retrodatato di due anni e fatto partire dal 2001. Quisquiglie direte voi, ma evidentemente non per l'audit. Che ci fa sapere che su 16 lavori assegnati alla Mizar tra il 2008 e il 2014 (con la Di Michele direttore della sede regionale e con Elia come Rup, responsabile unico del procedimento) cinque arrivarono attraverso il cottimo fiduciario (procedura prevista per appalti di valore compreso tra i 40.000 e i 200.000 euro e in cui viene chiesto a cinque ditte di presentare un'offerta), ma ben undici sono stati assegnati con l'affidamento diretto (importi sotto i 40.000 euro), con un picco di affari tra il 2008 e il 2012, quando la Mizar ha incassato 390.807 euro. Dopo la ristrutturazione, i cordoni della borsa dell'Inps si sono stretti: niente appalti nel 2013, solo 6.500 euro nel 2014, anche se nel report Cig (codice identificazione gare) sul sito dell'ente sono stati erroneamente indicati altri 250.000 euro di appalti. Comunque sia, siamo certi che in pochi guarderanno il dito al posto della luna: qui il problema è che a fare la ristrutturazione di casa della Di Michele è la stessa ditta che ha concluso ricchi affari con l'Inps con la benedizione della Di Michele e dell'architetto Elia. Anche sulla questione del mutuo che la dg, «per sbaglio» si autoconcesse, l'audit non contesta la nostra ricostruzione, ma si limita a scrivere, come avevamo già fatto noi, che il contenzioso tra la Di Michele e l'Inps si è concluso con la conciliazione tra le parti davanti al Tribunale civile. Di fronte a tutto questo, Tridico, come un Nunzio Filogamo in maniche di camicia, non ha fatto un plissè e ha emesso il suo verdetto: «Tutto va bene, madama la marchesa».
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