2023-12-30
«Così Verdini jr s’accordava coi vertici Anas»
L’accusa: il figlio di Denis si incontrava coi big dell’ente nel suo ristorante, che pensava di usare anche per «lavare» i pagamenti degli imprenditori che si rivolgevano a lui. In ballo c’erano lavori per 180 milioni. M5s e Pd chiedono che Matteo Salvini riferisca in Aula.In ballo c’erano i lavori per il risanamento strutturale di gallerie sulla rete viaria nazionale: tre lotti per un importo complessivo di 180 milioni di euro. I capitolati in corso di stesura sarebbero usciti fuori dagli uffici dell’Anas prima della pubblicazione del bando per finire nelle mani dei superconsulenti della Inver, la società con la quale Verdini junior & Co avrebbero fatto affari fornendo ai loro clienti imprenditori le giuste dritte per fare facilmente gol. È il maxi appalto Anas al centro dell’indagine della Procura di Roma per corruzione aggravata e turbata libertà degli incanti che ha portato il gip Francesca Ciranna a disporre l’altro giorno gli arresti domiciliari per Tommaso Verdini, figlio dell’ex deputato Denis, per il suo socio Fabio Pileri e per gli imprenditori che ruotavano attorno alla loro galassia: Antonio Samuele Veneziano, Stefano Chicchiani e Angelo Ciccotto. Sono stati sospesi per 12 mesi dallo svolgimento delle funzioni in Anas, invece, Paolo Veneri, a capo della Direzione appalti e acquisti, e Luca Cedrone, responsabile del settore Gallerie. Tra gli indagati, però, ci sono anche Domenico Petruzzelli, responsabile, nella sede centrale di Anas, della struttura Assetti infrastrutturale rete, e babbo Denis, considerato dall’accusa il socio di fatto della Inver. In cambio, per i funzionari pubblici, stando all’accusa, c'erano spintarelle e aiutini per fare carriera. E mentre Veneri e Cedrone avrebbero fornito a Pileri le «informazioni riservate» sull’appaltone, rendendosi disponibili «a incontrare gli imprenditori fuori dalle sedi istituzionali» per fornire «rassicurazioni sull’esito», Petruzzelli, responsabile unico del procedimento, secondo l’accusa, sarebbe stato «a conoscenza delle intese clandestine». E avrebbe «omesso» di «attivarsi per evitare» che «la procedura venisse indebitamente portata avanti in favore delle società vicine a Pileri e ai Verdini». In cambio le società che sceglievano Verdini & Co come consulenti stipulavano contratti «fittizi» per centinaia di migliaia di euro, oppure pagavano in contanti. Uno dei problemi che alla Inver si erano posti era proprio legato agli incassi. Tommaso Verdini e il socio «si preoccupano di trovare un modo per ottenere le somme evitando i controlli». Verdini propone in prima battuta, annotano gli investigatori, di «ricorrere allo stratagemma delle sponsorizzazioni sportive»: «Sì, facciamo quel giochino lì, però ci dobbiamo organizzare… paghiamo il 10, qualcosa per cento, non mi ricordo quanto... facciamo lo sponsor e li mettiamo sui campi da calcetto, ovunque il nome del ristorante nostro». Pileri, invece, propone di farsi accreditare gli importi su una carta prepagata. Ma l’ipotesi viene bocciata da Verdini, che gli rappresenta «come le transazioni sono tracciabili». E allora Verdini junior ipotizza di trasformare il suo ristorante in una lavanderia, «sfruttando gli incassi per mascherare gli introiti in contanti degli imprenditori». Ecco le sue parole: «Cioè, noi abbiamo il ristorante, gli si dice [...] noi tutti i giorni mettiamo 4/500 euro da parte». Il ristorante, il Pastation, che Tommaso ha avviato nel 2015, ospitava anche gli incontri con i big dell’Anas. Ma non era l’unico posto nel quale i superconsulenti dell’appalto facilitato si sentivano lontani da occhi indiscreti. «Ulteriore indice sintomatico della consapevolezza del loro agire illecito», secondo gli inquirenti, «era la scelta di incontrarsi in luoghi non istituzionali e molto rumorosi». Al bar Trombetta a Roma, a due passi dalla stazione Termini, dove Pileri dice «di dover fare una cosa veloce con un amico dell’Anas». Oppure al ristorante Nuova Fiorentina, in via Brofferio, da Nazzareno, ma anche all’Unahotel. Qui Pileri incontra il funzionario Anas Cedrone. Poi aggiorna Petruzzelli «dandogli rassicurazioni sul ricollocamento in Anas». E secondo l’accusa, proprio grazie a quegli incontri «è stato possibile ricostruire le plurime condotte infedeli dei pubblici ufficiali». Ma per la strategia Verdini & Co preferivano gli uffici della Inver, dove pensavano di essere al sicuro. Qui Verdini junior «rivendica» con il socio «le manovre che stanno ponendo in essere», è sottolineato nell’ordinanza, «per ricollocare in Anas o in altre strutture i loro amici dirigenti»: «Qui stiamo facendo dei miracoli... stiamo ottenendo dei posti... e i posti li otteniamo per i rapporti che abbiamo con i dirigenti, con gli amministratori». E quando una delle gare non va in porto è ancora una volta Verdini a dire di voler parlare con Petruzzelli per «ricordargli», secondo l’accusa, «il loro accordo»: «Io prenderei Domenico e gli direi “mi hai chiesto di proteggerti nonostante le indagini... noi li abbiamo convinti che sei una persona seria, addirittura al punto che loro ci dicono che potresti essere il futuro dell’Anas”». Il 3 gennaio gli indagati incontreranno il gip per l’interrogatorio di garanzia. Quello che è apparso strano al collegio difensivo è la firma dell’ordinanza a cinque mesi dalla richiesta avanzata dai pm, con l’esecuzione nel pieno del periodo natalizio. «Non mi era mai capitato in 25 anni di professione di ricevere una notifica per un mio assistito il 28 dicembre alle 7.30 del mattino», commenta l’avvocato Giovanni Castronovo, che difende l’imprenditore Ciccotto. «Sicuramente sarà una casualità», afferma invece l’avvocato Antonio Zecca, difensore dell’imprenditore Veneziano. Il periodo delle festività però rende il tutto più complicato: «Aspetto di vedere gli atti allegati all’ordinanza, che ho chiesto da due giorni e che non ho ancora ricevuto», chiosa Zecca. Mentre alla Camera pentastellati, dem e Avs chiedono un intervento del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, perché uno degli indagati in una intercettazione ha fatto riferimento a «un accordo con la Lega». «Chiediamo una informativa urgente del ministro Salvini», ha detto Federico Cafiero de Rhao (M5s), «per riferire sul sistema di consulenza e appalti pubblici banditi da Anas, indagini che hanno coinvolto Tommaso Verdini (cognato del ministro, ndr)». Per Debora Serracchiani (Pd) «ancora nessuno del governo ha smentito quanto appare negli articoli». Anche Angelo Bonelli di Verdi-Sinistra, come gruppo, ha chiesto «una informativa in Aula urgente di Salvini». Contrario Enrico Costa di Azione: «Non dobbiamo portare avanti lo schema delle informative a gettoni». Poi Costa si è rivolto a Bonelli: «Dice che non gli interessa la questione giudiziaria, ma ogni settimana presenta un esposto». E dai banchi della sinistra non sono riusciti a fare altro che buttarla in gazzarra.