2021-10-09
Con la scusa della lotta ai pedofili riscrivono la dottrina della Chiesa
Papa Francesco (Getty Images)
Il recente Rapporto Sauvé, che il Vaticano ha controfirmato e finanziato, «stima» che in Francia si sarebbero avuti 216.000 abusi in 70 anni. Giusto fare luce, ma il testo pretende di dettare legge alla religione.Il 5 ottobre è stato presentato al pubblico l'ormai celebre, e celebratissimo, Rapporto Sauvé, avente per tema «Le violenze sessuali nella Chiesa cattolica. Francia 1950-2020». La commissione indipendente (detta Ciase) che ha messo appunto il voluminoso dossier è stata guidata e presieduta dal giurista Jean-Marc Sauvé. Il rapporto ha impressionato la stampa laica - ed anche quella che si professa cattolica - per la mole del documento (oltre 500 pagine), i nomi più o meno autorevoli dei ricercatori e le cifre dei casi di violenza sessuale messi in risalto. Ed anche per il fatto che, al di là della sbandierata indipendenza della commissione, la Chiesa cattolica di Francia ha controfirmato, sostenuto e perfino finanziato il progetto di ricerca.Secondo Repubblica, Corriere, Il Fatto ma anche Le Monde, Le Figaro e altre testate, i crimini di violenza sessuale sarebbero stati, nei 70 anni presi in conto, circa 216.000. Ma questo dato non deriva da un conteggio matematico uno a uno, bensì da una proiezione, da una stima media opinabile e come tale di poca valenza scientifica.Va detto qui ciò che pare scontato e banale, ma che non lo è mai quando si trattano fatti così tristi e indecenti. Anche un solo caso di violenza sessuale, stupro, pedofilia, efebofilia, induzione o coazione a ciò che ripugna, è un caso di troppo. E il colpevole va condannato, cacciato dalla Chiesa e dalle funzioni che indegnamente occupava. Da cattolico mi permetto di aggiungere che quando si tratta di «uomini di Dio» c'è una sorta di aggravante - morale, non giuridica - per tutto ciò che è stato fatto coprendosi dietro una tonaca, una sagrestia o una presunta (e abusata) autorità spirituale.Resta che i colpevoli, secondo il rapporto, sarebbero stati tra i 2.900 e i 3.200 sacerdoti e religiosi nei 70 anni presi in considerazione. Il che rappresenta il 2,5-2,8% del totale degli ecclesiastici vissuti in quegli anni. Il dato, pur triste e increscioso, è nella media di qualunque religione, gruppo umano, associazione, e delle stesse società prese come tali.Una cosa che pochi hanno notato è che queste aberranti violenze «riguardano in netta maggioranza vittime di sesso maschile» (Sauvé, p. 41). Come può spiegarsi, tenuto conto che le violenze sessuali nella società - non meno numerose che tra i cristiani - riguardano quasi sempre vittime di sesso femminile?La Bussola in un articolo di Nico Spuntoni parla di «piaga omosessuale». Cioè: è vero o no che molti di questi 3000 criminali hanno peccato in quanto sacerdoti omosessuali e non in quanto semplici sacerdoti? Questa domanda moltissimi osservatori laici vorrebbero zittirla all'istante.La cosa più intrigante del dossier però è un'altra. Ovvero le 45 raccomandazioni con cui in un certo qual modo il rapporto si conclude. Come a dire, dopo la diagnosi del problema, ecco a voi la terapia.Questa «Lista delle raccomandazioni» (pagine 51-66) che abbiamo letto con estrema attenzione, costituisce un'entrata a gamba tesa e un ribaltamento del cattolicesimo. È un chiaro invito alla comunità religiosa a trasformarsi in altro da sé, fino a divenire un gruppo di sostegno psicologico-affettivo di dimensioni internazionali. Meraviglia e sorprende che teologi, cardinali e monsignori non l'abbiano colto.Stefano Fontana, e altri più attenti osservatori, hanno notato che tutte queste raccomandazioni sono di impianto relativista e nulla hanno a che vedere con la dottrina della Chiesa. Ci sono raccomandazioni sullo spazio da dare ai laici al posto dei preti, o alle donne piuttosto che ai maschi. Manca poco e si detta come si deve dire messa o dare il battesimo ai neonati.La raccomandazione numero 3 parla di rivedere «il modo di esercizio del ministero sacerdotale e episcopale». La 4 chiede, citando il Sinodo sull'Amazzonia, che «siano ordinati uomini sposati». Volendo alludere al rapporto - finora mai dimostrato - tra celibato e violenza. Ma la violenza dilaga nelle famiglie, nelle coppie in crisi, nel mondo della droga, dello sport, delle sex chat e nelle gang giovanili depravate.Tutto il dossier milita per una Chiesa aperta, come se questa «apertura» fosse di suo il toccasana. Ma gli ambienti delle discoteche, dei festini, degli abusi di alcool e droghe, sono aperti o chiusi? Apertissimi direi, e in essi le violenze e gli eccessi sono più frequenti che altrove.L'acme delle richieste è l'ingiunzione alle «autorità della Chiesa» di inviare un messaggio secondo cui «il segreto della confessione non può derogare all'obbligo, previsto dal codice penale […] di segnalare alle autorità giudiziarie e amministrative, i casi di violenza sessuale» (n. 8).Rendendosi conto in che vicolo cieco si stava andando, il capo dei vescovi francesi, mons. Eric de Moulins-Beaufort, ha dichiarato alla radio che «il segreto della confessione si impone a noi, e si imporrà sempre, e in questo senso, esso è più forte delle leggi della Repubblica». Puro catechismo e diritto canonico.Apriti cielo! La stampa sta imbastendo un pubblico rogo per lesa Repubblica, la nuova divinità dei francesi dal 1789. E così, per una frase banale e un principio irrinunciabile per un cattolico, il ministro degli Interni, Gérald Darmanin ha convocato per martedì prossimo il presidente dei vescovi di Francia. Il quale ha fatto sapere di aver accettato la convocazione. E di voler ribadire al ministro di Macron, che «il segreto della confessione non è contrario al diritto penale francese, come sottolineato dalla circolare della Cancelleria dell'11 agosto 2004» (sul segreto professionale dei ministri del culto).Cosa accadrà? Lo sapremo presto. Di certo, la Chiesa francese ha fatto male a festeggiare per la pubblicazione del Rapporto. Fare penitenza e ripulire i ranghi è sempre doveroso. Ma mostrarsi proni al potere di chi ha ormai una «religione invertita» - nemica mortale del cattolicesimo - è segno di cecità, irenismo, debolezza e panico da «cittadella assediata».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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