2022-02-27
Il mondo astratto di Vasilij Kandinskij in mostra a Rovigo
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Vasilij Kandinskij, Destino (Il muro rosso) 1909, olio su tela 83 x 116 cm, Astrakhan, The P.M. Dogadin Astrakhan State Art Gallery
Nella cornice rinascimentale di Palazzo Roverella, sino al 26 giugno, una straordinaria mostra dedicata al pittore russo Vasilij Kandinskij, padre dell’Astrattismo e fondatore della Blaue Reiter. Un’esposizione di altissimo valore, che punta ad approfondire l’enigmatica ricerca creativa e stilistica dell’artista, non ancora del tutto svelata. 80 i capolavori esposti, cui si aggiungono dipinti del suo«circolo » di amici e un’interessantissima raccolta di fotografie, documenti, cimeli e oggetti d’arte popolare.«Prima» c’era l’arte figurativa. «Poi » è arrivato Kandinskij. Si potrebbe riassumere così, con queste poche parole, l’effetto che Vasilij Kandinskij (1866/1944) ha provocato nella storia dell’arte mondiale. Una rivoluzione totale, che, come tutte le rivoluzioni che si rispettino, ha anche una data precisa: il 1910, anno in cui l’artista russo dipinse il famoso Primo acquerello astratto, universalmente considerata la prima vera opera di arte astratta, lo spartiacque – sempre artisticamente parlando - fra il XX secolo e il passato. La tela, ora conservata al Centre Pompidou di Parigi, è una sequenza di segni e macchie colorate disposte senza un ordine apparente, priva di ogni riferimento al mondo visibile e alla realtà fisica. Eppure, con quell’immagine (e con tutte quelle che seguirono poi), Kandinskij cercava e voleva comunicare stati d’animo ed emozioni, creare un’armonia pittorica che fosse musica. Perché lui la musica l’amava e l’ascoltava, addirittura diceva di vederla, per poi tradurla in quelle forme geometriche, macchie di colore, linee e punti (tutti elementi distintivi della sua pittura), che non erano dei semplici «scarabocchi », informità sparse a caso su una tela, ma seguivano – appunto – l’ordine e l’armonia dei principi musicali. Appare chiaro che quello di Kandinskij è un mondo complesso, fatto di elementi che si completano e si fondono fra loro, un mondo che lui stesso cercherà di spiegare in un suo trattato, «Lo Spirituale nell'arte» (pensato nel 1910 e pubblicato a fine 1911), in cui misticismo, filosofia e metafisica si incontrano e si confondono, sotto il segno di un'arte nuova. Ma qualcosa di oscuro e di non risolto rimane. Ed è proprio da qui e soprattutto dal desiderio di chiarire un punto cruciale de «l’enigma Kandinskij», ossia il passaggio fondamentale dall’arte figurativa a quella astratta, dando così unitarietà al suo percorso artistico, che prende il via la retrospettiva a Palazzo Roverella.La mostraCurata da da Paolo Bolpagni e Evgenia Petrova, l’esposizione, divisa in 12 sezioni, prende avvio dagli esordi dell’artista, a Monaco di Baviera, approfondisce poi il suo approdo a Murnau, la scoperta dello «spirituale nell’arte», il magico momento del «Blaue Reiter» ( il mitico movimento artistico del Cavaliere azzurro da lui fondato nel 1911) e della conquista dell’astrattismo (1911-1914), il ritorno in Russia (1914-1921), l’esperienza alla scuola di arti applicate Bauhaus (1922-1933), sino agli ultimi anni del Maestro in terra di Francia, dove morì nel 1944. Un percorso preciso e ben scandito, che tocca e approfondisce tutti i momenti creativi della vicenda di Kandinskij, documentandola con una sequenza di opere di altissimo livello, concessioni di musei russi, innanzitutto, ma anche di numerose istituzioni europee. Di particolare interesse la sala introduttiva della mostra, riservata all’arte popolare russa, con un focus sulle espressioni creative dei popoli della Vologda (Russia settentrionale), con le quali l’artista entrò in contatto nel 1889 e da cui trasse ispirazione per alcuni sui dipinti con riferimenti fiabeschi e popolarfolkloristici. Via via che si procede nella visita, le tele di Kandinskij diventano sempre meno figurative, sino a quando il colore si libera dal disegno e dalla linea, perdendo ogni funzione rappresentativa. Emblematica, a questo proposito, l’opera Improvisation 34, del 1913, (proveniente dalla città di Kazan, dal Museo di Stato di Belle Arti della Repubblica del Tatarstan) e la sezione dedicata al gruppo del «Cavaliere Azzurro»: di questo momento è il dipinto Der Reiter (Sankt Georg), prestato dalla Galleria Tret’jakov di Mosca, posto a confronto anche con lavori di Paul Klee. Interessante anche l’approfondimento riservato ai dipinti su vetro, (realizzati da Kandinskij nel 1918) e la sezione dedicata al periodo parigino, l’ultimo della sua vita, ma non per questo meno creativo e prolifico. Al contrario: è uno spirito ludico e un linguaggio per certi versi surrealista, a caratterizzare l’ultimo Kandinskij.Come ha commentato il co-curatore Paolo Bolpagni «Radunare ben ottanta opere di Kandinskij (oltre a libri in edizione originale, documenti, fotografie, rari filmati d’epoca, cimeli e oggetti d’arte popolare) è stata un’impresa ardita e straordinaria, che ha però consentito al pubblico italiano di ammirare capolavori unici che segnano tutti i principali snodi della carriera di uno dei massimi artisti del Novecento».
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
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