2025-10-03
Vannacci a Livorno per la «remigrazione»
Il generale ed europarlamentare leghista interverrà nella città «rossa» a un evento che replica il contestato summit di Gallarate. La concomitanza con le mobilitazioni pro Pal mette in allerta le forze dell’ordine. Il Pd è un disco rotto: «Idee incostituzionali».Il 4 ottobre è la classica data che sul calendario va cerchiata in rosso: la sinistra, soprattutto quella estrema, è in fermento per la grande manifestazione pro Gaza che si terrà domani lungo tutto lo Stivale. Dopo anni in cui i «compagni», malgrado le coccole del Pd, non hanno praticamente toccato palla, la questione palestinese ha improvvisamente offerto loro la possibilità di uscire dal retrobottega e di tornare al centro della scena. Eppure, se gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla Striscia e, di rimando, sulle proteste dei pro Pal, la galassia sedicente «antagonista» dovrà fare i conti con un’«azione di disturbo» degna di nota. Sempre domani infatti, nella rossa Livorno, e più precisamente presso il Grand Hotel Palazzo, si terrà l’evento «Road to remigration». Si tratta, nello specifico, della prima conferenza di preparazione al Remigration summit 2026, ossia la seconda edizione della kermesse organizzata dalle numerose associazioni europee che sostengono la proposta della remigrazione: un tema che, evocato persino da Donald Trump, sta diventando sempre più centrale nel dibattito politico occidentale. Già lo scorso maggio, del resto, il summit di Gallarate aveva generato un vespaio di polemiche, soprattutto per la presenza di Martin Sellner, leader degli identitari austriaci e teorico principe del progetto remigrazionista. È quindi probabile che l’appuntamento di domani, se non riuscirà a oscurare le mobilitazioni dei «compagni», di certo farà parlare molto di sé. Anche perché, tra i relatori, figura persino Roberto Vannacci, ossia il nemico pubblico numero uno del rumoroso fronte progressista. I promotori e gli animatori dell’evento sono soprattutto due: Andrea Ballarati, leader dell’associazione «Azione, Identità, Tradizione» con un passato in Gioventù nazionale (costola giovanile di Fdi), e Lorenzo Gasperini, esponente della Lega giovani. Ballarati, che del Remigration summit è anche il portavoce, ha spiegato in un video diffuso sui social l’obiettivo della conferenza di domani: «Quella che finora è stata una fenomenologia mediatica verrà resa una seria proposta politica, un serio proposito di cambiamento dell’immigrazionismo e accoglienza estrema di cui è stata vittima la Toscana, l’Italia e l’Europa intera». Ma perché proprio Livorno? È sempre Ballarati a specificarlo: «È la città più rossa della regione più rossa, dove si terranno presto le elezioni». Pur consapevole che l’evento non potrà certo determinare il risultato delle urne, il portavoce del Remigration summit si è comunque detto fiducioso che l’imminenza del voto potrà dare maggior risalto mediatico al tema della remigrazione.L’appuntamento, che sarà a numero chiuso per circa 150 spettatori, promette in effetti scintille. Oltre a Vannacci, tra gli oratori figurano anche il generale Marco Bertolini, noto esperto di geopolitica e presidente dell’Associazione nazionale paracadutisti d’Italia, Mihály Rosonczy-Kovács, direttore del think tank ungherese Nozopont Intezet, gli esponenti dell’Afd tedesca Petr Bystron e Stefan Korte, il deputato romeno George-Mihail Neamtu, membro del partito nazionalista Aur, e l’influencer spagnola Ada Lluch, giovane attivista conservatrice vicina ai sovranisti di Vox, che peraltro ha già fatto parlare molto di sé quando è salita sul palco all’imponente manifestazione di Londra organizzata da Tommy Robinson. A destare le preoccupazioni dei segugi di sinistra, però, è chiaramente la presenza di Vannacci. Il tema della remigrazione, del resto, il vicesegretario del Carroccio l’aveva evocato già a Pontida: «Non ci rassegniamo alla società multiculturale, alla società meticcia, alla islamizzazione delle nostre città», disse in quell’occasione Vannacci. Che poi puntualizzò: «Lo straniero è già tra noi, ci ha invaso: è lo straniero che molto di frequente stupra, violenta, rapina e che ci vuole imporre la propria cosiddetta cultura. Per questi signori che non rispettano le nostre leggi e che entrano nei nostri confini, c’è solo un futuro e si chiama remigrazione». Per aver poi confermato che sarebbe stato presente all’evento di Livorno, il vice di Matteo Salvini si è pure beccato da Domani l’appellativo di «fascioleghista». In effetti, a leggere la stampa progressista che ha dato notizia della conferenza nella città labronica, è tutto un profluvio di titoli spaventevoli come «la kermesse sovranista», «il raduno dell’ultradestra», «il summit degli xenofobi» e via delirando. Anche la remigrazione, naturalmente, è presentata come un piano diabolico fatto di «deportazioni di massa» di tutti gli immigrati, nessuno escluso. Basti vedere Repubblica, che ha definito la remigrazione come una «teoria che, all’atto pratico, significa banalmente “deportazione” e privazione dei diritti civili: via tutti gli stranieri, regolari o meno, basta “contaminazione”». Eppure, sarebbe bastato leggere il libro di Martin Sellner, tradotto di recente in italiano da Passaggio al bosco, con prefazione di Francesco Borgonovo, per appurare che di deportazioni violente e amenità varie non c’è alcuna traccia.In ogni caso, se la remigrazione viene raccontata così dalla stampa progressista, non stupisce che la politica di sinistra reagisca con la stessa improntitudine. Per contestare l’evento, per esempio, Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana e candidato dem, è insorto sostenendo l’anticostituzionalità della remigrazione: «La Lega continua a scivolare sempre più a destra», ha denunciato Mazzeo, «mettendo il timbro - con la presenza di Vannacci e il generale Bertolini - su un movimento razzista e anticostituzionale che inneggia perfino alla deportazione».
Roberto Benigni. Nel riquadro, il video postato su TikTok dove l'attore è alla guida con il cellulare (Ansa)