2023-06-12
Valerianella, il contorno che fa bene al nostro umore
Nota un tempo soprattutto a chi viveva in campagna, oggi è una grande protagonista delle insalate in busta e tra le più apprezzate sulle tavole degli italiani. Nata forse in Sicilia o in Sardegna, il suo clima ideale è soleggiato: coltivarla è molto semplice, nell’orto di casa o anche in un vaso. Dal prezioso effetto idratante, è un importante serbatoio di vitamina C: con due etti ce ne assicuriamo la dose giornaliera consigliata. E grazie alla cospicua presenza di calcio e di ferro è utile in special modo alla salute di ossa e denti dei bambini e degli anziani.Se incappate in qualche invasato entomofago come quelli che abbiamo visto in tv nei mesi scorsi che vi vuol convincere a mangiare la farina di insetti «per salvare il mondo», provate a gabbarlo affermando che voi mangiate già la locusta... valerianella. Si chiama così una delle insalate più apprezzate sulle nostre tavole, la Valerianella locusta, genere Valerianella specie locusta, appartenente alla famiglia delle Valerianaceae (oggi Caprifoliaceae) cui fanno capo una serie di altri generi di piante a noi sconosciuti e un altro genere molto famoso, quel Valeriana cui appartengono oltre 400 specie tra cui l’a noi notissima Valeriana officinalis, cioè la valeriana comune - che, essendo un calmante, farebbe bene all’invasato entomofago e agli invasati tutti. Il nome Valerianella deriva dal latino valere, essere di valore, forte, col senso di pianta rigogliosa. Quanto a locusta, essendo la locusta un tipo di cavalletta lunga, il riferimento è alla forma appunto oblunga delle sue foglie. Generalmente, in Italia la nostra si chiama così, valerianella locusta, magari abbreviato in valerianella e basta, oppure valeriana insalata o valeriana olitoria, dal latino olus ossia orto per intendere la valeriana da mangiare, la valeriana dell’orto, appunto, e differenziarla dalla valeriana officinale cioè la pianta fitoterapica. Oppure si chiama, ancora, songino o soncino, dal greco sónkhos e questo da sómfos che vuol dire delicato e morbido. Poi, ci sono i nomi locali: nosioi in trentino, molesini in veronese, ardelut (o ardeliut) in friulano, formentino nel comasco, pucciddana in siciliano, sarsèt in piemontese, serzetto in genovese e, in centro Italia, lattughella, dolcinella, gallinella e grassagallina. mediterraneaSecondo alcuni, la valerianella nasce in Sicilia e in Sardegna, nelle isole mediterranee. Non solo del domani, come scrisse Lorenzo de’ Medici, non v’è certezza, non c’è neanche sull’origine della nostra insalatina: è certo, però, che il suo clima ideale è quello lì, soleggiato. Cresce anche in montagna, se coltivata, non attecchisce solo in pianura, ma abbisogna di sole e deve essere protetta in caso di gelate. Spesso, coltivata nell’orto casalingo, la valerianella si affianca alle patate (valerianella e patate stanno bene insieme anche in padella). Orto casalingo? Sì, la valerianella è una coltura semplice e vi sproniamo a coltivarla anche in vaso per vedere come funziona. A seconda del momento della semina, la pianta sarà annuale o biennale. Se si semina in primavera barra estate barra autunno, stagioni propizie perché la temperatura adatta di accoglimento in terra delle piantine (o nascita delle stesse interrando direttamente i semi) è tra i 10-20 °C, la pianta sarà annuale. Se coltivata in pieno inverno, sarà biennale. Duplice anche la situazione varietà. Esistono due varietà principali di valerianella, una più grande, la Valerianella d’Olanda che è a seme grosso e dà foglie più grandi, risultando adatta alla coltivazione in serra, l’altra, più piccola, la Verde Cuore Pieno, perfetta per la coltivazione in campo aperto. In entrambi i casi, se la pianta si lascia arrivare a fioritura, le foglie diventano grandicelle e forse più adatte al consumo cotto che a quello crudo, perché la cottura le ammorbidisce. Tuttavia, nessuno impedisce di mangiar crude anche foglie più mature e perciò appena più coriacee di valerianella lasciata nel terreno fino a fioritura. Lasciata in terra, infatti, la pianta allunga e allarga un pochino le sue foglie, poi sviluppa lo stelo e i fiori, così giungendo fino a un’altezza di 40 cm, molti di più rispetto ai 5 cm della piantina che troviamo in busta all’ipermercato. Dai fiori, poi, si otterranno i semi per ripiantare. Di solito, si semina tra marzo e aprile e tra luglio e ottobre, nel primo caso raccoglieremo a maggio e giugno, nel secondo per tutto l’autunno e inverno. La stagionalità naturale di raccolta della valerianella sarebbe questa, soprattutto il periodo autunnale/invernale, è in queste stagioni, infatti, che la troviamo facilmente anche sfusa nei mercati rionali, mentre quella che troviamo tutto l’anno già pronta in busta solo da condire, al massimo da lavare e condire, è di serra.radicine a vista In entrambi i casi, comunque, avremo in mano pianticelle con le radicine a vista, sottili come filetti e che nessuno rimuove se la pianta è piccola, ma che conviene tirare via, proprio come si fa con la base delle piante di spinacio, se sono piante di misura maggiore. Se si raccoglie tagliando le foglie sopra il colletto che emerge dalla terra, lasciando le radicine in terra, le foglie si riformeranno e si potranno fare, quindi, più raccolti. Mentre prima la valerianella era conosciuta soprattutto da chi viveva in campagna, oggi è nota a chiunque faccia la spesa al supermercato, perché è una grande protagonista delle insalate in busta. O coltivata da voi, o comprata sfusa al banco del mercato ortofrutticolo, o presa in busta, una bella porzione di valerianella è sempre un’ottima idea per un contorno. 100 g di valerianella apportano soltanto 20 calorie, per un effetto innanzitutto idratante, utile ora che l’estate sta arrivando, certo, ma, in realtà, effetto benefico sempre, perché spesso, in inverno, non sollecitati dall’afa, si finisce per bere troppo poco: in 100 g di valerianella abbiamo 92,80 g di acqua, poi 2,00 g di proteine, 0,40 g di lipidi e 3,60 g di carboidrati, comprese le fibre. Vediamo il corredo nutrizionale di 100 g di valerianella. Per le vitamine, segnaliamo che grazie al contenuto di vitamina B6, 0,273 mg, questa insalatina migliora il tono dell’umore. Vitamina A: abbiamo 7.092 UI di quest’antiossidante che sostiene la salute di pelle, mucose e occhi. Quanto alla vitamina C, ne abbiamo 38,2 mg: si tratta di un altro antiossidante amico di pelle, tessuti connettivi e sistema immunitario.fonte di folati Ricordatevi che il fabbisogno giornaliero è di 90 mg per gli uomini e di 70 mg per le donne: con due etti di valerianella ci assicuriamo la dose consigliata e, se mangiamo la valerianella cruda, siamo di fronte a un approvvigionamento di vitamina C totalmente assimilabile perché non rischiamo di perdere assolutamente nulla dell’acido ascorbico, questo l’altro nome della vitamina C che, non dimentichiamolo, è termolabile. La vitamina C, la cui carenza prolungata può provocare anche lo scorbuto, è un’alleata di questo periodo di caldo alternato a pioggia e arie condizionate a volte troppo fredde rispetto al clima esterno, yo-yo di temperature che può portare a malattie da raffreddamento. Oltre ad essere un potente antiossidante che contrasta i radicali liberi, causa dei processi di invecchiamento cellulare ma che svolgono un ruolo anche nella comparsa di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, la vitamina C aumenta l’assorbimento del ferro. Poi, abbiamo 14 µg di folati. Cosa sono? «Acido folico e folati sono vitamine del gruppo B, indicati a volte, anche con il nome di vitamina B9. Il loro nome deriva dalla parola latina folium, cioè foglia, poiché furono per la prima volta isolati negli anni ’40 dalle foglie di spinaci. Con il termine folati si indicano i composti naturalmente presenti negli alimenti, mentre il termine acido folico (acido monopteroliglutammico o pterolimonoglutammico) è riferito alla molecola di sintesi chimica presente nei supplementi vitaminici e negli alimenti fortificati», spiega l’Istituto Superiore di Sanità on line. Servono alla formazione dei globuli rossi, al funzionamento di sistema nervoso e organi sessuali e al corretto sviluppo del sistema nervoso del bimbo durante la gravidanza. Passiamo ai sali minerali: abbiamo 459 mg di potassio e 4 mg di sodio, equilibrio positivo perché il sodio è inferiore al potassio, e combo che contrasta la pressione alta e promuove la regolarità della frequenza cardiaca così giovando alla salute cardiovascolare. Poi, la valerianella aiuta anche la salute di ossa e denti grazie a 38 mg di calcio e 53 mg di fosforo, sia nel bambino, sia nell’anziano, entrambi necessitanti di buone quote di calcio, soprattutto, per proteggere dentature e ossature in formazione e poi per tutelarle contro i cedimenti della terza età. Interessante anche l’apporto di ferro, sebbene sia ferro vegetale cioè non eme: 2,18 mg. Il fabbisogno giornaliero di ferro di un bimbo è 7-9 mg, di un uomo 10 mg, di una donna 18 mg, quindi un etto di valerianella no, non lo soddisfa, però si conferma contorno ideale di una bella porzione di carne o di pesce. Con questo abbinamento, difatti, avremo nel piatto sia il ferro eme animale, sia il ferro non eme (l’eme è più assorbibile e aumenta l’assorbimento del non eme). Le fibre, infine, della nostra insalatina promuovono la regolarità intestinale e aiutano a controllare l’assorbimento dei grassi e degli zuccheri. Sì, dunque, alla valerianella accanto a un formaggio grasso, sì vicino o sopra una bella pizza. La valerianella ha poi fama di stimolatrice digestiva, depurativa e diuretica: non vi sentirete appesantiti da una porzione di valerianella fino anche, come dicevamo, a 200 g. Anzi, digerirete meglio.
(Totaleu)
Lo ha affermato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi in un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione dell'evento «Regolamentazione, sicurezza e competitività: il ruolo dell’Echa (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) nell’industria e nell’ambiente europei».
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