2025-10-14
Ostaggi liberi: la lunga attesa, poi esplode la gioia: «Sono sopravvissuti all’inferno»
La liberazione degli ostaggi seguita in diretta da tutta una nazione. Alcuni, poco prima di essere rilasciati, hanno avuto da Hamas il permesso di videochiamare a casa. Giallo sulle salme: restituite solo 4 su 28.Mentre un elicottero sorvolava Tel Aviv trasportando all’ospedale Ichilov i rapiti da Hamas finalmente rilasciati, dove saranno sottoposti a cure e riabilitazione, decine di migliaia di persone sono esplose in un lungo applauso. La tensione dell’attesa era diventata incontenibile. Tanti si erano radunati in piazza degli Ostaggi già domenica sera, accogliendo l’invito dell’Hostages and missing families forum, l’organizzazione civile formatasi ventiquattr’ore dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 con il fermo proposito di riportare tutti a casa. I 20 ostaggi ancora in vita sono stati rilasciati in due fasi lunedì mattina. Sette intorno alle 8 del mattino, a Gaza City; i rimanenti tredici poco prima delle 11 a Khan Younis, nella Striscia meridionale, tutti trasportati a bordo di veicoli della Croce Rossa che li ha consegnati all’esercito israeliano.Molte persone seguivano le fasi della liberazione alla base di Re’im dell’Idf, vicino al confine con Gaza, altre lungo la Route 232, la strada principale della zona. I video in diretta di quell’attesa che stava per finire, dopo 738 giorni di straziante prigionia, comunicavano il sollievo, l’emozione di un’accoglienza a lungo sognata. Abbracci, sorrisi, lacrime. «Aspettavamo questo momento da così tanto tempo. Gioia pura», raccontavano le persone davanti alle telecamere. Alcuni degli ostaggi israeliani non ancora liberati avevano avuto il permesso da Hamas di videochiamare le proprie famiglie e le telefonate erano state trasmesse su maxi schermi nella piazza. In una di queste si vedeva Rom Braslavski assicurare che stava bene, accanto a un terrorista mascherato. Difficile crederlo, abbiamo negli occhi le atroci immagini di Rom e di Evyatar David emaciati che si scavano la fossa, nei video fatti circolare ad agosto da Hamas.Quando, ore dopo, sui social verranno postate le foto dell’incontro con i familiari, il sorriso sarà d’obbligo nella giornata della liberazione ma risulterà straziante osservare i volti, le espressioni di chi ha vissuto due anni di orrori nei tunnel di Gaza. Non c’è luce negli occhi di David Evyatar, 24 anni, che finalmente può indossare gli occhiali (per due anni gli erano stati tolti), stretto ai genitori Avishai e Galia, due maschere di sofferenza. Il filmato lo mostrava mentre segnava i suoi giorni di prigionia su un pezzo di carta attaccato alle pareti di un cunicolo.È felice invece Roni, 4 anni, una delle due figlie di Omri Miran, con indosso la maglietta che lei e Alma, 2 anni, avevano decorato per il padre. Massaggiatore terapeutico, 48 anni, era stato rapito due anni fa dalla sua casa nel kibbutz Nahal Oz davanti alla moglie Lichay Miran-Lavi e alle loro due figlie. La più piccola era neonata, ieri ha potuto sentirle dire «papà».Anche Reem Bohbot, figlio del trentaseienne Elkana Bohbot dipendente del festival Nova, aspettava il padre in ospedale. Aveva costruito un binocolo all’asilo, che usava spesso per uscire e «cercare suo padre», racconta The Times of Israel. Scorrono fotogrammi della giornata di ieri. Avinatan Or mentre si riunisce con la sua ragazza ed ex ostaggio, Noa Argamani. L’abbraccio di Ariel Cunio, liberato assieme al fratello David, con la fidanzata Arbel Yehoud, 28 anni, che era stata rilasciata il 30 gennaio. I gemelli Ziv e Gali Berman, rapiti nella loro casa nel kibbutz Kfar Aza e tenuti separati durante la prigionia, ora di nuovo insieme. Sarà durissimo tornare alla vita reale, loro provano a recuperare brandelli di normalità indossando magliette che celebrano la squadra di calcio del Maccabi Tel Aviv, di cui sono entrambi grandi tifosi.«Possiamo respirare di nuovo. Il nostro Matan è a casa!», postavano i familiari del sergente maggiore Matan Angrest, 22 anni, autista di carri armati del battaglione 77 della 7a brigata, l’unico sopravvissuto tra i suoi compagni. Mamma Anat, durante la giornata del secondo anniversario dell’attacco di Hamas si era così rivolta al figlio lontano: «So che stai soffrendo e non posso abbracciarti. Ti sento sussurrare: “Vieni da me, mamma”, e non posso proteggerti». «Non abbiamo perso la fede, non abbiamo perso la speranza. Sapevamo che anche il nostro Bar credeva, era coraggioso e forte. Grazie a Dio è sopravvissuto all’inferno. Ora è il momento per lui e per noi di riprenderci», mormorano i familiari di Kupershtein, 23 anni. Lavorava come guardia della sicurezza al festival musicale. Aveva aiutato altri israeliani a fuggire il giorno degli attacchi. Alle 11 ore italiane, le Idf scrivono su X: «È ufficiale: non ci sono più ostaggi israeliani in vita prigionieri di Hamas». In cambio sono stati fatti uscire dal carcere 1.968 palestinesi, compresi 250 ergastolani. Nel pomeriggio dovevano essere restituite le 28 vittime, invece i terroristi hanno consegnato solo quattro salme. Il gruppo ha dichiarato ai mediatori di non sapere dove si trovino alcuni dei corpi degli ostaggi morti, il che ritarderebbe il ritorno in Israele. Per il ministro della Difesa Israel Katz Hamas «non adempie ai propri obblighi» e i familiari dei deceduti chiedono la sospensione immediata dell’accordo.
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)
(Ansa)
La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile. Ad innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa. Nell'esplosione hanno perso la vita 3 carabinieri e sono risultate ferite 15 persone tra forze dell'ordine e vigili del fuoco. (NPK) CC
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Mario Venditti. Nel riquadro, Silvio Sapone in una foto agli atti dell’inchiesta di Brescia (Ansa)