2025-10-14
Dopo averla messa in soffitta la sinistra riscopre la Segre per dar addosso alla Roccella
Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Ansa)
La senatrice critica il ministro per le frasi su Auschwitz e torna guida dei progressisti. Gli stessi che, in cortocircuito, la misero in ombra perché contestata dalla Albanese.All’improvviso è tornata Liliana Segre. È ricomparsa sulle prime pagine dei giornali, ha ripreso di diritto il suo posto nel pantheon della sinistra italiana, con il consueto e giusto corredo di interviste oracolari. Lo notiamo perché nelle ultime settimane era effettivamente rimasta in ombra, se non del tutto scomparsa era comunque velata dalla cortina di imbarazzo dietro cui la tenevano celata i suoi sostenitori a corrente alternata. Sindaci e rappresentanti vari del Partito democratico si erano precipitati a concedere onorificenze e cittadinanze onorarie alla relatrice Onu Francesca Albanese, la quale però - complice l’ubriacatura di celebrità e telecamere - si era messa a esprimere giudizi poco lusinghieri sulla senatrice a vita. L’aveva definita poco lucida sulla questione palestinese perché troppo emotivamente coinvolta in quanto superstite di un genocidio. Il fatto che i dem celebrassero una donna che metteva in dubbio l’autorevolezza della Segre ha provocato un clamoroso cortocircuito, e ha indotto politici e media a evitare la questione onde non rimediare peggiori figure. Persino la commissione Segre, convocata in fretta e furia in numerose occasioni, a questo giro si è mossa con enorme lentezza. Dovrebbe tenersi oggi, anche se di antisemitismo si discute da settimane e settimane. Ora però, tutto d’un colpo, la senatrice ha ripreso a illuminare il sentiero dei progressisti italici. E il motivo è chiaro. Stavolta la Segre non nega che in Palestina ci sia un genocidio, non commenta le parole della Albanese e non si esprime su Israele. Parla del popolo ebraico, certo, ma solo delle vittime dell’Olocausto, le uniche che a sinistra è concesso ricordare con commozione. Così facendo può riprendersi le prime pagine e il plauso unanime. Il pretesto, è noto, sono le parole del ministro della Famiglia Eugenia Roccella, che intervenendo a un incontro dell’Ucei ha pronunciato alcune frasi forse ruvide ma che, se esaminate con onestà intellettuale, sono estremamente comprensibili. «Tutte le gite scolastiche ad Auschwitz cosa sono state?», ha detto Roccella. «Sono state davvero gite? A che cosa sono servite? Sono servite, secondo me, sono state incoraggiate e valorizzate, perché servivano a dirci che l’antisemitismo era qualcosa che riguardava un tempo ormai collocato nella storia, in un passato storico e in una precisa area: il fascismo». Che cosa c’è in queste parole di incomprensibile o vergognoso? Posto che le gite scolastiche non sono scampagnate e ciò dovrebbe essere noto a tutti, è evidente ciò che il ministro intendesse. E cioè che non si può fingere che l’antisemitismo sia nato e morto con i regimi novecenteschi, e su questo argomento gli studenti avrebbero dovuto e dovrebbero essere sensibilizzati. Ovvio: si può non condividere il discorso, ma non si può farlo passare per ciò che non è, addirittura come una sorta di difesa del fascismo. Eppure Liliana Segre è stata molto dura. «Stento a credere che una ministra della Repubblica, dopo avere definito gite i viaggi di istruzione ad Auschwitz, possa avere detto che sono stati incoraggiati per incentivare l’antifascismo», ha dichiarato. «Quale sarebbe la colpa? Durante la seconda guerra mondiale, in tutta l’Europa occupata dalle potenze dell’Asse, i nazisti, con la collaborazione zelante dei fascisti locali - compresi quelli italiani della Rsi - realizzarono una colossale industria della morte per cancellare dalla faccia della terra ebrei, rom e sinti e altre minoranze. La formazione dei nostri figli e nipoti deve partire dalla conoscenza della storia. La memoria della verità storica fa male solo a chi conserva scheletri negli armadi». Ovviamente queste sue uscite sono state prontamente esibite dai media progressisti e da tutti i sinceri democratici avversari delle destre. Gli stessi che fino all’altro giorno applaudivano la Albanese. Evidentemente qualcuno ritiene che la Segre non sia abbastanza lucida per parlare di genocidio ma sia lucidissima quando contesta il governo destrorso. Ma questo in fondo è il doppiopesisimo che viene esibito ogni volta che si parla di antisemitismo, di fascismo e di Palestina. Quando occorre difendere le esondazioni dei movimenti pro Pal e delle frange antagoniste, a sinistra ripetono che non si può usare l’accusa di antisemitismo come una clava. Lo ha scritto una studiosa di provata fede progressista come Valentina Pisanty in tempi non sospetti, pubblicando un libro che traccia confini sottili e scivolosi tra antisionismo e avversione per gli ebrei in quanto tali. E ci sono pure delle ragioni in questo discorso: non è affatto detto che chiunque critichi Israele sia antisemita, così come chi critica i musulmani non è sempre islamofobo o chi contesta gli attivisti trans non è per forza un odiatore. Tuttavia questi distinguo e pure le ragionevoli obiezioni saltano quando si tratta di attaccare il nemico politico. Il pericolo antisemitismo viene sbandierato e pompato a dismisura se c’è da mostrificare questa o quella destra, e viene sminuito e trascurato quando si prendono in esame i comportamenti della parte avversa. Allo stesso modo, la Segre è intoccabile a fasi alterne, a seconda di chi può trarre profitto dalle sue parole. Se fa comodo la si esalta, se imbarazza la si oscura. Per questo viene quasi il sospetto che se qualcuno avesse chiesto di convocare la commissione Segre per le frasi della Roccella, questa si sarebbe riunita a tempo di record. Ma poiché doveva esaminare l’odio di altro colore, tutti se la sono presa con molta calma.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)
(Ansa)
La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile. Ad innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa. Nell'esplosione hanno perso la vita 3 carabinieri e sono risultate ferite 15 persone tra forze dell'ordine e vigili del fuoco. (NPK) CC
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