2022-09-19
Maria Rita Gismondo: «L’Ordine ha intimidito i medici che avevano dubbi sui vaccini»
Maria Rita Gismondo (Imagoeconomica)
La prof: «Io stessa ho ricevuto una lettera di biasimo. La nuova campagna d’iniezioni stenta per pasticci comunicativi: se un siero vale l’altro, perché li hanno aggiornati?».Alla professoressa Maria Rita Gismondo non fa difetto una qualità: il coraggio. Quando bisogna contestare i mantra della casta parascientifica, incistata nei corridoi ministeriali e ai vertici della burocrazia sanitaria, non si tira indietro. Men che meno adesso, che l’ennesima campagna vaccinale è partita al rallentatore, con la sovrapposizione di ben tre farmaci: quello per il virus di Wuhan, quello tarato su Omicron 1 e quello adattato alle sottovarianti Ba.4 e Ba.5, che oggi è il ceppo largamente dominante. La gente si sente confusa?«La campagna che è stata condotta in estate per la quarta dose è stata già un flop».Dovuto a cosa?«Le persone sono stanche di vaccinarsi in continuazione: prima era stato detto che, in attesa della seconda dose, ne bastava una a proteggerle; poi hanno completato il ciclo; poi si sono fatte la terza; alla quarta, magari, si sottopongono gli anziani spaventati. Ma i giovani, tutta questa voglia di correre all’hub, non ce l’hanno».È servita a qualcosa, la quarta dose?«Io ero tra quelli che sostenevano che fosse inutile vaccinarsi ad agosto con il vecchio preparato, visto che poi sarebbero stati distribuiti i vaccini aggiornati. Il loro arrivo, tra l’altro, era stato annunciato nei mesi scorsi e ciò era demotivante, rispetto all’idea di una quarta dose con il farmaco tarato sul virus di Wuhan».Questo mese, sono arrivati i vaccini aggiornati.«È stato approvato il bivalente per Omicron 1. Ma dopo 15 giorni ne è arrivato un altro, per i ceppi Ba.4 e Ba.5, percepito come un ulteriore miglioramento. E questo ha creato disorientamento».Troppa carne al fuoco? «La gente si chiede: qual è il vaccino migliore? Quello di 15 giorni fa, o l’ultimo? E se quello di 15 giorni fa, come hanno dichiarato, ha la stessa efficacia del successivo, perché ne hanno fabbricati due diversi?».In più, quando ci si reca all’hub, non si può mica scegliere il tipo di vaccino da farsi somministrare.«E chi è il fortunato che riceve quello aggiornato? È un altro elemento che aggiunge diffidenza. La comunicazione, di nuovo, è stata carente. Anzi, controproducente».Non è la prima volta?«No. Tutta la comunicazione del governo è stata improntata su un dogma indiscutibile: andatevi a vaccinare, senza che ci spiegassero né perché né per come. Vaccinatevi, punto. La gente non ha avuto neanche il diritto di sapere quale fosse il rapporto rischi-benefici dell’iniezione, a seconda dell’età. Per esempio, le tabelle dell’Iss mostrano che i morti, per fortuna diminuiti, si concentrano tra gli over 80, specie quelli che soffrivano già di più patologie. E allora una persona più giovane e sana si chiede: per quale motivo dovrei vaccinarmi?».Il vaccino ai bambini? Ora hanno approvato anche i booster per quelli da 5 a 11 anni.«Anche qui, comunicazione disastrosa. Prima hanno detto che bisognava vaccinarli per proteggere i nonni. Poi, finalmente, hanno capito che il vaccino non protegge dall’infezione, ma solo dalla malattia grave, che però tra i piccoli è già rarissima. E allora perché vaccinarli?».La Danimarca non offrirà ulteriori richiami agli over 50, proprio per questo motivo.«È un approccio più ragionevole e che comporta un minore spreco di risorse. Non dimentichiamoci che i vaccini costano. E molti di quelli che abbiamo acquistato sono in scadenza - e li butteremo».O li doneremo? «Se li doniamo, è solo per sciacquarci la coscienza. Abbiano dato dosi che avevano bisogno, per essere conservate, della catena del freddo, a Paesi africani che non hanno quasi nemmeno l’elettricità. Molte altre erano, appunto, prossime alla scadenza».La convincono i nuovi vaccini?«Quello contro Ba.1 ha il problema di essere calibrato su una variante che non circola più».E cosa pensa dei trial su quello per Ba.4 e Ba.5? L’hanno testato sugli animali, eppure l’Ema l’ha autorizzato in via definitiva…«È stato esteso - in maniera errata - il metodo che si applica agli antinfluenzali».Cioè?«Ogni anno, l’antinfluenzale viene aggiornato per adeguarlo al virus circolante. Ma per ottenere l’approvazione, non si ripete daccapo l’intera sperimentazione: si cambia direttamente una parte del preparato».Questo sistema non andava adottato, con i vaccini anti Covid?«Gli antinfluenzali non sono vaccini genici. Il vaccino a mRna - che lo vogliano sentire o no - è ancora in gran parte in sperimentazione. Dobbiamo ancora conoscerne gli eventuali effetti a lungo termine. Non perché non si sia voluto studiarli, ma semplicemente perché non c’è stato il tempo di farlo».Quindi?«L’autorizzazione dopo la sola sperimentazione animale va bene solo se la tecnologia con cui è realizzato il vaccino è consolidata. Peraltro, è stato detto che questi vaccini a mRna sono stati saggiati per la sicurezza e la capacità immunogena; ma non sono state effettuate prove cliniche».Cosa significa?«Il vaccino di Wuhan era stato testato per gli effetti collaterali acuti nell’uomo. L’ultimo, su questo piano clinico, non è stato sperimentato. Precisiamo una cosa».Sì.«La velocità d’impiego, per il vaccino del 2020, era giustificata dalla situazione d’emergenza. Adesso, questa necessità non c’è più. L’Oms stessa ha dichiarato che siamo vicini alla fine della pandemia. E il virus non provoca forme patologiche gravi come due anni fa. Dunque, non ha senso utilizzare di fretta un vaccino che non ha completato le sperimentazioni. Poi, facciamoci una domanda: che fine ha fatto il Novavax?».Il vaccino proteico? «Dal punto di vista della storicità di utilizzo, era il vaccino più tradizionale. Ma è sparito dalla circolazione. E ci stiamo dimenticando anche di un altro dettaglio».Ovvero?«Da noi si continua a raccomandare il vaccino alle donne in gravidanza e in allattamento, mentre altri Paesi lo hanno bloccato».Il ministro Roberto Speranza incalza il centrodestra sulla campagna vaccinale dell’autunno/inverno. Tutto ciò non stride con ciò che, come ricordava lei, ammette persino l’Oms, a proposito della fine della pandemia?«Le vaccinazioni andranno organizzate solamente una volta l’anno e solamente per i fragili, come accade per l’influenza. Credo che l’approccio di Speranza sia inutile e fuori luogo».Gli effetti avversi sono stati il tabù della campagna vaccinale.«Adesso, qualcosa sta venendo fuori».Qual è stato l’intoppo?«Innanzitutto, c’è stata un’atmosfera di paura».In che senso?«Abbiamo vissuto per un anno e mezzo nella paura di chiedere informazioni sul vaccino che esulassero dai corollari espressi dal ministero. Quando qualcuno alzava il dito, veniva subito etichettato come no vax, da mettere ai confini della società. I medici in primis sono stati intimiditi dai provvedimenti presi dall’Ordine».Intimiditi?«Io stessa ho ricevuto una lettera di biasimo».Veramente? Perché?«Avevo sollevato qualche dubbio, in assenza di pubblicazioni scientifiche, sull’opportunità di vaccinarmi con un farmaco che era consigliato solo dal suo produttore. L’Ordine ha ritenuto che fosse un comportamento dissuasivo rispetto alla campagna vaccinale».Cosa bisognava fare per monitorare meglio le reazioni avverse?«Il principio è questo: quando noi conosciamo un farmaco da anni, sappiamo anche quali possono esserne gli effetti collaterali. Così diciamo ai medici: se si verifica questo o quest’altro problema, segnalatelo».E con i vaccini anti Covid?«Quando c’è un farmaco nuovo, vanno annotate tutte le condizioni patologiche che seguono la somministrazione. Non si sa se siano provocate da quel farmaco, ma bisogna registrarle, affinché venga accertato l’eventuale nesso causale. Se si rileva che, ad esempio, nella fascia di popolazione che ha assunto quel farmaco sono aumentati i casi di ictus, quello diventa un probabile effetto collaterale».Non s’è fatto così?«I medici tendevano a scartare a priori l’ipotesi che certi disturbi fossero correlabili al vaccino. E tale riluttanza ci ha fatto perdere l’occasione di conoscere meglio una metodologia farmaceutica che, poi, sarà quella più diffusa in futuro».A che punto siamo con il ricorso alle terapie?«Ancora ci sono monoclonali e antivirali in scadenza, somministrati pochissimo. Addirittura, i medici di medicina generale a volte non sanno neanche come devono essere prescritti, benché siano state appena appena allentate le maglie burocratiche».Ma per quale motivo ci sarebbe un simile ostracismo?«È lo strascico di una campagna che ha screditato le cure come un’alternativa al vaccino. In quanto tale, da respingere».Un altro problema di comunicazione?«Ogni volta che si parlava di vaccino, fioccavano le rassicurazioni. Nel caso delle terapie, la prima cosa che si è detta è che potevano dare effetti collaterali e che non erano sempre utili. S’è fatto tutto il possibile, affinché fossero utilizzati il meno possibile».Lei parla di Ordine dei medici che ha intimidito i camici bianchi; di dogma vaccinale; di tentativi di screditare le terapie. È questa la «scienza» che Speranza & C. giurano di seguire?«Speranza & C. seguono quella che credono sia la scienza. Il ministro si atteneva alle indicazioni dei tecnici del Cts. Peccato che - come ha scritto Lancet - il nostro Cts fosse il peggiore del mondo».Serve coraggio a dire certe cose.«Lei mi giudica coraggiosa. Ecco, oggi dire ciò che si pensa è un atto di coraggio. Questo è il vero problema».
Jose Mourinho (Getty Images)