2020-05-22
Usiamo l’estate per testare la scuola o a settembre ci aspetta un disastro
Per riportare gli alunni tra i banchi non si può attendere l'autunno. È necessario sperimentare la riapertura, formare docenti e dirigenti scolastici definendo protocolli sanitari e didattici. Altrimenti saremo impreparati.Ordinario di ingegneria gestionale Politecnico di MilanoDopo un incredibile silenzio di settimane, si è cominciato a discutere delle migliori modalità per la ripartenza del prossimo anno scolastico. Per tanto (troppo) tempo, la pur comprensibile attenzione all'emergenza sanitaria legata alla pandemia ha messo in secondo piano la necessità di ripensare a come il sistema scolastico si sarebbe dovuto riorganizzare. Si è perso di vista il semplice fatto che, tenendo chiuse le scuole, la ripartenza del sistema economico sarebbe stata molto più difficile. Il governo, poi, ha deciso di rimandare il problema a settembre 2020, acuendone urgenza e rilevanza. In questo quadro, un gruppo di lavoro del Politecnico di Milano ha provato a offrire qualche riflessione e soluzione. La gestione della «fase 2» va affrontata tenendo conto che le nostre vite si svolgono all'interno di diversi sotto-sistemi (trasporti, sanità, assistenza, scuole, imprese, eccetera) tra loro interconnessi. Qualunque soluzione venga proposta in uno di questi ambiti deve fare i conti con gli impatti che produce sugli altri. Provando a modellizzare le relazioni tra sotto-sistemi, è nato un modello (denominato, per ora, UnLock) che tenta di mostrare come diversi «pacchetti di proposte» riferiti a singoli sotto-sistemi si tengano l'un l'altro. Così, ad esempio, la riapertura di attività economiche pone pressioni sul sistema dei trasporti, ma compensa tali effetti potenzialmente negativi con i benefici per le imprese. Al contempo, richiede la predisposizione di soluzioni nei sotto-sistemi assistenza e scuola per la cura degli anziani e dei più deboli e la custodia (educativamente attiva) dei bambini. Con specifico riferimento al sotto-sistema scuola, il gruppo di lavoro ha identificato alcuni principi di impostazione e di azione. Nel breve periodo (fine maggio e prima parte di giugno), si potrebbero avviare sperimentazioni «pilota» di riapertura delle scuole, anche per testarne la modalità di funzionamento in vista di settembre. Accanto a tali esperienze, si dovrebbero creare servizi ad hoc, gestiti dagli enti locali, per la cura dei bambini provenienti da contesti più difficili e/o da famiglie in cui entrambi i genitori debbano ritornare al lavoro a tempo pieno. Inoltre, si dovrebbero realizzare quegli interventi di edilizia scolastica che consentirebbero il miglioramento delle infrastrutture (anche tecnologiche) che consentono la miglior realizzazione dell'attività didattica a regime. Per il periodo estivo (giugno, luglio e agosto) sarebbe opportuno sviluppare un'offerta articolata di iniziative finalizzate al recupero delle competenze e delle conoscenze scolastiche, associate a esperienze di socialità. In queste iniziative, gli enti locali dovrebbero coinvolgere sia le scuole sia i soggetti del terzo settore, per mettere al servizio dei bambini e delle loro famiglie esperienze e approcci diversi e complementari. Il periodo estivo è anche ideale per un grande piano di formazione per docenti e dirigenti scolastici, al fine di consolidare l'esperienza di questi mesi di emergenza e sviluppare le competenze per organizzare le attività didattiche alla ripresa. Infine, per settembre, dovrebbero essere definiti protocolli sanitari e didattici che consentano alle scuole di realizzare le proprie attività in sicurezza ma, allo stesso tempo, con efficacia educativa. Si tratta di definire principi e regole che non si limitino a tutelare la sicurezza sanitaria (che resta la priorità ovvia) ma perseguano una continuità didattica di qualità nelle condizioni in cui anche le scuole di troveranno a vivere. In questa prospettiva, si potrebbe lanciare una sperimentazione strutturata durante parte del periodo estivo. Si potrebbe chiedere ad alcune scuole di tenere aperte le proprie attività per qualche settimana, dedicando attenzione agli studenti che ne hanno maggiore bisogno, testando le modalità didattiche in piccoli gruppi, gli spostamenti interni alla scuola, l'insegnamento e il rispetto dei buoni comportamenti (lavaggio delle mani, sanificazione, relazione con i bambini/ragazzi del proprio gruppo). Se si aspetta ancora, il rischio di arrivare a settembre impreparati è concreto. Si potrebbero effettuare tali sperimentazioni in modo più esteso nei territori meno colpiti dal virus. Al contempo, il settore paritario potrebbe rappresentare una platea di scuole proattive e ben organizzate per diventare ottime candidate a far parte di tali sperimentazioni, con adeguati sostegni (finanziari e logistici) da parte dell'amministrazione pubblica. Come queste proposte impatteranno su trasporti, imprese, assistenza? Il modello del Politecnico è in fase di sviluppo e consente solo alcune conclusioni preliminari. Appare evidente che le iniziative che consentono di utilizzare in modo fruttuoso i mesi estivi potranno avere benefici diretti per le famiglie, consentendo ai genitori di riprendere con più serenità le attività lavorative. Allo stesso tempo, dall'attivazione di cantieri per l'edilizia scolastica potrebbero derivare opportunità importanti per il settore edilizio, in un momento per loro critico. Inoltre, molte realtà del terzo settore potrebbero trarre giovamento dalla messa a frutto delle proprie risorse e competenze nell'affiancare progetti educativi e sociali. Testando sul campo queste assunzioni, si potrebbe calibrare ancor meglio la definizione dei principi per la riapertura a settembre. Si tratta, ora, di provare a realizzare sperimentazioni e iniziative dal basso, con il coinvolgimento attivo, creativo, sussidiario dei territori. Lo Stato, una volta fissate le norme generali per la tutela della salute, dovrebbe lasciare autonomia e flessibilità per la loro declinazione in progetti locali. Questi, quasi certamente, possono risultare più efficaci di azioni omogenee promulgate per decreto. Ci sarà spazio per un tale approccio?
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