2024-09-27
Gli Usa segnalavano i post da censurare grazie a un portale creato da Facebook
I lavoratori dei Cdc, istruiti da Meta, usavano la piattaforma per oscurare i contenuti critici sulla campagna anti virus di Biden.Grazie a un portale semplificato, che consentiva l’accesso solo al personale governativo e delle forze dell’ordine autorizzate, «l’amministrazione Biden-Harris e Facebook hanno lavorato insieme per violare i diritti del Primo emendamento di innumerevoli americani», rimuovendo post specifici non allineati alla campagna governativa anti Covid. È questo, l’ultimo aggiornamento fornito da America First Legal (Afl), gruppo conservatore di difesa legale no-profit, che ha ottenuto ulteriori documenti nel suo contenzioso contro i Centers for disease control and prevention (Cdc), responsabili negli Stati Uniti delle principali decisioni e raccomandazioni in tema di salute pubblica. In precedenza The Intercept aveva pubblicato degli estratti, ma ora Afl rende nota l’intero sistema di censura. I documenti rivelano come Facebook, sulla scia delle forti pressioni della Casa Bianca (incluso Rob Flaherty, attuale membro senior dello staff della campagna di Kamala Harris) bloccava la libertà di parola dei suoi utenti in questioni inerenti alla pandemia, come già anticipato dalla Verità.L’Afl raccoglie materiale da quando presentò una richiesta Foia ai Cdc il giorno dopo che la Casa Bianca, retta da Joe Biden, aveva ammesso di aver collaborato con gli alleati dei social media per controllare le informazioni pubbliche e i discorsi relativi al Covid-19. Tra questi documenti, due email governative che dimostrano che il 21 febbraio 2021 il social fondato da Mark Zuckerberg aveva offerto ai Cdc un «“regalo” di 15.000.000 di dollari in buoni di credito pubblicitario “per la pubblicità su Facebook” e altri 15.000 dollari per supportare le “campagne pubblicitarie Covid-19 dei Cdc”», fornendo assistenza di marketing strategico. L’ad di Meta ha ammesso ad agosto le pressioni ricevute dalla Casa Bianca, in una lettera indirizzata al presidente della commissione Giustizia della Camera dei rappresentanti, Jim Jordan, però solo oggi possiamo visionare quella procedura perversa imposta da Biden e dalla Harris. I dipendenti del Cdc potevano selezionare il loro «motivo della segnalazione», che includeva «Disinformazione sul Covid», «Invito a non a vaccinarsi e sfiducia nella vaccinazione», «Disinformazione sul vaccino Covid». Ogni richiesta di censura generava automaticamente un numero di ticket, in modo che il governo potesse verificare se Facebook rispettava le sue segnalazioni. I nuovi documenti resi pubblici da America First Legal mostrano la presentazione fatta da Facebook il 19 maggio 2021 per avviare lo staff dei Cdc all’utilizzo del Government reporting system (Grs)della piattaforma, mediante accesso esclusivo al sistema di segnalazione dei contenuti del social network. Con diapositive e una demo semplificata, veniva mostrato come registrarsi e accedere al nuovo portale. Solo gli «indirizzi email rilasciati dal governo o dalle forze dell’ordine» potevano utilizzare il sistema, e una volta entrati selezionavano il motivo della segnalazione eludendo l’obbligo di tenuta dei registri governativi. Il metodo sfuggiva anche alla supervisione pubblica tramite strumenti come il Foia. Infatti, utilizzando il portale su Facebook le richieste di censura restavano super segrete. Che fossero per disinformazione sul Covid, sulla vaccinazione o sul vaccino, gli utenti governativi potevano segnare fino a 20 link alla volta perché Facebook li rimuovesse, con la scusa di aver violato gli «standard della community» in quanto contenenti informazioni ritenute «false dalle autorità sanitarie pubbliche».Zuckerberg ha delegato la moderazione dei contenuti Covid-19 ai Cdc, lasciando che decidessero che qualsiasi affermazione, ritenuta non allineata, potesse contribuire all’esitazione vaccinale e causare danni sociali. E che, quindi, andasse tolta. Furono censurate dichiarazioni sull’inutilità delle mascherine, o del distanziamento sociale «inventato» da Anthony Fauci, l’immunologo che dal 1984 al 2022 ha diretto l’Istituto nazionale per la prevenzione delle malattie infettive (Niaid). Misure poi messe in discussione da numerosi studi e da dichiarazioni come quelle fatta da Francis Collins, ex direttore dei National institutes of health (Nih), sulla mancanza di studi che giustificassero i provvedimenti. Bannati come disinformazione, milioni di post vennero tolti e silenziati gli account, solo perché così voleva l’amministrazione Biden-Harris. «Questo è fascismo. Non si può essere più fascisti di quando governo e aziende private collaborano per sovvertire le libertà delle persone», ha reagito un utente americano commentando le rivelazioni pubblicate da Afl.Dall’inizio della pandemia «Facebook si è vantato di aver rimosso oltre 16 milioni di contenuti» basandosi esclusivamente su dichiarazioni governative di falsità, ricorda il gruppo di difesa legale. Gene Hamilton, direttore esecutivo di America First Legal, ha affermato: «Questi documenti mostrano, in modo incontrovertibile, lo schema che apparati politici e burocrati del governo hanno utilizzato per censurare incostituzionalmente la libertà di parola online». Ha aggiunto: «Il diritto di esprimersi, persino di mettere in discussione l’autorità, è un diritto fondamentale, eppure in nome dell’emergenza sanitaria pubblica i funzionari dell’amministrazione Biden hanno lavorato con grandi aziende per mettere a tacere il dissenso».