
Spediti sistemi antiaereo Stinger e 180 tonnellate di munizioni. Telefonata fra Joe Biden e Volodymir Zelensky. Tocca ora all’ambigua Germania tentare la mediazione: oggi Scholz a Kiev.«Un’importante azione militare potrebbe iniziare dalla Russia in Ucraina da un giorno all’altro». Non sono parole molto rassicuranti, quelle pronunciate ieri dal consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan. Non è del resto un mistero che gli Stati Uniti temano che un’offensiva russa possa verificarsi già questa settimana. Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha ciononostante fatto sapere ieri di non poter confermare le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi, secondo cui Mosca potrebbe procedere all’invasione già mercoledì prossimo. In un tale contesto, sempre ieri, il presidente americano Joe Biden ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo ucraino, Volodymir Zelensky. In base al resoconto diffuso dalla Casa Bianca, «Biden ha riaffermato l’impegno degli Stati Uniti per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina». «Biden», si legge ancora, «ha chiarito che gli Stati Uniti risponderanno rapidamente e con decisione, insieme ai loro alleati e partner, a qualsiasi ulteriore aggressione russa contro l’Ucraina». «I due leader», conclude la nota, «hanno convenuto sull’importanza di continuare a perseguire la diplomazia e la deterrenza in risposta al rafforzamento militare russo ai confini dell’Ucraina». Nel frattempo, sempre ieri, il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, ha dichiarato che Kiev ha ricevuto 180 tonnellate di munizioni dagli Stati Uniti per le forze armate ucraine. Ulteriori aiuti militari sono inoltre stati invitati, tra ieri e l’altro ieri, anche da Vilnius: in particolare, il ministro della Difesa lituano, Arvydas Anušauskas, ha reso noto che - tra le forniture - figura anche il sistema missilistico antiaereo Stinger. Tutto questo, sebbene il Pentagono sabato avesse ordinato ai soldati statunitensi presenti in Ucraina di abbandonare il Paese. Hanno iniziato a ritirarsi dall’area anche gli osservatori americani dell’Osce: una mossa che ha irritato Mosca. E Kiev ha consigliato alle compagnie aeree di evitare di sorvolare le acque del Mar Nero. Un appello a risolvere le controversie senza incorrere in un conflitto è arrivato dalla Santa sede. «Le notizie che giungono dall’Ucraina sono molto preoccupanti. Affido all’intercessione della Vergine Maria e alla coscienza dei responsabili politici ogni sforzo per la pace», ha dichiarato ieri papa Francesco all’Angelus. Proseguono intanto i tentativi diplomatici europei. Oggi Olaf Scholz si recherà in visita a Kiev, mentre domani è atteso a Mosca. Ieri, il cancelliere tedesco ha parlato di una minaccia «molto, molto seria» alla pace europea, aggiungendo che - in caso di invasione russa - avranno luogo «reazioni e sanzioni che abbiamo preparato con cura». Non è tuttavia chiaro che cosa Scholz speri di ottenere con il suo tour diplomatico. Il cancelliere tedesco si è mostrato finora fortemente irresoluto sul dossier ucraino, paventando delle ripercussioni sul piano energetico (con particolare riferimento al controverso gasdotto Nord Stream 2). Un’ambiguità, quella di Scholz, che sta creando non poca irritazione. Differenze di linea sono per esempio emerse con lo stesso Biden la settimana scorsa durante un incontro tra i due leader alla Casa Bianca. Tutto questo, mentre ieri l’ambasciatore ucraino in Germania, Andrij Melnyk, ha accusato Berlino di «ipocrisia» per essersi recentemente opposta alla fornitura di armi a Kiev. Inoltre, al di là dell’ambiguità tedesca in sé, si pone anche un problema per quanto riguarda l’effettivo potere contrattuale che, rispetto alla Russia, sono in grado di detenere i Paesi europei che si muovono in ordine sparso (o comunque in un coordinamento più teorico che concreto). Si tratta, a ben vedere, di un potere contrattuale tutto sommato abbastanza scarso, come dimostrato dal fallimentare e velleitario tour diplomatico, condotto la settimana scorsa dal presidente francese, Emmanuel Macron, tra Mosca, Kiev e Berlino. In tutto questo, il ministro dell’Interno polacco, Mariusz Kaminski, ha annunciato ieri che il governo di Varsavia si sta preparando per gestire una crisi di rifugiati, nel caso di un’invasione russa dell’Ucraina.
Charlie Kirk (Ansa)
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