Dopo la batosta alle regionali, il cancelliere chiede all’Italia di riprendersi gli immigrati che hanno raggiunto la Germania dopo essere sbarcati qui. Altri Paesi potrebbero imitarlo. Giorgia Meloni resiste, ora palla a Bruxelles.
Dopo la batosta alle regionali, il cancelliere chiede all’Italia di riprendersi gli immigrati che hanno raggiunto la Germania dopo essere sbarcati qui. Altri Paesi potrebbero imitarlo. Giorgia Meloni resiste, ora palla a Bruxelles.Il dibattito migratorio in Europa sta raggiungendo un punto di rottura, con tensioni accese dal governo tedesco che attraversano tutta l’Unione. Dopo la recente ondata di vittorie elettorali dell’estrema destra in regioni chiave della Germania, come Sassonia e Turingia, il governo di Olaf Scholz si trova sotto una pressione crescente. Al centro della contesa con l’Italia c’è l’accordo di Dublino, un meccanismo normativo nato nel 1990, rivisto nel 2003 e poi nuovamente modificato nel 2013, che, nonostante gli aggiornamenti, sembra incapace di rispondere alle sfide odierne. E mentre Roma resiste alle richieste di Berlino di riprendersi migliaia di migranti, il rischio di un confronto aperto è sempre più concreto. È prevedibile che con l’Italia il cancelliere Scholz tornerà a battere sullo stesso tasto: «Dovete rispettare gli accordi di Dublino». Un monito dietro al quale si nasconde l'intenzione di rimandare a Roma i 20.000 migranti che nell’ultimo anno e mezzo hanno messo piede in Germania dopo essere approdati in Italia. E il principio cardine su cui si basa l’accordo di Dublino darebbe ragione ai tedeschi: i richiedenti asilo devono fare domanda di protezione nel primo Paese dell’Unione europea in cui hanno messo piede. Questo Paese diventa responsabile della gestione della richiesta e della permanenza del migrante fino a quando non si conclude l’iter di riconoscimento dell’asilo. Negli anni le regole di Dublino si sono dimostrate insostenibili per i Paesi di frontiera come l’Italia, la Grecia e la Spagna, che si trovano a gestire flussi migratori superiori alle loro capacità e ad affrontare la crisi migratoria quasi da soli, mentre i Paesi del Nord Europa, Germania in testa, hanno beneficiato di una sorta di fortuna geografica. A dicembre 2022, però, il governo italiano ha deciso di sospendere unilateralmente una parte del regolamento di Dublino, in particolare i trasferimenti in Italia dei migranti che, dopo essere stati registrati, hanno attraversato i confini verso altre nazioni europee. «Tempo fa avevamo comunicato ai nostri partner che non potevamo più riaccogliere automaticamente i cosiddetti dublinanti perché i nostri hotspot sono pieni». Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha detto da subito, pubblicamente, durante un’ospitata a Porta a Porta. La decisione di non accettare più il ritorno dei dublinanti è stata quindi giustificata dall’impossibilità logistica di far fronte agli arrivi massicci. Secondo il Viminale, finché non entrerà in vigore il nuovo sistema europeo di asilo previsto per il 2026, la situazione dovrà rimanere invariata. L’Italia, in sostanza, si è rifiutata di tornare a essere il magazzino dei migranti che, dopo aver cercato di raggiungere il Nord Europa, vengono bloccati e rimpatriati.cambio di rotta I numeri raccontano una storia che è più complessa di quanto sembri. Nel 2023 la Germania ha preso in carico 15.479 migranti provenienti dall’Italia, ovvero persone che, in base al regolamento di Dublino, sarebbero dovute tornare a Roma. Tuttavia solo undici di questi migranti sono effettivamente stati rispediti indietro. Nei primi sei mesi del 2024 i dati sono altrettanto significativi: 6.031 persone arrivate in Germania dall’Italia e solo due dublinanti respinti. Di fatto, quindi, il regolamento di Dublino è sospeso. E i numeri del passato, quando, come nel 2018, i dublinanti ricacciati in Italia si avvicinarono in modo impressionante alla quantità di migranti approdati via mare (6.574 rientri contro 7.495 sbarchi), sembrano solo un ricordo. Ma la Germania, sotto la pressione di un’opinione pubblica sempre più esasperata dal tema migratorio e dagli ultimi attentati terroristici che, si è scoperto, sono stati commessi da immigrati da espellere, cerca di rinegoziare. Dopo le recenti elezioni regionali in Sassonia e Turingia, l’esito ha confermato che la questione migratoria è una delle più divisive. Il cancelliere Scholz, in calo di consensi, ha un disperato bisogno di segnare punti sul fronte della sicurezza e dell’immigrazione, e torna alla carica. «Chi non ha diritto di stare da noi se ne deve andare e velocemente», ha annunciato il ministro dell’Interno Nancy Faeser, aggiungendo: «A breve i sussidi saranno tagliati e i rimpatri nell’ambito degli accordi di Dublino aumentati. I rifugiati entrati in Germania attraverso un altro Paese Ue vedranno i loro benefici drasticamente ridotti». Si prevedono anche procedure più rapide per l’espulsione, cosa che il governo tedesco ha cercato di mettere subito in atto dopo la morte, nel giugno scorso, di un poliziotto accoltellato da un afghano: sono partiti 28 rimpatri verso l’Afghanistan, i primi dall’agosto del 2021, quando nel Paese tornarono al potere i talebani. Contemporaneamente sono cominciate le pressioni su Bruxelles, cercando l’appoggio della nuova Commissione europea per rispolverare Dublino e modificarlo ancora. Secondo il portavoce del ministero dell’Interno tedesco, Mehmet Ata, è «compito della Commissione verificare che gli Stati membri rispettino il diritto europeo», e tra questi obblighi c’è la ripresa dei dublinanti da parte dell’Italia. Che non è intenzionata a cedere. Il governo Meloni ha replicato che «non è possibile tornare indietro», almeno non fino a quando il sistema europeo di gestione dell’asilo non cambierà radicalmente. chi bussa alla portaE non c’è solo la Germania a bussare alle porte di Roma. Negli ultimi dieci anni la Francia è riuscita a rimandare in Italia 5.000 dublinanti su 90.000, la Svizzera 6.000 su 45.000, l’Austria 4.000 su 18.000, la Svezia 2.000 su 15.000. Per ora i 18 mesi previsti per rispedire i dublinanti nel Paese di primo approdo sembrano essere stati il primo deterrente. Se scadono, infatti, la responsabilità passa allo Stato in cui il migrante è riuscito a mettere piede, con tutte le conseguenze del caso. Ma a Bruxelles, ed è questo il nodo cruciale, si discute sulla possibilità di raddoppiare questo termine. Una modifica che colpirebbe duramente l’Italia, inchiodandola a un sistema che non perdona.
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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- Ieri l’udienza davanti al tribunale del Riesame. Lo sfogo dell’ex procuratore Venditti: «Mai preso soldi». Sarà la Cassazione a decidere sul conflitto tra Pavia e Brescia.
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2025-10-15
Dimmi La Verità | Daniele Ruvinetti: «Tutti i dettagli inediti dell'accordo di pace a Gaza»
Ecco #DimmiLaVerità del 15 ottobre 2025. Ospite Daniele Ruvinetti. L'argomento di oggi è: "Tutti i dettagli inediti dell'accordo di pace a Gaza".
Ansa
Da una parte le difficoltà dell'Italia che per la terza volta consecutiva si giocherà tutto nei playoff. Dall'altra debutti storici per Capo Verde, Uzbekistan e Giordania grazie all'allargamento a 48 voluto da Gianni Infantino.
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Mentre Lopalco elogia l’operato suo e del governo durante la pandemia, il tribunale di Asti dispone un indennizzo a una donna colpita da mielite trasversa dopo l’anti Covid.