2018-03-24
All’Unar inizia oggi l’era Manconi, il militante gender voluto dal Pd
L'Ufficio antidiscriminazioni, travolto un anno fa dallo scandalo delle orge gay, ha il suo nuovo coordinatore. Delusi i cattolici, che chiedevano al governo uscente una nomina super partes per voltare veramente pagina.Malgrado le camere sciolte e un'attività in amministrazione ordinaria, il governo in questi ultimi due mesi è stato impegnato a mettere a punto le ultime infornate di fedelissimi in posti chiave di ministeri, enti controllati e forze dell'ordine. Nelle scorse settimane sono stati cambiati i vertici di Consob, carabinieri, esercito e Corte dei conti. Mercoledì 21 sono poi arrivate 48 nomine al Cnel.In questo contesto politico è arrivato anche il conferimento all'ex senatore del Pd Luigi Manconi del ruolo di coordinatore dell'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni raziali), un incarico che ufficialmente ha inizio proprio a decorrere da oggi. Paolo Gentiloni ha firmato il decreto di nomina il 2 febbraio scorso, dopo che Manconi era stato escluso dalle liste del Pd per le politiche. Privo di un posto in un collegio o nel listino bloccato, il politico sassarese si è quindi trovato paracadutato alla guida di un prestigioso ufficio governativo, che svolge una funzione cruciale in materia di strategie dell'integrazione in tutti i settori della società, a partire dalle scuole. In questo caso, però, la lottizzazione esercitata dal governo Gentiloni ha aperto l'ennesimo solco con il mondo pro family italiano. La nomina di Manconi è infatti avvenuta in aperto oltraggio a mesi di trattative, condotte con diverse realtà della società civile tra cui il Family day, per individuare una figura autorevole e super partes. Va ricordato che l'agenzia governativa era priva di un vertice da circa un anno, dopo che nel febbraio del 2017 l'allora direttore Francesco Spano si era dimesso a seguito dell'inchiesta giornalistica delle Iene su un bando da 55.000 euro, che era stato aggiudicato da un'associazione per i diritti lgbt, alla quale era associata una catena circoli ricreativi dove, secondo quanto mostrato dai video delle trasmissione di Italia uno, venivano praticate prostituzione maschile e orge. Al centro delle polemiche finirono anche le controverse attività di alcuni locali utilizzati come centri d'ascolto. Per questi motivi, le associazioni familiari si attendevano l'indicazione di un nome capace di rappresentare tutte le sensibilità del vasto corpo sociale italiano. D'altra parte né più e né meno di quello che è letteralmente indicato nell'articolo sette della legge 215 del 2003 istitutiva dell'Unar, in cui viene evidenziato che l'ufficio istituito presso la presidenza del Consiglio ha il compito di svolgere attività di promozione della parità «in modo autonomo e imparziale». Ma il cursus honorum di Manconi è tutt'altro che imparziale, soprattutto per quanto riguarda quelle tematiche che sono più volte rientrare nell'ambito di azione dell'Unar. Le battaglie per i cosiddetti diritti civili hanno caratterizzato tutta la sua carriera politica (fu responsabile di un apposito dipartimento dei Ds). Manconi vanta una lunga militanza in sigle della sinistra, iniziata in gioventù con l'adesione a Lotta continua, e una certa vicinanza al Partito radicale. Nella legislatura che si è appena chiusa è stato uno dei più grandi sostenitori delle adozioni per le coppie dello stesso sesso, tanto da arrivare a minacciare che non avrebbe votato la legge sulle unioni civili senza la stepchild adoption. Si registrano inoltre dichiarazioni in favore di una gestazione per altri (leggi utero in affitto) che rispetti dei parametri etici. Qualcuno potrebbe obiettare che un pedigree progressista non si deve tradurre necessariamente in un coordinamento fazioso dell'agenzia governativa. Un ragionamento che non farebbe una piega se non fosse per il fatto che anche dopo il decreto di nomina del 2 febbraio, Manconi ha continuato esprimere pubblicamente il suo sostegno ai partiti di sinistra e alle istanze lgbt. Per farsene un'idea basta andare sul suo profilo twitter. Il 21 febbraio, twittava una locandina, con tanto di bandiera arcobaleno, su un incontro elettorale ad Ostia sul tema dei diritti civili, con Monica Cirinnà (madrina delle unioni civili) e Tobia Zevi (candidato Pd al collegio del litorale romano); pochi giorni prima, il 12 febbraio, ritwittava invece un post di Più Europa che annunciava il pieno sostegno di Manconi al partito di Emma Bonino, coronato da un suo intervento in occasione della presentazione dei candidati. Sempre in piena campagna elettorale, Manconi non si esime dall'intervenire sulla questione razzismo e firma un articolo sull'Espresso contro quelli che definisce «gli imprenditori della xenofobia». «Leghisti e fascisti, populisti e razzisti hanno saputo fare dell'ansia collettiva degli strati più deboli della popolazione, affaticati da una convivenza comunque difficile, una risorsa elettorale», scrive Manconi sul settimanale. In questi ultimi giorni è invece intervenuto con energia contro il sequestro della nave della Ong spagnola Proactiva open arms.In tempi in cui lo spettro dell'omofobia e del razzismo è agitato contro chiunque si discosti dal pensiero dominante, in molti ambienti c'è quindi il timore concreto che l'Unar possa essere utilizzato come una clava nel dibattito politico. Cosa aspettarsi dunque dalla nuova presidenza? Su questo punto non ha dubbi il leader del Family day, Massimo Gandolfini, che ieri ha chiesto il ritiro della nomina, sostenendo che ormai l'agenzia «non ha più niente a che fare col contrasto alle discriminazioni su base razziale, etnica e religiosa».
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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