2023-10-05
Una sbandata che mette a disagio i cattolici
Raymond Leo Burke (Imagoeconomica)
Lo sconcerto per i cedimenti sulla morale, le tesi sull’accoglienza dei migranti e la trasformazione in dogma dell’ecologismo non riguarda solo le frange conservatrici del clero, bensì i semplici fedeli. Confusi pure dalle divisioni interne all’avvio del Sinodo.Mentre il Papa in piazza San Pietro celebrava l’apertura del Sinodo sul sinodo, dalle sacre stanze veniva pubblicata ufficialmente l’esortazione apostolica Lodate Dio, l’atteso capitolo secondo dell’enciclica green Laudato si’.Francesco nell’omelia ha esortato i padri sinodali a essere una Chiesa che, «fra le onde talvolta agitate del nostro tempo, non si perde d’animo, non cerca scappatoie ideologiche, non si barrica dietro convinzioni acquisite, non cede a soluzioni di comodo, non si lascia dettare l’agenda dal mondo». Ma nello stesso tempo, leggendo le pagine di Lodate Dio, il Papa assume quasi come un dogma uno dei cavalli di battaglia dell’agenda alla moda del mondo: «L’origine umana - “antropica” - del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio», scrive Francesco. E supporta questo assioma con dati, dicendo proprio di voler spiegare il «perché». La fonte utilizzata è quella dall’osservatorio di Mauna Loa nelle Hawaii, che attesterebbe senza dubbio alcuno che «negli ultimi cinquant’anni l’aumento [della concentrazione dei gas serra] nell’atmosfera ha subito una forte accelerazione» e con essa c’è stato l’aumento delle temperature.A chi avesse dubia in materia Francesco risponde, così come ha fatto in questi giorni ai cinque cardinali su alcuni punti di dottrina in vista del sinodo aperto ieri. «Sono costretto a fare queste precisazioni», scrive il Papa, «che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica». Dopo aver sottolineato la necessità di un dialogo aperto al Sinodo, e dopo aver aperto spiragli sulla eucaristia ai divorziati risposati che, in certi casi, non pratichino la castità, Francesco risponde anche ai «negazionisti» del clima. A Borgo Pio c’è chi mormora che «il Papa dogmatizza temi scientifici e relativizza quelli dottrinali», un giudizio forse un po’ tranchant, ma che anche tra le sacre stanze più di qualcuno sussurra a denti stretti. In effetti, la Chiesa ha imparato dal caso Galilei che assumere posizioni scientifiche come irriformabili non è una scelta saggia. Mentre nello sviluppo della dottrina vale certamente il famoso detto di San Vincenzo di Lerino, quando dice che questa è «consolidata dagli anni, ampliata dal tempo, [e] raffinata dall’età», ma la crescita e il cambiamento devono essere in eodem sensu eademque sententia, cioè secondo lo stesso significato e lo stesso giudizio. Cosa che i cardinali «dubbiosi» sottolineano come chiave di volta di tutto lo scontro sinodale.Nella Lodate Dio il Papa attacca il «paradigma tecnocratico» che, scrive, «è alla base dell’attuale processo di degrado ambientale». Mette all’indice «l’intelligenza artificiale e i recenti sviluppi tecnologici [che] si basano sull’idea di un essere umano senza limiti». Bisogna per questo «ripensare il potere» che rischia di finire in mano di pochissimi. L’esempio di rapporto armonioso tra uomo e creato citato dal Papa è quello delle «culture indigene»: con il che egli vagheggia un modello di sviluppo diverso di quello attuale e bacchetta un modello di economia da ripensare. Il potere reale, scrive il Papa, sta attraversando una decadenza etica «mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi». Ci vuole quindi una nuova politica che sappia valorizzare di più il principio di sussidiarietà, una politica capace di mettere al centro l’uomo.Al capitolo finale, il sesto, finalmente si leggono le considerazioni spirituali che però prontamente virano verso alcune buone pratiche di vita ecologica. «Gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato, stanno creando una nuova cultura», chiosa il Papa. «Possiamo affermare che un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine». Un’affermazione che se dal punto di vista scientifico forse potrebbe essere discussa, avrebbe forse meritato qualche precisazione sul significato da dare alle parole «modello occidentale». Occorre poi arrivare all’ultimissimo numero dell’esortazione per leggere che «Lodate Dio è il nome di questa lettera. Perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso». Una frase che spazzerebbe da sola il campo, se non fosse che in questo scenario sinodale, dove lo scontro su questioni di dottrina e di pastorale è accesissimo, messa in fondo a un documento che parla sostanzialmente la lingua della politica ambientale, essa non aiuta a dissipare la confusione dei fedeli semplici. I quali sono sempre meno, come attestano diversi dati statistici, confusi sull’abc della fede e non sulla raccolta differenziata, che pure praticano. Dalle prime reazioni informali, lo sconcerto per il linguaggio, le fonti e i contenuti di questa esortazione per cui Greenpeace e Angelo Bonelli si spellano le mani non è appannaggio di frange vandeane o «ultraconservatrici», ma a livello più diffuso e popolare. In America Latina, la fuoriuscita di cattolici che lasciano verso varie sette è sempre più grande. In Europa la questione dei migranti tocca il cuore e la pelle della gente, ponendo una sfida a tutti, come lo stesso Francesco non manca di rilevare. Una terza guerra mondiale a pezzi è in corso con epicentro in Ucraina, davanti a un ordine globale bipolare ormai crollato. La tecnologia mette le mani fin nell’intimo della vita umana, arrivando a stravolgerla al suo inizio e alla sua fine. In tutto questo a Roma si discute di politica ambientale e al Sinodo se le danno di santa ragione, con un crescente senso di straniamento che il (piccolo) gregge fatica a comprendere.