2019-08-26
A chi fa paura il rosario? Una richiesta di aiuto che portò a vincere la battaglia di Lepanto
La recita delle 50 Ave Maria ha mille anni di storia: Sisto IV la definì un'«arma di luce» contro i pericoli che incombono.Il rosario di Matteo Salvini esibito in più occasioni, il richiamo da lui fatto nell'aula parlamentare al cuore immacolato di Maria (da «invocare finché campo») hanno risvegliato i crociati della purificazione della fede. Dietro al cyberteologo gesuita, padre Antonio Spadaro, che su Twitter ha cannoneggiato per la rieducazione del popolo, è andato tutto un mondo di laici e chierici che si è agitato per ristabilire la giusta laicità. Tra questi dobbiamo inserire anche lo strano caso dell'altro Matteo, il boy scout Renzi, che però deve avere un concetto di laicità a intermittenza: cita il Vangelo per ricordare al suo omonimo che bisogna accogliere il foresto migrante, ma quando era il momento di approvare le unioni civili si esprimeva dicendo che lui «ha giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo». In ogni caso un'autentica laicità comprende anche la libertà religiosa e la manifestazione pubblica della fede. Pur evitando di farne un amuleto, leggendo la storia del rosario bisogna riconoscere che dietro alla corona di preghiere alla Vergine c'è un filo rosso che lega misteriosamente le vicende degli uomini, della chiesa e della storia. Ed è un contesto di battaglia in cui il rosario è «arma lucis», arma di luce «contro i pericoli che incombono sul mondo», come recita la Bolla papale di Sisto IV del 1479, tra i più antichi documenti pontifici sul rosario. Maria è invocata come soccorritrice fin dai primi cristiani, come attesta la preghiera Sub tuum praesidium che risale al quarto secolo. Ausilio dicevamo, aiuto, protezione: sono queste le richieste che il popolo rivolge alla Madre di Dio, lei che è «torre inespugnabile» porti «aiuto e vittoria».L'impulso domenicanoÈ all'inizio del secondo millennio che nasce il Salterio mariano che poi diventerà il rosario, si trattava di una pratica suggerita inizialmente ai monaci illetterati per sostituire i 150 salmi con altrettanti Pater e Ave. La diffusione di questa pratica devozionale avviene poi soprattutto grazie all'ordine di frati fondato da San Domenico di Guzman (1170-1221), i domenicani, che svilupperanno la pia pratica sempre nel contesto di «auxilium» o «arma della fede». Via via nel tempo si aggiungerà la seconda parte dell'Ave (quella che inizia con «Santa Maria…»), la recita del Gloria al termine della decina e poi i cosiddetti misteri da meditare che rievocano episodi evangelici fondamentali. Fu il papa della battaglia di Lepanto, San Pio V, a stabilire una prima forma stabile del rosario nel 1569; due anni dopo lo stesso pontefice chiese al popolo cristiano di pregare con il rosario per chiedere la liberazione dalla minaccia turco-ottomana. La flotta cristiana vinse il 7 ottobre 1579: tale vittoria, scrisse due mesi dopo San Pio V, «a noi procurata da Dio», mai deve «cadere in dimenticanza». Nonostante tutte le incrostazioni di modernità che sono piovute fuori e dentro la Chiesa, resta quel dato storico di come il popolo di Dio ottenne salvezza «fisica» attraverso la Vergine invocata con il rosario, un fatto che la Chiesa stessa ha in qualche modo ratificato proprio istituendo la festa della Madonna del rosario il 7 ottobre.La storia successiva della Chiesa ha sempre riconosciuto questa «arma della fede», come scrisse papa Pio IX nel 1869, a pochi giorni dall'apertura del Concilio vaticano I: «i fedeli» attraverso la recita quotidiana del rosario «conseguiranno più facilmente l'intento di annientare tanti mostruosi errori ovunque insorgenti». Il riferimento è anche alle eresie. Il famoso esorcista padre Gabriele Amorth ha rivelato che, in occasione di un esorcismo nei confronti di una persona posseduta, Satana gli disse: «Ogni Ave Maria del rosario è per me una mazzata in testa; se i cristiani conoscessero la potenza del rosario, per me sarebbe finita!».«Annientare gli errori»La storia della Chiesa negli ultimi due secoli è piena di apparizioni mariane, ancora segno di promessa di aiuto della Madre, attraverso la preghiera e la conversione di fronte agli orrori e terrori del mondo. La medaglia miracolosa nelle apparizioni di Rue du Bac a Parigi nel 1830, poi La Salette nel 1846, Lourdes nel 1858 e quindi Fatima nel 1917, dove la Vergine si presenta come «la Madonna del rosario» venuta per aiutare il mondo a liberarsi da certi errori e dalle guerre. Proprio nel caso di Fatima la Vergine chiedeva una consacrazione pubblica della Russia al suo cuore immacolato per convertirla ed evitare che i suoi errori fossero sparsi nel mondo. Consacrazione pubblica, appunto, non un fatto intimistico e personale.Quindi ancora questo ruolo duplice di salvezza di ogni uomo e delle nazioni che passa attraverso la preghiera e la penitenza, tenendo in mano e nel cuore l'arma della corona del rosario. La nouvelle vague teologica ha sempre guardato tutto ciò non solo con prudenza, ma con malcelato fastidio, spesso mascherato da intenti nobili di purificazione della fede del popolo. Questa non è la sede per entrare in questioni sottili, ma di certo possiamo affermare che un cattolicesimo senza devozioni e senza l'ausilio mariano non può darsi e tende a desacralizzarsi, inaridirsi, relativizzarsi.Il rosario è nato militante per la Chiesa militante, a chiunque voglia utilizzare questa «arma della fede» è richiesta sincerità di cuore e il desiderio di imitare la Madonna per arrivare al Salvatore. Attraverso questa strada, disse la Vergine a Fatima, alla fine «il mio cuore immacolato trionferà».
Carlotta Vagnoli (Getty Images)