
Ispirati da un'idea del dissidente Vladimir Bukovskij, decine di intellettuali chiedono una seria condanna dell'ideologia rossa e di chi ancora oggi la propaganda. In Italia però si parla soltanto del «pericolo nero».Nel 1963, quando aveva poco più di vent'anni (era nato nel 1942), lo scrittore russo Vladimir Bukovskij fu arrestato dalle autorità sovietiche con l'accusa di aver letto in pubblico poesie proibite. Da allora fino al 1976, l'anno in cui fu cacciato dall'Urss, egli compì un viaggio nel terrore che pareva interminabile: la prigione prima, il manicomio criminale poi. La condanna che il regime comunista infliggeva a chi osava combatterlo con le armi del pensiero. Per spezzare quell'arma non c'era modo più efficace dell'internamento, così che alla reclusione del corpo facesse seguito quella - anche più dolorosa - della mente. Bukovskij, fortunatamente sopravvissuto all'inferno - per il resto dell'esistenza ha continuato a testimoniare il dramma che portava tatuato sull'anima. Ha osteggiato la ferocia ideologica del socialismo reale con le parole e con la penna, fino alla morte sopraggiunta il 27 ottobre scorso. Oltre alle opere che ha lasciato, la sua eredità si compone pure di un'idea che egli partorì negli anni Duemila e che non è riuscito a realizzare. Oggi il suo testimone è stato raccolto dal suo amico e sodale Renato Cristin, stimato studioso italiano che i lettori della Verità conoscono bene, e da numerosi intellettuali provenienti da tutto il mondo. Costoro stanno portando avanti una battaglia per far sì che diventi realtà il progetto di Bukovskij, ovvero quello di realizzare una «Norimberga del comunismo». il manifesto Nel manifesto che presenta l'iniziativa se ne spiega chiaramente l'intento. «Il processo di Norimberga del 1945-46 ha esaminato e condannato i crimini del nazionalsocialismo e i loro responsabili, arrivando a una definitiva sentenza giuridica, morale e politica di quel totalitarismo», si legge. «Oggi, dopo le catastrofiche esperienze del cosiddetto “socialismo reale", ma anche di tutte le dittature che in varia forma si sono richiamate e tutt'ora si richiamano all'ideologia comunista, gli eventi storici esigono un giudizio altrettanto definitivo, non solo storico bensì anche politico e morale sugli esiti teorici e pratici di questa ideologia, sui suoi crimini, sulle sue colpe nei confronti dell'umanità».Questo giudizio viene chiesto a gran voce da intellettuali del calibro di Richard Millet, Daniel Pipes, Pierre-André Taguieff, Richard Perle, Stéphane Courtois (l'autore del Libro nero del comunismo) e decine di altri (tra cui gli italiani Stefano Zecchi, Marcello Pera, Francesco Alberoni...). Costoro sono convinti che «il comunismo non è finito insieme con il muro. Chiunque può constatare», si legge nell'appello, «che nel mondo questa ideologia è ancora attiva, in forma statale e partitica, politica e culturale. Perciò è necessario realizzare una Norimberga del comunismo, un processo globale che verifichi i crimini concreti di quella ideologia, ne stabilisca le responsabilità politiche e istituzionali, ne sancisca la degenerazione morale e ne sveli non solo l'incompatibilità con le società libere, ma anche l'intrinseca inumanità». Intendiamoci: gli studiosi, i giornalisti, gli scrittori e i pensatori che condividono l'idea di Bukovskij non stanno proponendo una operazione di superficiale condanna, vanno molto oltre le risoluzioni del Parlamento europeo che si limitano a mettere sullo stesso piano nazismo e comunismo. No, essi chiedono che per la prima volta si prenda sul serio il potenziale distruttivo dell'ideologia rossa. Soprattutto - e qui sta la grande novità - sostengono che tale ideologia non sia affatto morta e sepolta. Non solo perché esistono regimi come quello cinese o quello nordcoreano, ma anche perché sono attivi, anche nel nostro Paese, numerosi movimenti antagonisti che fanno riferimento al comunismo e alle sue peggiori degenerazioni. custodire la memoria «Il nostro obiettivo è un processo internazionale che trovi il sostegno di governi e di istituzioni, dei partiti politici anti comunisti e dei loro gruppi nei Parlamenti di tutte le nazioni libere, degli studiosi e degli specialisti», scrivono i promotori della Norimberga rossa. Auspicano «un processo che veda lavorare insieme le organizzazioni che custodiscono la memoria di quei crimini e che monitorano quelli attuali, i media anti comunisti e tutti i media autenticamente liberali e conservatori, gli intellettuali e tutte le persone che vogliono difendere il mondo libero». Di questi tempi si fa un gran parlare del pericolo costituito dalla «destra estrema». È stata appena costituita la commissione Segre che ha come scopo quello di monitorare e segnalare chiunque sia in odore di sovranismo o nazionalismo. Nella mozione che ha istituito quella commissione, ovviamente, non si fa il minimo cenno alla carica liberticida degli estremisti rossi. Sembra che la democrazia sia minacciata soltanto da quanti sono orientati a destra. Bene, se davvero il nostro Paese è pieno di politici progressisti che hanno a cuore la libertà e le istituzioni democratiche, anche loro dovrebbero sottoscrivere l'appello che Renato Cristin e tutti gli altri hanno deciso di promuovere. Ovviamente non lo faranno, perché dalle nostre parti (e nella gran parte degli Stati europei) vige ancora il pregiudizio secondo cui il comunismo è stato, alla fine dei conti, una buona idea realizzata male. Invece si è trattato di una ideologia disumana e disumanizzante, che ha prodotto orrori spaventosi, e sarebbe ora di riconoscerlo. L'appello degli intellettuali verrà presentato al Senato il 7 novembre. Saranno presenti al tavolo dei relatori, tra gli altri, esponenti di Lega e Fratelli d'Italia. Per ora mancano rappresentanti di Forza Italia, nonostante Antonio Tajani abbia sottoscritto il manifesto e nonostante Silvio Berlusconi, già nel 2005, sia stato il principale promotore della legge che ha istituito la Giornata della libertà (il 9 novembre, anniversario della caduta del muro di Berlino). Sarebbe una bella occasione per vedere la destra italiana, più o meno moderata, riunita per un nobile scopo. Quanto alla sinistra, già sappiamo che non prenderà minimamente in considerazione l'iniziativa. Agli amici progressisti interessa soltanto parlare del «pericolo nero», il solito spauracchio da agitare nel tentativo di recuperare qualche voto.
(IStock)
C’è preoccupazione per la presenza di alimenti ultraprocessati nelle mense. Il presidente Prandini: «Il comparto vale 707 miliardi, quanto 20 manovre». Federico Vecchioni (BF): «Una massa di risorse private ha identificato il mondo agricolo come opportunità».
Francesca Albanese (Ansa)
La rappresentante Onu ha umiliato il sindaco di Reggio, solo perché lui aveva rivolto un pensiero anche ai rapiti israeliani. La giunta non ha fatto una piega, mentre è scattata contro il ministro sul caso Auschwitz «rispolverando» anche la Segre.
(Ansa)
Il premier congela la riforma fino alle prossime presidenziali, ma i conti pubblici richiedono altri sacrifici. Possibile tassa sui grandi patrimoni. Il Rassemblement national: «Progetto di bilancio da macelleria fiscale».
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
- Alla base della decisione, la mancata condivisione di alcune strategie difensive ma soprattutto l’esuberanza mediatica del legale, che nelle ultime settimane aveva parlato a ruota libera su Garlasco. Lui: «Sono sorpreso».
- Ieri l’udienza davanti al tribunale del Riesame. Lo sfogo dell’ex procuratore Venditti: «Mai preso soldi». Sarà la Cassazione a decidere sul conflitto tra Pavia e Brescia.