2025-09-01
Un polo tecnologico a guida americana. Il progetto di Trump per la nuova Gaza
Netanyahu medita di annettere una parte della Cisgiordania in risposta al riconoscimento occidentale della Palestina.Le Forze di Difesa israeliane (Idf) e lo Shin Bet (Isa) hanno confermato l’eliminazione del portavoce militare di Hamas, noto come Abu Obaida. «Sabato, le Idf e l’Isa hanno eliminato Hudahaifa Kahlout, detto Abu Obaida, che dirigeva l’apparato di propaganda e le operazioni di terrore psicologico dell’ala militare di Hamas», si legge in una dichiarazione congiunta. Secondo l’intelligence israeliana Obaida era uno degli ultimi comandanti di alto rango rimasti attivi nell’ala armata del movimento. Per oltre un decennio ha coordinato la strategia di comunicazione di Hamas, supervisionando la propaganda interna e le campagne mediatiche rivolte al pubblico palestinese e internazionale. Le Idf lo hanno descritto come «il volto pubblico dell’organizzazione», responsabile della diffusione di filmati delle atrocità del 7 ottobre e dei video con i civili e i soldati israeliani rapiti. Il ministro della Difesa israeliano ha commentato su X: «Il portavoce del terrorismo di Hamas, Abu Obaida, è stato eliminato a Gaza e mandato a incontrare tutti coloro che sono stati ostacolati dall’asse del male in Iran, Gaza, Libano e Yemen, nelle profondità dell’inferno». Domenica, il capo di Stato maggiore delle Idf, Eyal Zamir, ha preso parte a una valutazione della situazione presso il Comando settentrionale, affrontando il tema dell’eliminazione di Abu Obaida e delineando i prossimi passi. «Le Idf stanno operando in modo offensivo, con iniziativa e superiorità operativa, in tutti gli ambiti e in ogni momento», ha dichiarato. «Nella Striscia di Gaza abbiamo colpito uno dei leader più importanti di Hamas, dopo che la maggior parte della leadership era già stata eliminata. Le nostre azioni non sono ancora terminate: i capi rimasti sono all’estero e raggiungeremo anche loro. Questo passo si aggiunge a una serie di importanti attacchi delle Idf in Yemen, Libano, Siria e in altri ambiti». Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione del Gabinetto di sicurezza. Lo riferisce il Times of Israel, citando fonti dell’ufficio di uno dei ministri partecipanti. Ieri il Consiglio dei ministri si è riunito in una località protetta e tenuta riservata, mentre la nuova sessione del Gabinetto di sicurezza - secondo quanto riportato dallo stesso quotidiano - si è tenuta al Kirya di Tel Aviv, quartier generale del ministero della Difesa. Il governo israeliano starebbe considerando con attenzione l’ipotesi di annettere alcune aree della Cisgiordania occupata come risposta all’imminente riconoscimento dello Stato palestinese da parte di vari Paesi occidentali. A riportarlo è Axios che cita tre fonti tra funzionari israeliani, statunitensi ed europei. Mentre Israele celebra un successo operativo, negli Stati Uniti emergono indiscrezioni su un progetto postbellico che potrebbe ridefinire il futuro della Striscia. Secondo il Washington Post, una bozza di 38 pagine circolata nell’amministrazione Trump prospetta una tutela americana su Gaza per almeno dieci anni. Il piano, denominato «Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust» (Great Trust), prevede il trasferimento temporaneo della popolazione durante la ricostruzione e la trasformazione dell’enclave in un polo turistico e manifatturiero ad alta tecnologia, con città intelligenti e mega-progetti infrastrutturali. Ai residenti che accettassero di lasciare Gaza verrebbero offerti 5.000 dollari in contanti, quattro anni di affitto pagato e un anno di cibo. I proprietari di terreni riceverebbero token digitali riscattabili per nuovi alloggi o come supporto al reinsediamento. Il documento propone la creazione del Great Trust, fondo pubblico-privato con un capitale iniziale di 100 miliardi di dollari da moltiplicare per quattro in dieci anni. Il piano prevede infrastrutture imponenti come porto, aeroporto, impianti di desalinizzazione, centrali solari nel Sinai egiziano e la costruzione di sei-otto città verticali. La costa di Gaza verrebbe trasformata nella «Gaza Trump Riviera». Secondo le stime il trasferimento della popolazione comporterebbe un risparmio di 23.000 dollari a persona rispetto al mantenimento in aree protette. La proposta è stata discussa da Trump alla Casa Bianca con il segretario di Stato Marco Rubio, l’inviato Steve Witkoff, Jared Kushner e l’ex premier britannico Tony Blair. Il testo non contempla la nascita di uno Stato palestinese, ma parla di un «sistema politico riformato e deradicalizzato», in continuità con gli Accordi di Abramo. Israele avrebbe un ruolo iniziale nella supervisione della sicurezza, mentre la gestione interna verrebbe affidata a contractor privati e a cittadini di Paesi terzi. Sul piano regionale, Arabia Saudita ed Emirati Arabi non hanno dato sostegno, preferendo la proposta egiziana di uno Stato palestinese indipendente. Diversi esperti mettono in guardia: il trasferimento forzato potrebbe configurare violazioni del diritto internazionale. Al momento, l’amministrazione Trump non ha chiarito se il progetto rappresenti la linea ufficiale, anche se fonti vicine parlano di una visione coerente con l’idea di una «riviera del Medio Oriente».
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