2025-10-16
Agnelli: lascio a mio figlio il 25%. E il giorno dopo Edoardo muore
Edoardo Agnelli con il padre Gianni (Ansa)
Ecco le bozze notarili del 14 novembre 2000 che disponevano le volontà di Gianni di affidare un quarto della cassaforte di famiglia al primogenito. Passano 24 ore e accade la tragedia del viadotto di Fossano.Ai link qui sotto è possibile scaricare e consultare i documenti integrali.1 Bozza Atto di Donazione quote Dicembre da Gianni a Edoardo.pdf2 Bozza Atto di Donazione quote Dicembre da Marella a John.pdf3 Bozza Modifica patti sociali Dicembre a seguito donazione a Edoardo.pdf4 Bozza Modifica patti sociali Dicembre a seguito donazione e socio.pdfPer i legali dei fratelli Elkann, John, Lapo e Ginevra, si tratta di «di documenti processuali che non hanno alcun valore giuridico e che sono stati considerati del tutto irrilevanti anche nello stesso procedimento nel quale sono stati raccolti», che vengono usati «con l’unico scopo di suscitare sensazionalismo nell’opinione pubblica». Ma i nuovi documenti spuntati ieri dall’infinita querelle legale per la successione dell’avvocato Gianni Agnelli svelano una coincidenza raggelante. Parliamo della bozza di un atto notarile, che sul frontespizio riporta un timbro con la data del 14 novembre 2000, con la quale l’Avvocato disponeva la donazione della nuda proprietà della propria partecipazione nella Dicembre, la cassaforte della famiglia Agnelli, pari a circa il 25%, al figlio Edoardo, riservando a sé l’usufrutto.Un atto (la cui sottoscrizione, leggendo il testo, era prevista per il 2001) che avrebbe quindi portato il figlio di Agnelli, al pari di quanto già disposto in passato a favore della moglie Marella Caracciolo, della figlia Margherita Agnelli, e del nipote John Elkann, sul ponte di comando della cassaforte che controlla tutte le società di quella che allora era la galassia Fiat. Lo stesso giorno era stata predisposta anche una bozza dell’accordo di modifica dei patti parasociali della Dicembre, per adeguarli all’entrata nella compagine di Edoardo Agnelli. Ma gli atti predisposti dal notaio non andranno mai oltre lo stato di bozze. A rendere impossibile il passaggio di quote sarà la tragica morte di Edoardo, avvenuta la mattina il 15 novembre 2000, neanche 24 ore dopo la predisposizione degli atti. Quel giorno infatti, il corpo dell’erede maschio dell’Avvocato fu rinvenuto ai piedi del viadotto Generale Franco Romano dell’autostrada Torino-Savona. Un addetto al traffico del gestore dell’infrastruttura, la Ats, aveva lanciato l’allarme dopo aver notato la Fiat Croma di colore grigio metallizzato di Edoardo Agnelli parcheggiata sul viadotto, con gli sportelli chiusi, il motore acceso, ma con le sicure aperte. Apparentemente una sosta per un guasto, ma senza il guidatore. L’impiegato della Ats aveva quindi provato a recarsi alla prima area di servizio, per verificare se il guidatore della Croma fosse in qualche modo arrivato lì per chiedere assistenza. Invano. Tornato indietro, si era sporto dal viadotto, scorgendo sul greto del fiume Stura quello che poi si saprà essere il corpo di Edoardo Agnelli. Un volo di ottanta metri che non poteva lasciare scampo. La morte del figlio maschio dell’Avvocato fu archiviata dagli inquirenti come suicidio, ma negli anni numerose inchieste giornalistiche hanno messo in dubbio questa versione. A partire dal fatto che Edoardo, che viveva da solo in una villa di Revigliasco, nel Torinese, era seguito 24 ore su 24 da una scorta. Che però non erano con lui la mattina del 15 novembre. Non era mancata nemmeno la teoria del complotto su base religiosa. Nel 2005 la tv iraniana aveva trasmesso un documentario sulla morte di Edoardo. Nelle immagini era stato mostrato il luogo della morte, l’insegna della Fiat, e l’intervista di un «hojatoleslam» un sacerdote musulmano che sosteneva il figlio di Gianni Agnelli si fosse convertito all’islam sciita. La tesi del documentario diffuso da Fars, una agenzia di stampa vicina all’allora presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Mahmoud Ahmadinejad, era appunto quella dell’omicidio di matrice religiosa. Secondo il loro teorema Edoardo sarebbe stato eliminato per ordine di ignoti per impedire che l’impero Fiat finisse nelle mani di un convertito musulmano. Una tesi priva di riscontri, e resa ancor più inverosimile dal fatto che Edoardo, che portava sulle spalle un passato difficile segnato anche da problemi di droga, aveva sempre rifiutato di assumere incarichi del gruppo di famiglia. All’interno della quale aveva in sostanza il ruolo del ribelle. Tanto che, alla morte di Giovannino Agnelli, figlio di Umberto e successore designato alla guida del gruppo torinese, l’Avvocato aveva puntato tutto sul nipote John Elkann. Qualcuno aveva anche sollevato dubbi sul fatto che il corpo di Edoardo, nonostante avesse fatto un volo di ottanta metri dopo aver scavalcato un parapetto (in realtà non molto alto, come si può vedere dalla foto in questa pagina), aveva ancora le bretelle allacciate e i mocassini calzati. Altri dubbi erano sorti dalla mancanza di testimoni: possibile che il gesto non avesse attirato l’attenzione degli automobilisti sul trafficato viadotto dell’A6, inaugurato un anno prima dopo il raddoppio atteso da anni, che aveva finalmente messo in sicurezza un’infrastruttura che, per un curioso scherzo del destino, veniva chiamata «l’autostrada della morte»? Tutte ipotesi e illazioni che non hanno però mai messo in discussione la verità giudiziaria, ma che alla luce del nuovo documento che conferma che l’Avvocato cedere a Edoardo la sua quota della Dicembre, sono quasi certamente destinate a riprendere vita.Sta di fatto che il 24 febbraio 2003 Marella Caracciolo trasferì il 25% delle proprie partecipazioni nella Dicembre in favore di John Elkann, con un atto pressoché identico a quello predisposto per la donazione da parte dell’Avvocato al figlio Edoardo. Il cui dattiloscritto, insieme ad altre carte, è riemerso nel novembre 2024 durante una perquisizione della Guardia di finanza di Torino nello studio dell’avvocato Franzo Grande Stevens, storico consigliere dell’Avvocato. Le carte sono confluite nel fascicolo dell’inchiesta penale sull’eredità Agnelli condotta dai pm torinesi Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti, aperta dopo l’esposto di Margherita Agnelli, unica figlia di Gianni e Marella (nonché madre di John, Lapo e Ginevra Elkann), che contesta la legittimità delle donazioni e delle residenze fiscali utilizzate per spostare parte dell’eredità in Svizzera e nei paradisi fiscali. Tra le carte sequestrate, anche la bozza dell’atto del 24 febbraio 2003 (che sul frontespizio riporta un timbro identico a quello del documento del 2000, con la data del 19 febbraio 2003), firmato dalla vedova dell’Avvocato nello studio del notaio nella convinzione di dare esecuzione alle volontà di Gianni Agnelli, esplicitate nella cosiddetta «lettera di Monaco del 17 luglio 1996», nella quale Gianni Agnelli, poco prima di sottoporsi a un delicato intervento chirurgico a Montecarlo, destinava la propria quota residua di Dicembre al nipote John, dopo che Edoardo aveva rifiutato precedenti donazioni. Un atto che però, secondo la versione di Margherita Agnelli e dei suoi legali, era superato dal testamento olografo dell’Avvocato risalente al 20 gennaio 1998, favorevole al figlio Edoardo, la cui esistenza è però rimasta sconosciuta fino a poco tempo fa.Tanto che, ieri, i legali di Margherita Agnelli sono tornati all’attacco ribadendo come «il documento datato 1998, contenente il testamento autografo dell’Avvocato Agnelli in favore del figlio Edoardo, relativamente alla quota detenuta nella società Dicembre, fosse rimasto completamente ignoto - non solo al pubblico, ma anche alle parti in causa (quantomeno lato Margherita Agnelli) - fino al suo recente rinvenimento». «Prima di ciò», precisano, «le uniche disposizioni di ultima volontà conosciute (e persino pubblicate su siti web) aventi ad oggetto la Dicembre erano quelle di cui alla Lettera di Monaco del 1996, con la quale l’Avvocato Agnelli disponeva in favore del nipote John Elkann». Per i legali della figlia dell’Avvocato il documento del 1998, invece, «attesta l’intervenuta revoca delle disposizioni del 1996, che non esprimevano più la volontà di Gianni Agnelli». Secondo la nota «in sede di apertura e pubblicazione del testamento, tali disposizioni autografe avrebbero dovuto essere rese note a tutte le parti interessate». La versione dei legali dei fratelli Elkann è però diametralmente opposta, tanto che segnalano come «la selettiva diffusione di documenti processuali omette, non a caso, di renderne noti molti altri, da cui si desume che le volontà di Gianni e Marella Agnelli sono state rispettate e adempiute in tutto e per tutto e che Margherita Agnelli ne era perfettamente a conoscenza». Quasi un’accusa esplicita alla controparte di aver diffuso i documenti, che lascia presagire che lo scontro legale tra madre e figli è destinato a salire ancora di livello.
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)
L'ad di Eni Claudio Descalzi (Ansa)