2019-01-02
Un po’ troppe dimenticanze dall’assassino di Megalizzi alle vittime degli immigrati
Il capo dello Stato Sergio Mattarella loda l'animo europeista del reporter Antonio Megalizzi, ma tace il movente islamista del killer. Silenzio sui casi di Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro. Per i cronometristi, siamo al minuto 9.53 secondi del discorso del presidente della Repubblica: «Vorrei rinnovare un pensiero di grande solidarietà ai familiari di Antonio Megalizzi, vittima di un vile attentato terroristico insieme ad altri cittadini europei. Come molti giovani si impegnava per un'Europa con meno confini e più giustizia. Comprendeva che le difficoltà possono essere superate rilanciando il progetto dell'Europa dei diritti, dei cittadini e dei popoli, della convivenza, della lotta all'odio, della pace».Così il capo dello Stato ha ricordato il giovane Antonio, celebrandone le convinzioni europeiste. Mancava solo un «dettaglio», lo scrivo con amara ironia: chi ha ucciso Antonio Megalizzi? Chi ha realizzato il «vile attentato terroristico»? Il presidente Sergio Mattarella non ha trovato il tempo di precisarlo. Sono stati forse terroristi sovranisti? No, non esistono. Terroristi pro Brexit? Non risultano. Terroristi pro Trump? Mai segnalati. Terroristi anti Europa? Inesistenti pure quelli. E allora scriviamolo qui: è stato un attentato islamista, commesso da un terrorista radicalizzato, e religiosamente motivato. L'attentatore Cherif Chekatt (29 anni) era islamico credente e praticante, spinto all'azione omicida dall'odio verso gli occidentali infedeli. Perché non ricordarlo? Perché far finta che il povero Antonio sia stato ucciso per le sue convinzioni pro Ue, quando purtroppo tutto ciò è tragicamente irrilevante? Megalizzi poteva essere (com'era) sinceramente europeista oppure (all'opposto) un euroscettico, un eurocritico, perfino un sovranista. Nessuna di queste opinioni gli avrebbe salvato la vita: era un «infedele occidentale» da eliminare. Servirà a poco continuare a negare, attenuare, smorzare, deviare l'attenzione. L'Isis è stato certamente sconfitto in Siria e Iraq, ma ciò non toglie che alcune migliaia di guerriglieri professionali siano pronti a raggiungere le nostre capitali, moltiplicando il rischio legato ai lupi solitari come Chekatt. Perché far finta che questa guerra non esista?Ma torniamo al capo dello Stato, e al successivo stralcio del suo discorso: «Quest'anno saremo chiamati a rinnovare il Parlamento europeo, l'istituzione che rappresenta nell'Unione i popoli europei, a 40 anni dalla sua prima elezione diretta. È uno dei più grandi esercizi democratici al mondo: più di 400 milioni di cittadini europei si recheranno alle urne. Mi auguro che la campagna elettorale si svolga con serenità e sia l'occasione di un serio confronto sul futuro dell'Europa».Formalmente, nulla da eccepire: nessuno vuole una campagna «non serena» o un confronto «non serio». Ma occorrerà pur rivendicare - per chiunque - un pieno diritto a criticare questa Ue, evitando di farne un dogma, un articolo di fede, una materia da catechismo. Se la Costituzione non è stata cambiata la notte di Capodanno, ogni cittadino e ogni forza politica dovrebbero essere pienamente liberi, se vogliono, di fare campagna per l'uscita dall'Ue e dall'Euro (allo stato, non risulta che nessuna formazione abbia fatto questa scelta), oppure - all'opposto - per difendere lo status quo, oppure ancora - via intermedia - per una severa critica dell'esistente e una profonda rinegoziazione dei trattati. Sono tutte scelte legittime, nessuna delle quali può essere preventivamente criminalizzata o «dolcemente» preclusa. Di più: proprio al Quirinale, garante di tutti i cittadini, spetterebbe il compito di tutelare anche la posizione più lontana, la più estrema, foss'anche quella di un solo cittadino, purché manifestata senza violenza e nel rispetto delle convinzioni altrui. Altrimenti il paradosso diventa surreale. Se questa Europa è qualcosa da cui non si può uscire (criminalizzazione di Brexit), non se ne può avere «di meno» (criminalizzazione dei sovranisti), e perfino negoziarci diventa un'impresa quasi impossibile (criminalizzazione della manovra gialloblù), di che istituzione stiamo parlando? Di un carcere? Di un edificio di cui si è smarrita o si è consapevolmente evitato di costruire la chiave, come disse il grande Milton Friedman? Sarà il caso di chiederselo. Da ultimo, tornando all'immigrazione, una menzione per altre due cittadine italiane non citate dal capo dello Stato: Pamela Mastropietro, violentata, uccisa e - c'è chi teme - perfino oggetto di atti di cannibalismo da parte di una gang nigeriana, e Desirée Mariottini, drogata, stuprata e assassinata da altri nigeriani. Ma forse ricordarlo rischia di scombinare il presepe immigrazionista.