2023-02-25
«Un filo tra Morandi e pedaggi d’oro. Vogliamo la verità sui nostri morti»
I familiari delle vittime del crollo del 2018 adesso sperano nella nuova inchiesta sugli extra profitti rivelata dal nostro giornale: «Una vergogna la privatizzazione delle autostrade. Bisogna scavare nei conti di Aspi».La notizia degli sviluppi dell’inchiesta sui presunti extraprofitti incassati dal gruppo Benetton e dagli altri azionisti di Autostrade per l’Italia per almeno un ventennio, ha ridato speranza a chi nella tragedia del Ponte Morandi ha perso persone care senza un motivo accettabile. L’inchiesta per truffa aggravata ai danni dello Stato e peculato, per ora contro ignoti, è legata ai pedaggi pagati dagli automobilisti come previsto dalla cosiddetta quarta convenzione del 2002 per opere mai realizzate. Le nuove investigazioni dovranno stabilire dove siano finiti quei soldi, se siano stati restituiti al ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili oppure siano stati destinati ad altri scopi, come per esempio il pagamento delle rate dei mutui. Il fascicolo è in mano al pm romano Fabrizio Tucci e la Guardia di finanza sta esaminando le carte acquisite presso il ministero e presso Aspi tra dicembre e gennaio.Di fronte a questo nuovo filone c’è chi ritrova un po’ di fiducia. Come la cinquantasettenne Egle Possetti. A metà luglio di cinque anni fa aveva festeggiato il secondo matrimonio dell’amata sorella Claudia, classe 1970. Il 14 agosto 2018 Claudia era appena rientrata dal viaggio di nozze e stava andando con il marito e i due figli adolescenti al mare. Tutti e quattro finirono inghiottiti nel vuoto. Egle, piemontese di Pinerolo, è la persona che ha subito più lutti nella tragedia genovese: «In ventitré giorni passammo dal loro matrimonio meraviglioso al funerale. Adesso siamo contenti che questo esposto firmato anche dal nostro comitato Ricordo vittime del ponte Morandi stia procedendo. Crediamo che la gestione finanziaria della società sia direttamente correlata alla tragedia». La Possetti, pur con tono composto, usa parole taglienti come l’amigdala: «È come se mi avessero strappato un pezzo di cuore. Perché eravamo una famiglia unita e perché non c’è una ragione, perché non è stato per colpa di un incidente, di un colpo di sonno, qui la causa sono anni di incuria, di incompetenza, di delinquenza. Per questo non ci diamo pace. Le perdite sono senza senso e non si può passare sopra alle responsabilità degli azionisti, che dal punto di vista morale sono altissime. Non sono degli sprovveduti e per questo non potevano non essersi accorti di percepire utili nettamente superiori a quelli di altre società europee impegnate nello stesso settore». La Possetti ripone fiducia nel lavoro della Procura di Roma e, con l’occasione, si lascia andare a un piccolo sfogo: «Tutta la vicenda da parte degli azionisti è stata gestita senza alcun tipo di classe. Ricordiamo che la famiglia Benetton subito dopo la tragedia ha fatto una grigliata. Hanno mostrato grettezza. Il lavoro per l’esposto è stato capillare e spero come cittadina che porti a indagini approfondite. Come famigliari pretendiamo che siano fatte tutte le verifiche del caso. Anche perché dal momento in cui è stata data questa concessione lo Stato ha perso credibilità, fondi e sicurezza per i cittadini. Oserei dire anche dignità. Quella autostradale è stata la privatizzazione più becera, senza controlli e con continui rinnovi. Siamo di fronte a delle vicende più vergognose della nostra Repubblica. Siamo di fronte a uno Stato che ha calato le brache, dal momento della concessione in poi».Anche il comitato Zona arancione Ponte Morandi ha commentato il nostro scoop di ieri: «Vedere che qualcuno abbia preso in mano il lavoro che il nostro pool di legali ha portato avanti per anni, ci rende felici. Rimane l’amaro in bocca perché il nostro quartiere di Certosa (quello su cui passava il ponte, ndr) è rimasto comunque abbandonato dopo il tragico crollo e la maggior parte dei cittadini che si erano costituiti parte civile si sono visti chiudere le porte dal tribunale in sede processuale, tribunale che ha voluto dare una sforbiciata alle parti civili. Sono così rimaste escluse molte persone che dopo il crollo hanno dovuto fare il conto con numerosi problemi».Il nuovo procedimento è stato aperto su impulso di un esposto presentato dagli avvocati Raffaele Caruso, Andrea Ganzer, Andrea Mortara e Ruggiero Cafari Panico, docente esperto di diritto comunitario, i quali ieri ci hanno rilasciato questo commento: «Siamo estremamente soddisfatti del lavoro che sta svolgendo la Procura di Roma nel tentativo di dare risposte alla ricerca di verità dei nostri clienti (comitati e associazioni di settore, ndr). Siamo certi che la ricostruzione dei rapporti economici tra Aspi e il ministero sia utile per comprendere una pagina della nostra storia relativa alla gestione di una concessione che ha purtroppo lasciato un tragico segno nel vissuto del nostro Paese. Alcuni aspetti di tale rapporto, in particolare i piani economici finanziari, sono sempre rimasti segreti. Ci auguriamo sia l’occasione per una chiarezza che è sempre mancata. È un servizio pubblico che deve essere giustamente remunerato, ma che non deve diventare occasione di operazioni finanziarie di cui, sotto diversi profili, i cittadini finiscono per fare le spese».Nel loro esposto hanno acceso anche i riflettori sui rapporti della famiglia Benetton con la politica, a loro dire «totalmente inadeguata» e persino «debole (per non dire succube) nei confronti del gruppo», e sul possibile «ruolo decisivo» svolto da alcuni dirigenti del Mit, oggi Mims.Ricordiamo che le Fiamme gialle sono andate a chiedere documentazione presso la direzione generale per le strade e autostrade, per l’altra sorveglianza sulle strutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali del ministero delle Infrastrutture.E proprio il responsabile di quella direzione, Felice Morisco, è stato citato più volte nelle interrogazioni di Lucio Malan, oggi capogruppo in Senato di Fratelli d’Italia.Per esempio nel maggio del 2022, facendo riferimento ad alcuni articoli della Verità, ha chiesto lumi sul mega ristoro per i mancati incassi da Covid ad Aspi arrivato, a suo giudizio, per un’«iniziativa apparentemente discrezionale» del direttore generale Morisco: «È stato assicurato, attraverso un apposito incremento dei pedaggi, il ristoro integrale della differenza tra gli incassi netti registrati a partire dal marzo 2020 rispetto ai corrispondenti mesi del 2019, l’anno più ricco di sempre in questo settore». Quello delle tariffe autostradali ritoccate sembra un tema ricorrente e per Malan una parte centrale in queste vicende la avrebbe Morisco: «Dal 1997 al 2011 ha svolto presso l’Anas attività di valutazione della fattibilità dei piani finanziari annessi alle convenzioni autostradali» e successivamente avrebbe svolto «mansioni connesse all’attività di vigilanza economica e di regolazione per le società concessionarie autostradali». Un compito di controllore che avrebbe mantenuto sino ai giorni nostri dentro al ministero in qualità di dirigente amministrativo proprio presso la struttura di vigilanza sulle concessioni costituita nel 2012. Per Malan «tale continuità è in evidente contrasto» con la legge anticorruzione del 2012.Il dirigente avrebbe concesso anche l’estensione della concessione dell’autostrada Brescia-Padova fino al 2026 sulla base di un documento considerato dal politico inidoneo e che comunque sarebbe stato reso nullo da due pronunciamenti del Consiglio di Stato e della Cassazione. E anche questo tratto autostradale è finito sotto il controllo di Atlantia e dei Benetton.Infine, nel 2021, il senatore aveva anche chiesto conto della totale cecità del ministero relativamente alla carenza di investimenti nelle manutenzioni sulla rete Aspi e si domandava se la mancata rotazione del solito Morisco avesse a che fare con questa assenza di controlli.Ma se un esposto va avanti, per un altro, preparato dallo stesso Malan insieme con altri due colleghi e sintetizzato in un atto inviato alla Procura di Roma dall’ex presidente della commissione finanze del Senato Luciano D’Alfonso, è stata chiesta l’archiviazione da parte pubblico ministero. L’istanza adesso è al vaglio del Gip, all’esame del quale è arrivata una nuova memoria di D’Alfonso, oggi deputato, che non ha nessuna intenzione di mollare. La vicenda è quella che riguarda la cessione della maggioranza delle azioni di Aspi ai tempi del governo Draghi da Atlantia al fondo Blackstone con il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti.Nel gennaio del 2022 era stato sentito in Procura un alto dirigente del Mit come persona informata dei fatti, ma su questo fascicolo i pm non hanno dato nessuna delega di indagini alla Guardia di finanza, chiedendo l’archiviazione autonomamente. D’Alfonso è battagliero, soprattutto perché ritiene che per quella cessione non ci sia stata una vera gara: «Andrò avanti fino a quando incontrerò un magistrato disposto a distinguere tra verità e verosimiglianza. Si tratta di un fascicolo che ha bisogno di dedizione e di una lettura dei fatti a più livelli per far emergere tutto il disvalore giuridico di questa vicenda. La gara più che una procedura competitiva da libero mercato, è stata una sceneggiata portata avanti con predeterminazione documentabile. Persino il parere dell’avvocatura dello Stato non è stato preso in considerazione».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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