2025-11-13
Pure Lula si scopre fan del fossile
Luiz Inácio Lula da Silva (Ansa)
Dopo aver cavalcato ansie ecologiste e battaglie pro Amazzonia, il ministro verdeoro Marina Silva gela la Cop30: «Abbandonare i combustibili causerebbe un collasso globale».Chissà che pensava Marina Silva mentre percorreva l’autostrada a quattro corsie che taglia in due la foresta amazzonica, che è stata rapata a zero per arrivare a Belém, dove si celebra la liturgia verde e ipocrita della Cop 30. Lei è la paladina dei siringueros, - quelli che estraggono il caucciù dagli alberi della gomma e si contendono la vita con gli anaconda - è quella che se si tocca un albero in Amazzonia s’annuncia il giudizio universale. Ma ha firmato con atti (un nuovo disboscamento della foresta) e soprattutto a parole il fallimento preventivo della Cop 30. Ha dichiarato a O Globo, il massimo quotidiano brasiliano: «Non è possibile abbandonare i combustibili fossili per decreto perché ciò provocherebbe un collasso energetico globale». Da oltre un quarto di secolo la Silva fa la morale ambientale al mondo e Luiz Inácio Lula da Silva l’ha recuperata come ministro per l’Ambiente proprio in vista del vertice mondiale che deve sancire che il Brasile non è al verde, ma pensa al verde. Deve però aver capito che i campesinos nella foresta non ci possono andare con i camioncini a pila, che è impossibile fare elettricità con i pannelli solari in Amazzonia, dove non filtra la luce e che il vento serve agli alberi e non a far girare le pale. Deve avere anche letto il rapporto dell’Aie (l’Agenzia mondiale per l’energia) firmato da Fatih Birol, che certifica: da qui al 2050 del petrolio, del gas e anche del carbone non si potrà fare a meno; il consumo di greggio arriverà a 113 miliardi di barili al giorno da qui a 25 anni. Per portare a Belém, dove si svolge il decadente rito verde - è una delle città più inquinate del Brasile: depurano appena il 2% delle acque e sono sorti disboscando alberghi e condomini e un nuovo porto - i 50.000 delegati che vengono a stracciarsi le vesti per il cambiamento climatico a bordo di jet che sputano CO2 come non ci fosse un domani, hanno costruito la Avenida Liberdade spianando milioni di acri di foresta amazzonica con il beneplacito di Marina Silva e le alte grida degli indios che le danno della Giuda. Perciò questa Cop comincia malissimo: non ci sono né la Cina, né gli Usa, né i Paesi del Golfo, quelli che contano, che inquinano davvero e che però pagano e soprattutto s’è capito che l’allarme verde s’è sfiatato. Al punto che la stessa pasionaria dell’Amazzonia ha ammesso che la rivoluzione green può attendere. E se lo dice lei che se l’è presa con le multinazionali «assassine», predicando che l’impresa privata ha diritto di esistere solo se fa l’interesse pubblico, siamo al capolinea. Ai gretini - i seguaci di Greta Thunberg che da quando s’è fidanzata misura la sua febbre d’amore e non quella del pianeta e pensa più alla Palestina e alla propria visibilità che ai drammi climatici - gli manca l’aria. Per eccesso di CO2 sia chiaro, gas senza il quale la foresta amazzonica, per dirne una, non sopravviverebbe. Per sapere come va il mondo il rapporto Aie mette in guardia su una cosa: la Cina ha ormai il monopolio delle terre rare e detiene l’esclusiva sulla raffinazione di 19 su 20 minerali indispensabili per le energie alternative di cui ha il 70% del mercato. Così, giusto per dirlo a Ursula von der Leyen, che insiste con il Green deal e ha distrutto l’industria europea inseguendo l’ideologia gretina. Sempre dal rapporto Aie si ricava infatti che l’Intelligenza artificiale (su cui sono stati investiti solo quest’anno 580 miliardi) fa raddoppiare il bisogno di energia per cui delle due l’una: o ci si consegna alla Cina oppure si ricorre a petrolio e gas (soprattutto quello liquefatto, che è un monopolio di Usa e Qatar e poi ci si chiede perché a Doha vanno d’accordo con Donald Trump), altrimenti il mondo si ferma. Un mondo che per la transizione verde ha triplicato i finanziamenti negli ultimi dieci anni, arrivati a 6.300 miliardi di dollari. A Belém la Cop 30 s’avvia al fallimento, ma i profeti green hanno la pancia piena. Del resto è saggezza di popolo - che manca agli ultrà verdi - quella secondo cui i conventi sono poveri e i frati ricchi!
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Piero Amara (Imagoeconomica)