La multinazionale ferma il sito di Torino per tutto il mese di maggio: mancano gli ordini a causa dell’assenza dei sussidi promessi. I sindacati: le agevolazioni sull’elettrico servono a poco, mancano strategia e modelli.Stellantis sta «ricattando» il governo. Quello che fino a ieri poteva considerarsi un sospetto assai fondato, poche ore fa ha assunto i crismi dell’ufficialità. Proprio alla vigilia delle festa della Liberazione e di quella dei lavoratori, infatti, la multinazionale dell’auto che ha spostato da tempo il cuore a Parigi ha pensato bene di dare l’ennesimo ferale annuncio ai sindacati: per tutto il mese di maggio verrà sospesa la produzione alle Carrozzerie di Mirafiori. La novità, rispetto alle altre comunicazioni, è che questa volta l’azienda ha voluto motivare la sua decisione usando lo strumento sempre più frequente delle agenzie che riportano una non meglio precisata «fonte aziendale». «La sospensione di maggio», si legge infatti, «è legata all’assenza di ordini per le vetture elettriche a causa del perdurare dell’assenza degli incentivi in vari mercati europei e in particolare in Italia, dove sono stati annunciati da mesi, ma non sono ancora entrati in vigore». Più chiari di così. È l’ennesimo colpo basso che l’azienda tira al mercato e al governo italiano. Va ricordato, infatti, che da mesi l’ad Carlos Tavares chiede al ministro delle Imprese Adolfo Urso sussidi per spingere l’asfittico mercato dell’elettrico e da mesi il governo replica che gli incentivi ci saranno ma Stellantis deve mantenere gli impegni sulla produzione, fino a oggi disattesi. Non solo. Perché mentre il manager portoghese che nel 2023 ha portato a casa una remunerazione da 36,5 milioni di euro (comprensiva di bonus) faceva capire che più i giorni passavano e più i rischi per l’occupazione aumentavano, più il Mimit (il ministero di Urso appunto) intensificava i contatti con case cinesi e non solo (si pensi a Tesla) per portare una secondo produttore d’auto in Italia. Quello di ieri può considerarsi la tappa più triste di una trattativa che comunque è destinata ad andare avanti. Triste perché lo stillicidio su Torino va avanti da mesi, e con il senno di poi può considerarsi un vero e proprio giochino al rialzo per vedere la reazione dell’esecutivo di fronte agli annunci che si sono succeduti negli ultimi mesi. Ricapitoliamo. Da gennaio a Mirafiori ci sono state 11 settimane di cassa integrazione e la riduzione dei turni nel primo trimestre, quindi la comunicazione di altre due settimane di cassa tra aprile e maggio, poi quello dei contratti di solidarietà sulla linea della 500e (che impiega poco meno di 1.000 lavoratori) fino al 6 agosto, che fa il paio con la solidarietà dei circa 1.250 addetti della Maserati che durerà fino a dicembre. Dulcis in fundo, l’ufficializzazione, arrivata poche ore fa, della chiusura de facto del sito per tutto il mese di maggio. Un gioco a sfiancare l’avversario che ha per adesso un’unica vittima sicura: i lavoratori. «Il problema è strutturale», spiega alla Verità il segretario della Fim Torino Rocco Cutrì, «al di là dell’attesa spasmodica sugli incentivi occorre parlare delle scelte sulle produzioni, anche perché 950 milioni di incentivi a pioggia su tutte le case non sarà la cura al nostro male. L’azienda deve rompere gli indugi e dire cosa vuol fare negli stabilimenti italiani, in primis a Torino. Noi abbiamo chiesto con insistenza un modello di largo consumo e piccole dimensioni, una delle soluzioni possibili sarebbe quella di poter assemblare a Mirafiori la 500 ibrida destinata a trasferirsi da Tychy in Polonia all’Algeria. Potrebbe affiancare la 500 elettrica e con una produzione di 150.000 vetture all’anno rappresenterebbe una risposta importante alle attuali difficoltà, anche se non la soluzione di tutti i mali». E qui veniamo al punto strategico. Cosa intende fare Stellantis dell’Italia? Il nuovo polo della produzione elettrica? Innanzitutto va ricordato, a proposito di incentivi, che le Maserati non possono ricevere i sussidi, che sono rivolti per legge ai segmenti popolari. E poi che la 500e ha da sempre un appeal molto forte all’estero, e scarso invece in Italia: qui lo scorso anno ne sono state vendute appena 2.000 con il sostegno dell’ecobonus.Quindi c’è il mercato. L’elettrico, come è evidente, non tira. Le vendite delle auto a batteria stanno deludendo le aspettative sopratutto da noi, dove a marzo il segmento Bev (Battery Electric Vehicle) ha di poco superato la quota del 3%. Ma anche nel resto del mondo la situazione non brilla. E in generale è tutto il processo della transizione che fa fatica. L’ultimo caso emblematico è quello degli Stati Uniti, dove Stellantis ha iniziato a licenziare. Secondo la rivista specializzata Automotive News, infatti, la multinazionale con il cuore e il cervello in Francia ha lasciato a casa circa 200 dipendenti del sito di pick-up Ram in Michigan. E siamo solo all’inizio. Motivo? Tavares ha più volte evidenziato che il passaggio all’elettrico non sarà indolore, e soprattutto richiede una riduzione dei costi. E così dove si può tagliare - le vendite di pick-up Ram sono diminuite del 15% - si taglia. Insomma Mirafiori è in buona compagnia, ma di certo la cosa non può essere di consolazione.
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