Mentre l’Europa si avvia verso il ritorno dell’austerità, la Germania lancia l’ennesimo pacchetto di sostegni: 28 miliardi in quattro anni per puntellare le imprese ancora in difficoltà. Al solito, Bruxelles lascia fare Berlino senza muovere un dito.
Mentre l’Europa si avvia verso il ritorno dell’austerità, la Germania lancia l’ennesimo pacchetto di sostegni: 28 miliardi in quattro anni per puntellare le imprese ancora in difficoltà. Al solito, Bruxelles lascia fare Berlino senza muovere un dito.La Germania fa un’altra piroetta e decreta un ingente piano di aiuti alle industrie tedesche per sostenerle nell’affrontare gli elevati costi energetici per i prossimi cinque anni. Il piano, che prevede aiuti per 12 miliardi di euro già nel 2024, avrà un ammontare complessivo di 28 miliardi di euro sino al 2028, attraverso un abbassamento al minimo delle tasse sull’energia e altri aiuti. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, nel presentare il pacchetto di aiuti, l’ha definito un’ottima notizia. Non c’è dubbio che lo sia, per le aziende tedesche. Un po’ meno per tutti gli altri.Il governo di Berlino ha discusso molto nei mesi passati in merito a questo provvedimento, e i liberali hanno ottenuto che, in nome dello Schwarze null (cioè del pareggio di bilancio) vi sia una contemporanea riduzione dell’indebitamento.Già lo scorso anno il governo-semaforo guidato da Scholz aveva concesso fiumi di denaro a famiglie e imprese della Germania. Poi quest’estate erano stati annunciati altri 7 miliardi di aiuti alle aziende e un «tetto» ai costi energetici, valido sia per le famiglie che sia le imprese. Evidentemente non basta. Il nuovo piano di aiuti prevede non solo un abbassamento delle tasse sul consumo energetico, ma anche un incremento e una estensione nel tempo degli aiuti specifici a 350 grandi aziende manifatturiere, considerate a rischio di delocalizzazione a causa degli alti costi energetici. Le tensioni sui prezzi del gas del 2022 hanno lasciato una ferita profonda nel tessuto produttivo tedesco, che ancora fa sentire i propri effetti.«Stiamo riducendo radicalmente le tasse sull’elettricità, stabilizzando le tariffe di rete e continuando la compensazione dei prezzi dell’elettricità in modo che le aziende possano far fronte meglio ai costi energetici», ha detto Olaf Scholz.Il ministro dell’Economia Robert Habeck si è detto soddisfatto per «aver trovato un percorso comune con il quale possiamo sostenere la competitività dell’industria, dalle piccole e medie imprese alle grandi aziende».Il piano di aiuti sarebbe stato «contrastato» dai liberali, in particolare dal ministro delle Finanze Christian Lindner, che avrebbe imposto la disciplina di bilancio. «Con questa decisione, ci affidiamo a una soluzione basata sul mercato con tutti i suoi vantaggi», ha affermato Lindner con una certa dose di faccia tosta, considerato che nel provvedimento annunciato del mercato non si vede neppure l’ombra.La Camera dell’industria e del commercio tedesca (Dihk) pur esprimendo soddisfazione, mette le mani avanti e afferma in una nota che «è dubbio che il pacchetto sarà sufficiente a garantire prezzi competitivi dell’elettricità per l’intero comparto».Anche l’Associazione imprenditoriale per le aziende energetiche, minerarie e chimiche, in una nota, si dice non completamente soddisfatta degli aiuti, «poiché le imprese tedesche ad alta intensità energetica sono in profonda crisi».Il che è vero, come confermano i dati sulla produzione industriale fotografati da Destatis, l’istituto statistico nazionale tedesco. A settembre la produzione industriale è calata del 1,4% rispetto ad agosto e del 3,7% rispetto allo stesso mese del 2022. Ma dall’inizio del 2022, la produzione nelle industrie energivore tedesche è diminuita quasi ininterrottamente e si è poi sviluppata in modo assai più debole rispetto all’intero settore. Dal febbraio 2022 al luglio 2023, la produzione nelle industrie ad alta intensità energetica è diminuita del 16,7%. Nello stesso periodo, invece, la produzione industriale totale è diminuita solo del 2,8%. Un chiaro sintomo della difficoltà del settore. A settembre, il calo della produzione degli energivori è stato di 8,5 punti percentuali rispetto allo stesso mese del 2022.La mossa di Berlino avviene nelle more delle discussioni sulla riforma del Patto di stabilità e viene annunciata il giorno dopo la decisione di prolungare sino al 31 marzo 2024 la sospensione del divieto di aiuti di Stato.Ciò che emerge dalla vicenda dei nuovi aiuti di Stato che la Germania concede alle proprie aziende è la sostanziale irrilevanza dell’Unione europea allorché si tratta dell’economia tedesca. L’asimmetria tra chi può permettersi di allargare la borsa, e lo fa, e chi invece deve contrattare alla morte con Bruxelles per ottenere un decimale di deficit in più è grossolanamente evidente.L’ipocrisia della «governance» europea risalta nettamente. Bruxelles è il cortile di casa della Germania, che fa e disfa a proprio piacimento: impone le regole ma pratica le eccezioni, mette limiti ma non li rispetta, detta la linea ma poi scantona. In questo quadro, c’è da chiedersi a cosa servano tante discussioni sulle regole, compresa quella sul nuovo (sic) Patto di stabilità, se poi c’è chi fa come più gli aggrada. Evidentemente, tutti i Paesi dell’Unione sono uguali, ma la Germania è più uguale di tutti.
Taylor Swift (Ansa)
La cantante, che aveva sostenuto la campagna contro Trump, esce con un nuovo album. Critiche dagli utenti che vedono messaggi razzisti anche dove non ci sono.
La Meloni convoca i sindacati sulla manovra. Ma la Cgil è preoccupata per la decisione della Consulta che potrebbe aprire le aziende a Usb, Cobas e Orsa. Intanto Stellantis produce meno di mille auto al giorno.
Iil presidente di Confindustria Energia Guido Brusco
Alla Conferenza annuale della federazione, il presidente Guido Brusco sollecita regole chiare e tempi certi per sbloccare investimenti strategici. Stop alla burocrazia, realismo sulla decarbonizzazione e dialogo con il sindacato.
Visione, investimenti e alleanze per rendere l’energia il motore dello sviluppo italiano. È questo il messaggio lanciato da Confindustria Energia in occasione della Terza Conferenza annuale, svoltasi a Roma l’8 ottobre. Il presidente Guido Brusco ha aperto i lavori sottolineando la complessità del contesto internazionale: «Il sistema energetico italiano ed europeo affronta una fase di straordinaria complessità. L’autonomia strategica non è più un concetto astratto ma una priorità concreta».
La transizione energetica, ha proseguito Brusco, deve essere affrontata con «realismo e coerenza», evitando approcci ideologici che rischiano di danneggiare la competitività industriale. Decarbonizzazione, dunque, ma attraverso strumenti efficaci e con il contributo di tutte le tecnologie disponibili: dal gas all’idrogeno, dai biocarburanti al nucleare di nuova generazione, dalle rinnovabili alla cattura e stoccaggio della CO2.
Uno dei nodi principali resta quello delle autorizzazioni, considerate un vero freno alla competitività. I dati del Servizio Studi della Camera dei Deputati parlano chiaro: nel primo semestre del 2025, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa mille giorni; per ottenere un Provvedimento Autorizzatorio Unico ne servono oltre milleduecento. Tempi incompatibili con la velocità richiesta dalla transizione.
«Non chiediamo scorciatoie — ha precisato Brusco — ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Il Paese deve premiare chi investe in innovazione e sostenibilità, non ostacolarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci».
Per superare la frammentazione normativa, Confindustria Energia propone una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e sociale. Uno strumento che consenta una pianificazione stabile e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica e con il coinvolgimento delle comunità. Una recente ricerca del Censis evidenzia infatti come la dimensione sociale sia cruciale: i cittadini sono disposti a modificare i propri comportamenti, ma servono trasparenza e dialogo.
Altro capitolo centrale è quello delle competenze. «Non ci sarà transizione energetica senza una transizione delle competenze», ha ricordato Brusco, rilanciando la necessità di investire nella formazione e nel rafforzamento della collaborazione tra imprese, università e scuole.
Il presidente ha infine ringraziato il sindacato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore energia e petrolio, definendolo un esempio di confronto «serio, trasparente e orientato al futuro». Un modello, ha concluso, «basato sul dialogo e sulla corresponsabilità, capace di conciliare la valorizzazione del lavoro con la competitività delle imprese».
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(IStock)
Il tribunale di Novara riconosce un risarcimento alla vedova per il mancato commiato, negato a causa delle restrizioni nel 2021.





