2025-02-19
L’Ue rimuove i limiti agli aiuti di Stato. Abbattuto il totem del mercato unico
Teresa Ribera, commissario spagnolo dell'Unione Europea (Ansa)
Pronta la bozza del Clean industrial deal. Concessi sostegni «mirati e proporzionati» per attrarre investimenti privati.Gli aiuti di Stato, usciti dalla porta con i trattati europei, rientrano dalla finestra con il nuovo atto che la Commissione europea sta predisponendo nell’ambito del Clean industrial Dseal. Il nuovo quadro di regole per i sussidi pubblici riguarderà nello specifico le energie rinnovabili, gli accumuli energetici, la decarbonizzazione dei processi industriali e l’industria delle tecnologie verdi. Cioè, il cuore della transizione energetica. Nella bozza che sta circolando si legge che la Commissione vuole accelerare «l’introduzione di tecnologie di fonti di energia rinnovabili e flessibilità, implementare la decarbonizzazione industriale e garantire una capacità produttiva sufficiente di tecnologie pulite». La comunicazione specifica i punti che la Commissione applicherà nel valutare gli aiuti di Stato notificati dagli Stati membri.Il provvedimento poggia sul Clean industrial deal e dovrebbe essere pronto entro il prossimo giugno, mentre il regolamento principale sull’industria sarà presentato la settimana prossima dal commissario spagnolo Teresa Ribera.In sostanza, sarà più facile per i governi far passare gli aiuti di Stato alle aziende che operano nei settori green e a quelle costrette a decarbonizzare i processi industriali, evitando di utilizzare il quadro temporaneo usato sin qui per le emergenze (quello che sospendeva il divieto di aiuti di Stato). In pratica, si rende strutturale la possibilità per i governi di aiutare le imprese secondo due condizioni: una positiva (l’aiuto di Stato deve facilitare lo sviluppo di una attività economica compresa nel raggio d’azione del Clean industrial deal) e una negativa (l’aiuto di Stato non è contrario all’interesse comune e non danneggia il commercio). Sarà sufficiente che le misure stabilite dagli Stati abbiano un effetto di incentivo a investire e che queste siano necessarie, nel senso che in assenza di intervento dello Stato il mercato non sarebbe in grado di operare. Incentivi, sconti fiscali, ammortamenti accelerati e sussidi potrebbero anche essere cumulabili tra loro.Saranno dunque incentivabili senza troppi ostacoli investimenti in fonti rinnovabili, accumuli energetici, biofuel, biogas, biomasse, sistemi di efficienza e di abbattimento delle emissioni, sostituzione di combustibili fossili e tecnologie che hanno a che fare con l’energia verde. Le regole per la concessione di aiuti di Stato saranno semplificate ma, in più, diventerà molto ampio il ventaglio delle soluzioni possibili per gli Stati membri.La Commissione spera di attrarre così investimenti privati, richiamati dalle garanzie statali, dagli sconti fiscali e dai sussidi diretti dei governi alle iniziative industriali. Dovrebbe anche essere creato un apposito strumento per la prestazione di garanzie statali, con il supporto della Banca europea degli investimenti (Bei).Ma non è tutto. Nel testo del provvedimento principale, il Clean industrial deal, di cui circola un’altra bozza, si dice che la Commissione raccomanderà agli Stati membri di prevedere una specifica tassazione agevolata per le attività «pulite». Infine, in altro punto dello stesso documento, si dice anche che le operazioni di fusione e acquisizione di aziende in questi settori saranno soggette a uno scrutinio meno stringente in ottica antitrust.Tutto questo disegna un deciso cambiamento di orientamento rispetto ai trattati europei, oltre che una sconfessione della retorica unionista su diversi fronti. In primis, la Commissione è costretta a prendere atto esplicitamente che senza sussidi pubblici la transizione è come minimo zoppa e non funziona. Non a caso, la nuova disciplina sugli aiuti di sStato è inserita nel capitolo del Clean industrial deal che riguarda i finanziamenti.Poi, è il totem europeo della concorrenza a subire un duro colpo. Il punto 27 del documento contiene l’argomento chiave: «La Commissione deve bilanciare gli effetti negativi sulla concorrenza e sulle condizioni commerciali della misura di aiuto con gli effetti positivi sulle attività economiche sostenute. […] La Commissione presume che gli effetti positivi dell’aiuto pianificato superino gli effetti negativi sulla concorrenza e sulle condizioni commerciali inerenti a qualsiasi misura di aiuto».Si tratta di un grosso ampliamento dell’eccezione al divieto di aiuti di Stato. Secondo i trattati europei possono considerarsi compatibili con il mercato interno gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse. In questo caso, invece, si allarga questa eccezione fino a ricomprendervi non più qualche caso isolato ma interi settori economici.Allo stesso tempo, questo cambiamento certifica che gli Stati che dispongono di spazio fiscale, come la Germania, potranno fare molto in questi settori, sussidiando aziende nazionali, mentre gli Stati già in deficit potranno fare molto poco per l’industria nazionale. A quanto pare, la concorrenza che più interessa a Bruxelles (e a Berlino) resta quella fiscale tra Stati membri. Come del resto sancito dai trattati europei.
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