2022-03-23
Ue pronta alla guerra solo alle «fake news». Contro i nuovi razzi invece siamo inermi
Lo Strategic compass avvia l’esercito europeo, ma solo dal 2025. Per ora Bruxelles può mostrare i muscoli unicamente su Internet.L’Unione europea tende solo a reagire di fronte alle crisi, mai ad agire. E così accade in questi giorni di fronte all’invasione russa e alla guerra in Ucraina. Il consiglio Ue ha pubblicato l’altra sera 47 pagine dedicate al futuro della Difesa comune. In gergo tecnico si chiama Strategic compass e annuncia decisioni di cui in realtà si discute da almeno un decennio. Progetti comuni, esenzione Iva per il comparto impegnato in tali progetti, intelligence congiunta e 5.000 uomini subito dispiegabili in caso di conflitto.Ovviamente la guerra a Kiev sta aprendo gli occhi su molti temi, ma basta leggere il documento per capire che si rifà quasi per intero al testo presentato prima di febbraio. Cioè prima dell’invasione russa. Non a caso la brigata rapida non sarà operative prima del 2025. Nello stesso anno si avvierà uno schema comune per pianificare una capacità militare congiunta che in concreto significa condividere fette dell’industria militare. Ci sono però due passaggi nel testo che si propongono di essere immediatamente operativi, praticamente da giugno. Uno è la modifica dell’articolo 44 del Trattato dell’Unione europea. Per un intervento militare a favore di un Paese Ue o per una missione non sarà più necessario il lungo iter unanime, ma un gruppo di Paesi può decidere autonomamente di intervenire e dispiegare propri soldati. Uno scontro con uno dei Paesi baltici prevede l’intervento Nato. Ma scontri dentro o con la Moldova no, e qui Bruxelles vorrebbe avere le mani libere per intervenire anche senza consenso unanime. Lo stesso vale anche per la guerra cyber o le attività di contrasto ai social media. Nello Strategic compass si prevedono infatti esplicitamente attività di contrasto a ciò che il mainstream definisce fake news. Attenzione, perché nei fatti si tratta di un salto di qualità nella stretta della libertà di Internet per come l’abbiamo conosciuta fino ad ora. Serve a sostenere sicuramente le attività cibernetiche e rendere l’Ue da continente che nel Web si è solo difeso a continente pronto ad attaccare. Attualmente, però, per contrastare la situazione ucraina nel breve termine abbiamo solo hacker e sistemi Web, oltre che la «luce verde» data a qualcuno che vuole tirare la volata, alla faccia del concetto stesso di Difesa comune. Certo, i progetti militari hanno a che fare con spazi temporali che occupano decenni. Il problema è aver trascurato nel passato i rischi concreti della guerra analogica. Putin ha già lanciato due missili ipersonici. Si chiamano Kinzhal, che tradotto in italiano significa «pugnale». La realtà è che nessun Paese Ue sa come si comporti questo missile, né sa quali sensori possono guidarlo o quali armi possa montare. In pratica nessun Paese Ue sarebbe in grado di intercettarlo in anticipo. A meno che i satelliti ci consentano di pizzicare l’aereo che li monta prima che decolli. Insomma, e chiaro che c’è tanto da fare. Ad esempio sul tavolo c’è il progetto di un sistema intercettore chiamato Twister, che vedrebbe in primo piano anche l’industria italiana attraverso Mbda. Sarà pronto fra un decennio. Ovviamente sul tavolo ci sono tanti altri progetti e per Roma è fondamentale capire quali carte giocarsi. Ci sarà il carro comune, probabilmente il Tempest, veicolo di sesta generazione che vedrebbe coinvolti anche gli inglesi. C’è anche l’idea di corvette comuni, mentre attorno all’elicottero ci sono ancora troppe nubi. «Accogliamo con interesse il nuovo documento che mira a incrementare significativamente il budget per la Difesa», ha dichiarato ieri Alessandro Profumo in veste di presidente dell’associazione dell’industria della Difesa Ue, mentre era al salone militare di Doha, in Qatar. Resta però un tema aperto e tutto da affrontare. Quali sono le strategie Ue? Dove vuole andare, soprattutto in Ucraina e più in generale come vuole muoversi nel nuovo ordine globale? La bussola degli investimenti Ue riafferma che il partner strategico e bilaterale restano gli Usa. Si scrive anche nero su bianco che si farà di tutto per riattivare le relazioni con la Gran Bretagna e immaginiamo che il riferimento sia al Tempest. La Cina permane come rivale sistemico, e viene ripresa papale papale la definizione precedente al Covid. Cioè la Cina resta un partner per la cooperazione ma un concorrente economico. Insomma, si andrà avanti a coinvolgere Pechino sui temi dell’ambiente, del Wto, ma a livello regionale niente più accordi. Verrebbe da dire finalmente, visto l’invasività che ha dimostrato in Africa. Infine la Russia, citata ben 19 volte nel documento, viene definita come nemico dell’Europa sia sul fronte Est che su quello Sud, in Libia e nel Sahel. Alla fine poche pagine, per tirare una linea che sembra sempre più simile a un muro di Berlino. Sembra che gli anni di totale indecisione a Bruxelles siano stati sostituiti dal decisionismo spinto. La domanda che dobbiamo farci come italiani è: chi decide? E a chi conviene? Soltanto dopo aver trovato le risposte a queste domande si deve passare la palla ai militari e mai dopo. Attenzione: non lo scriviamo noi che capiamo molto poco di Difesa. Lo dicono molti generali in questi giorni. Lo dicono sottovoce. Ma andrebbero più che mai ascoltati.
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