2025-11-11
«Punito chi critica l’occupazione pro Pal»
Il liceo classico Berchet di Milano. Nel riquadro, il prof Antonino Orlando Lodi (Ansa)
Il prof. Orlando Lodi: «Dopo il presidio al liceo Berchet ho spedito una email agli studenti per spiegare loro la gravità di quel gesto. La preside mi ha sottoposto a un provvedimento disciplinare per aver inviato scritti “non inerenti all’attività didattica”».Il 9 e il 10 ottobre scorsi, un gruppo di studenti pro Pal ha occupato il liceo classico Giovanni Berchet di Milano. Antonino Orlando Lodi, professore di filosofia dell’istituto, ha voluto avviare un dibattito su quanto accaduto. Per farlo, si è avvalso dell’indirizzo di posta istituzionale della scuola per muovere rilievi critici sull’occupazione. Il preside, Clara Atorino, tuttavia, non ha gradito il gesto e il 31 ottobre ha aperto una procedura disciplinare nei confronti del docente, per aver spedito, senza la sua autorizzazione, «comunicazioni non riconducibili a finalità didattiche». Lodi, però, si difende e dice che il suo scritto tratta «il tema della violenza, della congruità dei mezzi ai fini, delle procedure della democrazia, del valore del pluralismo delle informazioni, oggetto di riflessione nel dialogo educativo. Lo abbiamo intervistato, per sentire che cosa avesse da raccontare.Si sente punito per aver tentato di far ragionare gli studenti?«Sostanzialmente sì. Dopo l’occupazione ho cercato di avviare un dibattito con gli studenti per confrontarci su questo evento. Il mio scopo esclusivo è stato quello di dialogare, ma nel contempo mettere in luce che c’erano diversi aspetti problematici in quell’iniziativa».Le vengono contestate comunicazioni non riconducibili a finalità didattiche. Come risponde?«Credo che la mia comunicazione avesse piena finalità educativa. Ho scritto agli studenti del Berchet per discutere un fatto che riguardava direttamente la scuola».Sostiene di aver scritto per promuovere «il pluralismo delle fonti e delle opinioni».«In quei giorni, la voce su quanto riguardava le vicende israelo-palestinesi, la Global Sumud Flotilla e gli attacchi contro la città di Gaza era unica e credo che il pluralismo dell’informazione sia un valore da difendere. Ho voluto stimolare una riflessione critica, come è naturale in una scuola, tentare di far comprendere che si trattava di un’iniziativa con aspetti di violenza, non fondata democraticamente e condotta senza aver interpellato la totalità degli studenti in assemblea. Mi sembrava che andasse contro quelli che sono e devono essere i valori di una scuola libera. Invece è stato deciso tutto da un collettivo studentesco, ossia un organismo di parte».Che tipo di occupazione è stata?«Diversamente da quella del 2023, questa volta è stata più dura. Il primo giorno hanno impedito l’accesso anche agli insegnanti, a muso duro, e hanno mantenuto il picchetto per due giorni. C’è stata la violenza che ha impedito a chi lo desiderava di frequentare».Lei, però, ha ricevuto una lettera di richiamo dalla dirigente. Qual è stata la sua reazione?«Sconcerto, perlopiù. Credo di non essere andato fuori tema: gli argomenti trattati avevano finalità educativa e riguardavano un evento che aveva sospeso l’attività didattica. Inoltre, molte delle cose che ho scritto sono state ribadite anche dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, sul pluralismo e sul corretto svolgimento delle occupazioni».Pare, invece, che un suo collega abbia usato la posta istituzionale per scopi non prettamente accademici.«L’ha utilizzata per informare su alcune attività dei centri sociali che si battevano contro l’occupazione di Gaza. E non mi risulta che il collega sia stato sanzionato. Come dire: se critichi le occupazioni pro Pal ti punisco; se invece usi l’indirizzo email della scuola per informare sulle assemblee dei centri sociali, tutto bene».Come intende difendersi?«Mi sono rivolto a un avvocato specializzato in diritto scolastico. Stiamo preparando una memoria difensiva. L’incontro è fissato per il 21 novembre, ma spero che il dirigente riconsideri la questione nei suoi giusti confini. Penso che ci siano state pressioni da parte di alcuni genitori, studenti e anche insegnanti a cui le mie opinioni hanno dato fastidio».Se il dirigente confermasse il provvedimento, che cosa potrebbe accadere?«La sanzione più lieve è la censura, che è comunque un precedente. Le sanzioni più gravi, come la sospensione dal servizio e dallo stipendio, spettano all’Ufficio scolastico».Gli studenti le hanno risposto?«Ho ricevuto molte risposte. La maggior parte mi ha scritto che avevano fatto bene, convinti di essere nel giusto».Qualcuno le ha espresso solidarietà?«Alcuni studenti mi hanno scritto in privato. Solo uno ha avuto il coraggio di esprimere pubblicamente il suo dissenso, inviando un testo al giornalino della scuola. Ma quel numero è stato ritirato dopo due giorni».Come si spiega tanta intolleranza verso le opinioni diverse?«È un aspetto preoccupante. Forse si è smarrito il senso di rispetto che il dialogo richiede».Eppure i suoi allievi studiano la filosofia: tolleranza, democrazia, dialogo… Non dovrebbero essere parole a loro ignote.«È vero, ma prevale ancora un certo settarismo, una volontà di scimmiottare gli antichi riti, il ruolo del “capetto”. È una sorta di imitazione delle “glorie passate” degli Anni di piombo».
(Ansa)
«Non si mette in discussione, non viene mai ascoltata. Questa supponenza ha portato la sinistra ai margini della vita politica, la totale assenza di umiltà, di mettersi in discussione, che non li fa ascoltare mai e li fa solo parlare tra loro in una stanza». Lo ha detto il premier Giorgia Meloni al comizio del centrodestra a Bari a sostegno del candidato alla presidenza della Puglia Luigi Lobuono, in vista delle Regionali.
Robert W.Malone (Getty Images)