
Il Mali potrebbe essere la prima nazione africana a finire nelle mani dei jihadisti. Il gruppo affiliato ad al Qaeda Jama’at Nusrat al-Islam al-Muslimin (Jnim) da settimane ha intrappolato la capitale Bamako in una morsa, bloccando l’arrivo di carburante e generi di prima necessità. Le colonne di camion che riforniscono la capitale maliana vengono continuamente attaccate e date alle fiamme, nonostante che le FaMa ( Forze armate maliane) scortino i convogli nel tentativo di forzare il blocco, assistiti dagli uomini dell’ex Wagner Group, oggi Afrika Corps, che non sono riusciti ad arginare l’avanzata dei jihadisti.
Da molti anni il Nord è fuori controllo e intere province sono in mano ai ribelli Tuareg e ai due network del terrorismo internazionale, al Qaeda e Stato Islamico, nonostante l’appoggio dei mercenari inviati qui dal Cremlino. Il Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Jnim) nelle settimane scorse ha conquistato due piazzeforti dell’esercito nella regione centrale del Paese, prendendo il controllo della principale strada di collegamento che porta a Bamako. In città vivono quasi 2 milioni e mezzo di persone, ma alcune migliaia stanno arrivando dalle campagne per l’avanzata dei jihadisti.
Assimi Goita, presidente della giunta militare al potere in Mali, ha lanciato un appello alla popolazione a non riversarsi verso la capitale e a tentare di organizzare dei gruppi di autodifesa di città e villaggi. A Bamako la situazione è al limite e diversi testimoni raccontano di risse in strada per accaparrarsi la poca benzina rimasta e tentare di scappare verso il confine della Guinea, l’unico ancora aperto. Il Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Jnim) è arrivato ad avere il controllo di circa il 90% dello Stato africano e l’esercito nazionale ha spostato tutte le sue rimanenti forze a difesa della capitale. Anche il Burkina Faso ha inviato rinforzi all’esercito maliano nell’ambito dell’Alleanza del Sahel, ma la situazione sul campo è quasi disperata.
I mercenari russi dell’Afrika Corps, che hanno sostituito i francesi e sono il maggior alleato della giunta, hanno organizzato un centro di comando nella periferia Nord della capitale e schierato i reparti migliori a difesa della strada dell’aeroporto, in modo da garantirsi una via di fuga sicura. In realtà appare difficile che i jihadisti possano prendere la città di Bamako perché le loro forze sono stimate in meno di 7.000 uomini, ma la tensione resta altissima. L’esercito maliano ha a disposizione 14.000 unità e i mercenari russi oscillano fra i 1.500 ed i 2.000, senza contare i gruppi di volontari. Una forza di oltre 20.0000 uomini che non è stata in grado di arginare l’avanzata di Jama’at Nusrat al-Islam al-Muslimin, che adesso punta a strangolare la capitale per spingere la popolazione a ribellarsi alla giunta militare e a scegliere un governo pronto ad aprirsi ai fondamentalisti islamici. Il progetto rimane quello della creazione di un califfato africano come quello nato fra Siria e Iraq nel 2014, un allarme concreto lanciato anche dal capo della Dgse (Direzione generale per la sicurezza esterna) francese, Nicolas Lerner.
Nei giorni scorsi la giunta militare ha nominato il generale Toumani Koné nuovo capo di stato maggiore dell’esercito per aprire un canale con i terroristi di al Qaeda. Il generale Koné ha una profonda conoscenza dell’ambiente jihadista e in passato ha cercato di trovare un accordo con i miliziani.
Gli Stati Uniti e la Francia hanno consigliato ai loro cittadini di partire subito dal Mali e tutte le ambasciate occidentali hanno ridotto il personale al minimo indispensabile, pronti al crollo di un governo sempre più isolato. Intanto nelle aree già sotto controllo jihadista una giovane tiktoker è stata rapita e pubblicamente giustiziata, accusata di essere una spia governativa.






