2022-06-25
L’Ue crea l’agenzia per l’emergenza perenne
Bruxelles stanzia 30 miliardi per Hera, il neonato ente per contrastare le prossime pandemie (ormai date per sicure). Nasce anche il network Vaccelerate, per sveltire ulteriormente le procedure di approvazione dei futuri vaccini «made in Europe».La prossima pandemia la affronteremo tutti insieme, con le stesse «armi». Produrremo vaccini made in Europe, e le loro procedure di approvazione saranno molto più rapide (sic). Lo ha deciso l’Unione europea, istituendo ieri una nuova agenzia che si occuperà espressamente di emergenze sanitarie, ormai date per sicure secondo le note capacità divinatorie dei capi di Stato e di governo Ue. Talmente sicure che sono già stati stanziati 30 miliardi di euro per affrontarle: manca soltanto l’accordo su quando scatteranno. L’Agenzia che se ne occuperà si chiama Hera (Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie) e ha già in dotazione 6 miliardi di euro, oltre ad altri 24 circa, che saranno stanziati dall’Ue, ossia attraverso il denaro pubblico dei contribuenti europei, entro il 2027. L’istituzione della nuova Agenzia Ue prevede innanzitutto un rafforzamento dei poteri dell’Ema (l’Aifa europea, che decide l’immissione dei farmaci sul mercato) e dell’Ecdc (il Cdc europeo). Nella fattispecie, siccome l’Ue rileva che Ema «non effettua approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione di prodotti nell’Unione europea», sarebbe opportuno concedere all’Agenzia dei medicinali più poteri. Anche l’Ecdc, si legge nella comunicazione della Commissione, «ha un mandato nel settore delle minacce di malattie trasmissibili, ma non ne ha riguardo ad altre minacce per la salute, né in materia di appalti, sviluppo o produzione di contromisure mediche»: un buon motivo per mettere in piedi una prima base di cooperazione attraverso il network Vaccelerate. Nome omen, questo network «accelererà (sic) le procedure di approvazione dei vaccini» per garantire ai trial clinici evidenze scientifiche «tempestive e pertinenti», che assicurino «una rapida immissione in commercio dei medicinali». Il network opererà «per sperimentazioni cliniche multicentriche», con l’obiettivo di «evitare frammentazioni» e garantire «una rapida operatività in caso di una futura emergenza sanitaria pubblica», si legge nel documento. In secondo luogo, sarà rafforzata la «resilienza industriale» dell’Ue, che grazie all’Agenzia Hera potrà affrancarsi dalle «fonti di dipendenza di Paesi terzi» e cominciare a distribuire i suoi vaccini. L’intento, insomma, è replicare il marketing pandemico americano anche in Europa, aumentando in maniera esponenziale la produzione di vaccini e medicinali da somministrare al suo nutrito e appetitoso mercato - 450 milioni di abitanti - ma uniformando le policies. Se in America alcuni Stati hanno potuto derogare dalle indicazioni dell’amministrazione centrale, in Europa non sarà possibile. «Il mercato dei vaccini e dei medicinali si è notevolmente espanso grazie agli investimenti e ai progressi tecnologici guidati dalla pandemia», si legge nella comunicazione della Commissione, «queste iniziative devono essere incoraggiate per promuovere la cooperazione commerciale tra sviluppatori, produttori e fornitori». Una volta realizzati i nuovi medicinali e vaccini made in Europe, bisognerà far sì che ogni Stato membro se ne avvalga: per questo motivo, la proposta di Regolamento del Consiglio Ue (la 2021/577, elaborata già a fine settembre dello scorso anno), ha già individuato la base giuridica attraverso la quale sarà possibile fare in modo che gli Stati membri non si muovano «in maniera scoordinata”» e adottino le future misure di contenimento pandemico in maniera uniforme. Si parte dall’articolo 122 del Trattato Ue, che consente una risposta uniforme e solidale, e dall’articolo 5, che garantisce il rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità. Secondo la proposta del Consiglio, anche il rispetto dei diritti fondamentali sarà garantito dagli articoli 16, 17 e 52 della Carta dei Diritti Fondamentali, ma proprio l’articolo 52 stabilisce che «eventuali limitazioni di tali diritti saranno previste dalla legge». E corroborate inoltre dalla proroga del pass vaccinale (il green pass europeo) fino al 2023, approvata dal Parlamento europeo proprio due giorni fa. «Uniti si vince», hanno declamato i governanti Ue, da Charles Michel a Ursula von der Leyen, annunciando trionfanti l’istituzione di Hera. Resta soltanto da capire quali policies saranno adottate, visto che in Europa sono state molto diverse da Paese a Paese, al netto del triste primato italiano. Se la cosiddetta «armonizzazione» pandemica si uniformerà agli standard italiani, non è una buona notizia. Infatti, se prevarrà la linea italiana, quella che ha individuato nella vaccinazione di massa l’unica risposta, riuscendo comunque a raggiungere una delle proporzioni più alte di decessi per milione al mondo, c’è poco da rallegrarsi.
Rod Dreher (Getty Images)