2024-09-01
La «controinvasione» è già diventata un disastro
Oleksandr Sysrkyi (Getty Images)
Cronache dal fronte: i russi avanzano e rischiano di sfondare. «Potenzialmente potrebbe essere una catastrofe. Anzi la catastrofe che consegna il Donbass a Putin e fa vincere la guerra a Mosca». Come sono lontani gli incipit degli articoli dei giornaloni pubblicati ieri rispetto a quelli che si leggevano all’inizio d’agosto, meno di un mese fa. Allora gli attacchi delle corrispondenze erano pieni di entusiasmo. In qualche caso, come scrivemmo, di tifo. Il generale Oleksandr Sysrkyi, nuovo capo delle forze armate ucraine, che un tempo era stato definito il macellaio per l’assurda e inutile difesa dì Bakhmut, dove l’Ucraina aveva pagato un prezzo in vite umane altissimo, all’improvviso veniva rivalutato e trasformato in eccellente stratega, per aver preparato in totale silenzio la controffensiva nel Kursk. L’armata russa nelle corrispondenze appariva in rotta e i suoi soldati venivano mostrati legati e a testa bassa sul carro dei vincitori. Nessun inviato valutò la decisione di spostare le truppe a Nord, lontano dal fronte dove i russi cercavano di sfondare, per quel che era: una mossa azzardata. Anzi, pericolosa. Di fronte alle notizie delle brigate ucraine che penetravano in territorio russo come un coltello nel burro, i colleghi di alcuni giornaloni hanno trattenuto a stento la gioia. A leggere le loro cronache si capiva che Putin era stato umiliato, che il tavolo veniva rovesciato, perché dopo aver a lungo giocato in difesa, Kiev aveva deciso di cambiare tattica e ora, grazie alle armi occidentali, andava all’attacco. Sembrava meglio di una partita di Champions league con sorpresa sul finale, e una Russia costretta a trattare per veder restituiti i territori occupati.Purtroppo, la storia immaginata dai cronisti non sembra destinata a finire così. Putin non ha abboccato, nel senso che non ha spostato le sue truppe dal Donbass, ma anzi ha approfittato dell’indebolimento del fronte ucraino, con le brigate dirottate nella zona di Kursk, per intensificare gli attacchi. Così la strategia di Sirskyi e Zelensky rischia di rivelarsi suicida. Le truppe di Mosca sono a pochi chilometri dalla conquista di una città decisiva per il transito dei rifornimenti ai soldati. «Se cade l’hub logistico del Donbass, si creerà un effetto domino e un onda d’urto può arrivare fino a Zaporizhzhia, Dnipro addirittura», scrive il Financial Times. Secondo il Corriere, gli analisti indipendenti residenti a Kiev definiscono la situazione «un completo fallimento difensivo». I militari denunciano di essere stati lasciati soli. «Le trincee sono vuote». «Onestamente non ho mai visto nulla del genere. Tutto sta andando in pezzi molto velocemente». E sul sito di un gruppo legato al ministero della Difesa di Kiev il giudizio è ancora più drastico: «C’è il caos totale».Da brillante comandante in capo, capace di sorprendere il nemico con una controffensiva, Oleksandr Syrskyi rischia di tornare quel che era definito prima che Zelensky lo nominasse al vertice delle Forze armate per liberarsi di un generale talmente amato dai suoi uomini che finiva per fargli ombra. E i territori conquistati al confine di Kursk? Per capire perché Putin non sembra preoccuparsene molto è sufficiente dare uno sguardo alla cartina. I 1.200 chilometri invasi dalle truppe di Kiev sono un quadratino rispetto all’area che Mosca con i suoi soldati ha sottratto all’Ucraina. Confrontando i due territori viene il sospetto che la sortita delle brigate mandate all’attacco da Syrskyi e Zelensky non possa in alcun modo ribaltare il corso della guerra. Di certo per ora c’è solo che il presidente ucraino ha rimosso un altro generale: questa volta a cadere è la testa del capo dell’aeronautica, «colpevole» a quanto pare di aver perso il suo miglior pilota, insieme con un F-16 appena donato dagli americani.
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